mercoledì 5 novembre 2014

Bengasi chiusa per guerra, la Libia non trova pace...



Infuria la battaglia al porto, che chiude. Chiuso anche il maggior impianto petrolifero del paese




Chiuso il porto di Bengasi, scontri e morti anche nella città di Kikla mentre chiude il più grande impianto petrolifero del paese, invaso dai locali a supporto delle loro rivendicazioni.
Militari di guardia alla Corte Costituzionale, che deve decidere sulla legittimità del governo in carica
Militari a Tripoli di guardia alla Corte Costituzionale, che deve decidere sulla legittimità del governo in carica (Photo credit MAHMUD TURKIA/AFP/Getty Images)
BENGASI CHIUSA PER GUERRA - Infuria la battaglia a Bengasi, tra le milizie islamiste e gli uomini del generale Hiftar, che guida l’assalto di quello che più o meno è l’esercito regolare, deciso a sloggiare i nemici dalla città. Città che non ha potuto che subire i combattimenti, che si sono concentrati verso il porto provocando grossi danni, compreso l’affondamento di una nave, e determinando la chiusura dello scalo.
140 MORTI A KIKLA - La battaglia oggi però si è accesa anche a Kikla, nell’Ovest della Libia, dove da tempo c’è tensione tra islamisti e milizie locali. Secondo le fonti disponibili sarebbero ben 140 le vittime di un confronto decisamente acceso, almeno se paragonato alla battaglia in corso a Bengasi, dove ci han messo quasi un mese per raggiungere un numero simile e dove solo negli ultimi giorni si è alzato il livello dello scontro.
CHIUSO PER PROTESTA IL MEGA-GIACIMENTO - Poco tranquillo anche il resto del paese, l’impianto petrolifero di al Sahara, a Sud, nel deserto, è stato chiuso perché preso d’assalto da un gruppo armato locale che in questo modo vuole dar forza alle proprie rivendicazioni politiche e economiche. Nulla di particolarmente preoccupante, ma l’impianto gestito dagli spagnoli di Repsol è il maggiore del paese e produce duecentomila barili di petrolio al giorno, un quarto della produzione nazionale che ora viene a mancare.
INTANTO A TRIPOLI - Intanto, segno di tempi un po’ così, nella capitale qualcuno ha distrutto la famosa Fontana della Gazzella e della Bellezza di Tripoli. Costruita durante l’occupazione coloniale italiana, la statua oltre alla gazzella esibiva una bellezza a seno nudo che fraternizzava con l’animale. Sconosciuti gli autori del gesto, che ha suscitato sdegno e diffuse condanne, i sospetti si concentrano sugli islamisti, per i quali il monumento era ovviamente osceno e che già si sono segnalati per l’abbattimento di alcune moschee e santuari giudicati eretici. Più importante e non meno misterioso è invece l’atteso giudizio della Corte Costituzionale sulla legittimità del governo da poco insediato, che è già stato riconosciuto dalla comunità internazionale, ma che è molto contestato in patria. Una questione che contribuisce a dar seguito all’instabilità quasi cronica che sta caratterizzando i primi anni della storia della Libia dopo la fine dell’era Gheddafi.
(Giornalettismo)

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