Di Stefano Consiglio
Da diversi mesi l'attenzione dell'opinione pubblica è puntata sul Medio Oriente a causa della conquista di estese regioni dell'Iraq e della Siria da parte dello Stato Islamico. Nel frattempo la persistente guerra civile siriana e il recente conflitto tra Israele e Palestina, si aggiungono ad un quadro complesso in cui le forze sunnite guidate dall'Arabia Saudita si oppongono all'Iran sciita, il quale negli anni ha finanziato ogni gruppo che potesse opporsi al potere saudita in Medio Oriente, anche forze di orientamento sunnita come Hamas.
In questo contesto, in cui gli equilibri esistenti tra le varie nazioni mediorientali appare quanto mai traballante, è interessante stilare una classifica degli eserciti più potenti esistenti in questa regione. A tal scopo verranno prese in considerazione solamente le forze armate appartenenti agli Stati mediorientali senza considerare le truppe inviate dall'esterno, basti pensare alle forze attualmente dispiegate contro lo Stato Islamico. La potenza di un esercito verrà determinata non soltanto sulla base dell'organico a disposizione ma anche tenendo conto del livello tecnologico e della capacità operativa.
10 Kuwait
Il Kuwait fa parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico, un'organizzazione regionale il cui scopo è quello di garantire una cooperazione principalmente economica tra le sei monarchie che ne fanno parte (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar). Attualmente il Kuwait investe 5,2 miliardi di dollari nello sviluppo delle proprie forze armate, potendo contare su 15.500 soldati operativi, 368 carri armati e 101 aerei. L'aviazione del Kuwait utilizza gli aerei messi a disposizione dagli Stati Uniti, i quali si impegnano anche ad addestrare i reparti di fanteria dell'esercito kuwaitiano. Ciò, ovviamente, in cambio di denaro o di forniture di petrolio, principale risorsa su cui si basa l'economia del Kuwait. Nonostante disponga di un esercito ben equipaggiato e dotato della più recente tecnologia militare, le forze armate kuwaitiane non rappresentano una minaccia per gli altri paesi mediorientali, in particolare per l'Iran principale rivale dell'Arabia Saudita e per esteso di tutti gli Stati membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo. La protezione dagli attacchi esterni è garantita da una stabile alleanza sia con le altre monarchie del Golfo Persico sia con gli Stati Uniti. Basti pensare che dopo l'invasione del paese da parte dell'Iraq durante la prima guerra del Golfo, il Kuwait ha stipulato degli accordi con gli Usa, la Gran Bretagna e la Francia per garantire una presenza stabilire di queste nazioni nel suo territorio.
9 Oman
Anche l'Oman come il Kuwait fa parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico. A differenza di quest'ultimo, tuttavia, l'Oman è uno stato prettamente pacifico in cui non viene combattuto alcun conflitto dalla guerra del Dhofar (1962-1976), in cui i guerriglieri comunisti organizzarono un colpo di stato nei confronti del Sultanato di Mascate e Oman a causa del suo sostegno nei confronti del Regno Unito. Dopo numerosi scontri, in cui fu determinante l'intervento della Gran Bretagna a difesa del sultano dell'Oman, i guerriglieri vennero sconfitti. Nonostante l'assenza di un conflitto da quasi quarant'anni, l'Oman investe ogni anno circa 6,7 miliardi di dollari nel settore della difesa potendo disporre di oltre 72 mila soldati operativi, 215 carri armati e 101 aerei. Nonostante la duratura alleanza sia con gli Stati Uniti sia con le altre monarchie del Golfo Persico, l'Oman ha ultimamente manifestato l'intenzione di riavvicinarsi all'Iran offrendosi tra l'altro quale mediatore nei colloqui organizzati intorno al programma nucleare iraniano.
8 Giordania
La Giordania al pari dell'Oman non è impegnata in un conflitto dal 1970, cioè da quando i Re Husayn di Giordania mosse il suo esercito per reprimere un tentativo delle organizzazioni palestinesi di rovesciare il suo regno grazie alla presenza di una sostanziale minoranza palestinese all'interno del territorio della Giordania. Nel corso degli anni Re Husayn strinse una solida alleanza con gli Stati Uniti che fecero del suo paese uno dei principali alleati degli USA al di fuori della NATO. Attualmente la Giordania investe 1,5 miliardi di dollari l'anno nello sviluppo del proprie forze armate, con la possibilità di dispiegare sul campo 110 mila soldati operativi, 1.320 carri armati e 250 aerei. Il punto di forza dell'esercito giordano sarebbe rappresentato dai reparti speciali, molti dei quali vengono inviati nelle missioni di peacekeeping organizzate dalle Nazioni Unite di cui la Giordania è il quinto paese per numero di soldati messi a disposizione. I carri armati e i reparti di aviazione, invece, sono considerati antiquati e non sembrano ricevere grandi investimenti da parte del Governo giordano. I principali alleati della Giordania rimangono gli Stati Uniti, tuttavia nel corso degli anni ci sono stati diversi contatti con lo Stato di Israele con cui la Giordania ha stipulato un trattato di pace nel 1994.
