Infuria la battaglia al porto, che chiude. Chiuso anche il maggior impianto petrolifero del paese
Chiuso il porto di Bengasi, scontri e morti anche nella città di Kikla mentre chiude il più grande impianto petrolifero del paese, invaso dai locali a supporto delle loro rivendicazioni.

Militari a Tripoli di guardia alla Corte Costituzionale, che deve decidere sulla legittimità del governo in carica (Photo credit MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
BENGASI CHIUSA PER GUERRA - Infuria la battaglia a Bengasi, tra le milizie islamiste e gli uomini del generale Hiftar, che guida l’assalto di quello che più o meno è l’esercito regolare, deciso a sloggiare i nemici dalla città. Città che non ha potuto che subire i combattimenti, che si sono concentrati verso il porto provocando grossi danni, compreso l’affondamento di una nave, e determinando la chiusura dello scalo.
140 MORTI A KIKLA - La battaglia oggi però si è accesa anche a Kikla, nell’Ovest della Libia, dove da tempo c’è tensione tra islamisti e milizie locali. Secondo le fonti disponibili sarebbero ben 140 le vittime di un confronto decisamente acceso, almeno se paragonato alla battaglia in corso a Bengasi, dove ci han messo quasi un mese per raggiungere un numero simile e dove solo negli ultimi giorni si è alzato il livello dello scontro.
CHIUSO PER PROTESTA IL MEGA-GIACIMENTO - Poco tranquillo anche il resto del paese, l’impianto petrolifero di al Sahara, a Sud, nel deserto, è stato chiuso perché preso d’assalto da un gruppo armato locale che in questo modo vuole dar forza alle proprie rivendicazioni politiche e economiche. Nulla di particolarmente preoccupante, ma l’impianto gestito dagli spagnoli di Repsol è il maggiore del paese e produce duecentomila barili di petrolio al giorno, un quarto della produzione nazionale che ora viene a mancare.
INTANTO A TRIPOLI - Intanto, segno di tempi un po’ così, nella capitale qualcuno ha distrutto la famosa Fontana della Gazzella e della Bellezza di Tripoli. Costruita durante l’occupazione coloniale italiana, la statua oltre alla gazzella esibiva una bellezza a seno nudo che fraternizzava con l’animale. Sconosciuti gli autori del gesto, che ha suscitato sdegno e diffuse condanne, i sospetti si concentrano sugli islamisti, per i quali il monumento era ovviamente osceno e che già si sono segnalati per l’abbattimento di alcune moschee e santuari giudicati eretici. Più importante e non meno misterioso è invece l’atteso giudizio della Corte Costituzionale sulla legittimità del governo da poco insediato, che è già stato riconosciuto dalla comunità internazionale, ma che è molto contestato in patria. Una questione che contribuisce a dar seguito all’instabilità quasi cronica che sta caratterizzando i primi anni della storia della Libia dopo la fine dell’era Gheddafi.
(Giornalettismo)

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