giovedì 6 novembre 2014

Namibia: la barbarie contro l’Hiv...





A sud ovest dell’Africa, in Namibia, il virus HIV si combatte eliminando il problema ‘letteralmente’ alla radice. Tre donne sieropositive tra il 2005 e il 2007 hanno infatti subito durante il parto a loro insaputa l’estrazione dell’utero.
La giustizia del paese aveva già deliberato nel 2012 che queste donne fossero state sterilizzate con la forza, senza che nessuno ammettesse che dietro a quell’ operazione si nascondesse la vera ragione, la loro sieropositività. E solo lunedì scorso a Windhoek, la capitale del paese, il giudice Peter Shivute ha inaugurato il processo d’appello del governo, condannando lo Stato della Namibia a risarcire le vittime. Le donne, dai 26 ai 41 anni, reclamano un “risarcimento di 1 milione di rand (circa 72.000 euro) per la violenza subita, ma questo verrà stabilito solo successivamente”.
Secondo il giudice non era mai emerso prima dell’operazione  il consenso delle pazienti. Perché questo venisse proferito dalla bocca delle donne era necessario :”una comprensione e una riflessione sui loro diritti, rischi, conseguenze e alternative possibili (…) Contrariamente a certe procedure mediche di salvataggio che necessitano un intervento urgente, la sterilizzazione permette un tempo di riflessione abbastanza lungo prima di prendere una decisione irreversibile. Ma in questo caso si è approfittato del parto per fare tutto senza il loro consenso”.
Ma i casi delle tre donne sembrano essere solo la punta di un iceberg. A dirlo è Jennifer Gatsi Mallet, membro di una rete per la salute in Namibia. “Di casi come questi ce ne sono ancora tanti da risolvere in Namibia”. Sono 634 i casi di Aids su 100.000 persone in Namibia, una cifra alta che include maggiormente le donne. Ma la Namibia non è l’unica realtà in cui avviene questo genere di pratiche.
Per Prati Patel, che dirige un’ ONG per la difesa dei diritti dell’uomo in Africa australe, ciò che bisogna fare è chiaro:” i governi africani devono prendere delle misure concrete per porre fine a questa pratica”.

(Il Journal)

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