sabato 8 novembre 2014

Stato Islamico: Obama autorizza l'invio di altri 1500 soldati in Iraq...





Di Luca Lampugnani

Come annunciato dal Pentagono, la Casa Bianca ha approvato venerdì l'invio di altri 1500 militari statunitensi in Iraq. La decisione, che porta di fatto la presenza di Washington su terra irachena ad un contingente di quasi 3000 uomini, segue la strategia a stelle e strisce della lotta allo Stato Islamico, gruppo estremista fortemente operativo tra Damasco e Baghdad.
Come si legge infatti sul comunicato diffuso dall'entourage del presidente Barack Obama, i 1500 soldati che raggiungeranno nelle prossime settimane l'Iraq non avranno alcun compito operativo diretto all'interno dell'offensiva contro i jihadisti - insomma, non combatteranno -, limitando quindi la loro presenza ad un ruolo di addestramento ed assistenza delle truppe regolari di Baghdad e dei battaglioni Peshmerga del KRG, Governo Regionale del Kurdistan. Almeno sulla carta, quindi, l'amministrazione Obama mantiene la promessa di una guerra "no boots on the ground" - senza coinvolgimento diretto di soldati nel conflitto, letteralmente "niente stivali per terra" -, ben diversa dalle missioni irachene e afghane dell'era Bush figlio. Stando a quanto dichiarato da uno dei portavoce della Casa Bianca, inoltre, il presidente "ha anche autorizzato il personale militare americano a condurre queste missioni nelle strutture militari irachene al di fuori di Baghdad ed Erbil", molto presumibilmente facendo riferimento alle più strette vicinanze del governatorato dell'al-Anbar, regione alle porte della capitale irachena ormai completamente nelle mani dello Stato Islamico.
Stando ad alcune ricostruzioni di numerosi osservatori internazionali, l'aumento del contingente USA in Iraq è da leggersi in vista della preparazione di una grande offensiva anti-jihadista prevista per la prossima primavera. Sostanzialmente, guidati appunto dagli strateghi di Washington sia l'Esercito regolare iracheno sia i Peshmerga curdi dovrebbero tentare di sfondare le linee del califfato a Nord del Paese, procedendo ad esempio con la liberazione della città di Mosul (la seconda più grande dell'Iraq, una delle prime a cadere nelle mani dell'IS) e di altre vaste aree.

(International Business Times)

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