7 Siria
La potenza militare della Siria ha subito un netto peggioramento a causa della devastante guerra civile che attanaglia il paese da oltre tre anni. Attualmente le forze armate fedeli al Presidente Assad fanno parte degli Alauiti, la minoranza religiosa sciita cui appartiene lo stesso leader siriano. La maggior parte dei soldati sunniti si sono uniti ai diversi gruppi ribelli che stanno combattendo per la deposizione di Bashar al-Assad, con i più estremisti che hanno deciso di unirsi ai miliziani dello Stato Islamico. Prima dell'esplosione della guerra civile l'esercito siriano era considerato uno dei più potenti dell'area mediorientale. Attualmente 1,9 miliardi di dollari vengono investiti nel settore della difesa, mentre le stime sul numero di soldati operativi sono incomplete. Nel 2011, cioè prima dell'inizio del conflitto, la Siria poteva contare su oltre 220 mila soldati operativi, circa 5 mila carri armati e 470 aerei. Oggi la permanenza al potere di Assad dipende interamente dal supporto garantito dalla Russia, che da anni è il più grande fornitore di armi del paese, e dall'Iran la cui vicinanza alla Siria non dipende solamente dalla condivisione della fede sciita ma anche dall'intenzione di mantenere un alleato in Medio Oriente in funzione anti-saudita e anti-americana.
6 Egitto
L'arsenale egiziano ha subito una drastica trasformazione a seguito del trattato di pace stipulato tra l'Egitto e Israele nel 1979. A seguito di questo accordo gli Stati Uniti si sono impegnati a fornire all'Egitto un finanziamento annuale di 1,3 miliardi di dollari che ha garantito la sostituzione della dotazione bellica di stampo sovietico con la più recente tecnologia americana. Attualmente l'Egitto investe 4,4 miliardi di dollari nel settore della difesa, con la possibilità di schierare circa 470 mila soldati operativi, 4.800 carri armati e 1.100 aerei. I principali alleati dell'Egitto rimangono gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, tuttavia riavvicinamenti ad Israele si sono manifestati da quando il Presidente Morsi, leader dei fratelli musulmani, venne deposto nell'ambito di un colpo di stato guidato dal ministro della Difesa al-Sisi, eletto Presidente l'8 giugno del 2014. La vicinanza tra l'Egitto e Israele è stata chiaramente dimostrata durante il recente conflitto tra Israele e Palestina, in cui il Presidente al-Sisi si è mosso immediatamente per sigillare i tunnel costruiti da Hamas al fine di collegare la Striscia di Gaza con il territorio egiziano.
5 Iran
A differenza di altri paesi mediorientali, tra i quali figura anzitutto la Siria, l'Iran costruisce autonomamente i propri armamenti non dovendo dipendere da alcuna potenza straniera. Ciò ha determinato una situazione in cui i mezzi bellici a disposizione risultano essere tecnologicamente inferiori rispetto a quelli acquistati dagli Stati Uniti da altre potenze mediorientali. Ciò nonostante l'Iran investe attualmente circa 6,3 miliardi di dollari l'anno nel settore della difesa, potendo contare su oltre 540 mila soldati operativi, 2.500 carri armati e circa 500 aerei. Nel corso degli anni l'Iran ha finanziato ogni movimento capace di indebolire la presa dell'Arabia Saudita sul Medio Oriente quindi, indirettamente, la presenza degli Stati Uniti in quest'area. Le relazioni strette con il movimento sciita libanese Hezbollah, il sostegno finanziario garantito ad Hamas, il supporto fornito alle minoranze sciite presenti in Afghanistan e Yemen, fanno parte di questo progetto iraniano volto a minare la leadership dell'Arabia Saudita. Questi gruppi, insieme alla Siria, rappresentano attualmente i principali alleati dell'Iran.
4 Emirati Arabi Uniti
Gli Emirati Arabi Uniti, pur non detenendo il primato in termini di potenza del suo esercito, sicuramente può vantare una leadership in termini di investimenti disposti nel settore della difesa. Attualmente questa nazione spende 14,4 miliardi di dollari per lo sviluppo dei suo esercito, potendo contare su 65 mila soldati operativi, 545 carri armati e 444 aerei. Nonostante disponga di un organico decisamente inferiore rispetto alle altre potenze presenti in Medio Oriente, l'enorme quantità di denaro investita nella difesa ha garantito l'acquisto dei più recenti mezzi bellici presenti sul mercato, tra cui gli F-16V, moderna versione degli F-16 introdotti nel 1978 dalla General Dynamics. I principali alleati degli Emirati Arabi rimangono le altre monarchie facenti parte del Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico e gli Stati Uniti, nel ruolo di fornitore di attrezzature militari.
3 Arabia Saudita
Questo paese è il quarto al mondo in termini di investimenti dedicati allo sviluppo del proprio esercito. Attualmente quasi 57 miliardi di dollari vengono spesi nel settore della difesa, capace di schierare circa 234 mila soldati operativi, 1.100 carri armati e 650 aerei. Stato leader tra i paesi del Golfo Persico, da oltre 30 anni combatte una "guerra fredda" con l'Iran per il controllo del Medio Oriente. Le relazioni diplomatiche tra questi due Stati furono positive fino alla rivoluzione che attraversò l'Iran nel 1979. Dopo la cacciata dell'ultimo Scià di Persia, l'Iran modificò radicalmente il proprio ruolo, tentando di imporsi quale nuovo leader dell'area mediorientale. In questi anni iniziò la così detta rinascita sciita, causa dell'attuale contrapposizione tra Iran e Arabia Saudita, che è invece un paese a maggioranza sunnita. L'Iran iniziò a finanziare ogni movimento capace di indebolire la presa dell'Arabia Saudita sul Medio Oriente. Dal canto suo l'Arabia Saudita è alleata con gli Stati Uniti da oltre 60 anni. La sua strategia, in quanto principale produttore dell'OPEC (l'Organizzazione dei paesi produttori di petrolio) è sempre stata quella di mantenere buoni rapporti con gli acquirenti, cioè gli Stati occidentali, attraverso una relazione diretta con gli Stati Uniti. A loro volta gli USA hanno utilizzato i loro alleati sauditi per stabilire una sorta di "testa di ponte" in Medio Oriente, garantendosi il controllo di un'area strategica utile sia per la lotta contro gli estremismi islamici sia per controllare le azioni intraprese dalla Russia.
2 Turchia
A partire dal 1998 la Turchia ha iniziato a produrre autonomamente i propri armamenti, dopo aver basato per molti anni lo sviluppo del settore della difesa esclusivamente sull'acquisto di tecnologia americana. Attualmente la Turchia investe 18 miliardi di dollari l'anno nel settore della difesa e può contare su oltre 400 mila soldati operativi, circa 3.700 carri armati e 1.000 aerei. Avendo a disposizione molte delle più moderne tecnologie sviluppate dall'industria bellica, i cui componenti vengono prodotti anche in Turchia, il paese è il secondo paese in termini di potenza dell'area mediorientale. Membro della NATO la Turchia da ben 27 anni ha presentato la propria domanda di adesione all'Unione europea, nella quale non è stata ancora ammessa all'interno dell'Unione a causa principalmente di una politica precaria in materia di tutela dei diritti umani e civili. Le forze armate della Turchia non sono impegnate in una vera e propria guerra dall'invasione di Cipro nel 1974. Ciò nonostante frequenti scontri con i guerriglieri curdi si sono verificati nel corso degli anni, a causa delle spinte indipendentiste del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan).
1 Israele
Lo Stato di Israele è senza alcun dubbio il paese con l'esercito più potente dell'area mediorientale. Un servizio militare universale per entrambi i generi, unitamente alle più moderne tecnologie belliche, hanno garantito a questa nazione continue vittorie nei confronti dei vari nemici che l'hanno attaccata nel corso degli anni. Le forze armate israeliane sono composte da 186.500 effettivi che, in caso di necessità, possono aumentare esponenzialmente tramite la mobilitazione di 445.000 riservisti. Il servizio di leva in Israele dura tre anni e coinvolge tutta la popolazione, sia quella maschile sia quella femminile. Pertanto dei 7 milioni di abitanti che compongono lo Stato di Israele, 2,5 milioni sono arruolati o arruolabili nelle forze militari o paramilitari dell'esercito israeliano. Tra le principali armi utilizzate in modo offensivo da Israele, particolarmente noti sono i droni, tecnicamente chiamati Unmanned Aerial Vehicle. L'altro principale strumento di offesa utilizzato dall'esercito israeliano è rappresentato dalla flotta di aerei di cui dispone la Israeli Air Force (IAF). Dotata di un inventario di circa 1.200 velivoli, l'aereonautica militare dello Stato di Israele utilizza principalmente aerei acquistati dagli Stati Uniti. La marina militare, a sua volta, può schierare 3 sottomarini, 17 navi da combattimento e 33 pattugliatori. Attualmente Israele investe 15 miliardi di dollari nel settore della Difesa, acquistando numerosi armamenti dagli Usa ma imponendosi anche come esportatore anzitutto nella vendita dei Droni. Oltre agli Stati Uniti Israele ha stretto numerosi accordi di cooperazione con l'Egitto e con la Giordania.
(International Business Times)

Nessun commento:
Posta un commento