La Corte suprema scioglie il parlamento di Tobruk: paese senza guida. Per Marco Vallisa e Gianluca Salviato la liberazione diventa più difficile
La Corte suprema libica annuncia lo scioglimento del Parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, e il Paese scivola definitivamente nel caos. Quel barlume di governo, dunque, rischia di essere completamente compromesso e con esso la fragilissima situazione politica del Paese e le trattative per riportare a casa i due italiani rapiti: Marco Vallisa, il tecnico piacentino scomparso in Libia il 5 luglio 2014 e Gianluca Salviato, rapito a Tobruk il 22 marzo 2014. I contatti con chi detiene i due ostaggi, infatti, potrebbero diventare sempre più flebili a causa del caos che non consente di trovare un referente stabile e affidabile che porti ai rapitori.
Vallisa, il 53enne originario di Cadeo, potrebbe essere finito, attraverso vari passaggi, nelle mani di uno dei tanti gruppi jihadisti che operano autonomamente sul territorio. Anche per Salviati, il 48enne, originario di Trebaseleghe, in provincia di Pordenone, le trattative potrebbero subire una battuta d'arresto. Negli stessi territori, infatti, esistono anche bande di criminali comuni a cui Salviato potrebbe essere stato venduto. I due italiani rapiti, a questo punto, potrebbero anche essere in mano ad un gruppo di fuoriusciti da Ansar al Sharia. Ora, quindi, la dichiarata illegittimità del Parlamento e l'avanzata di nuovi gruppi islamisti, potrebbe portare in scena nuovi attori con i quali l'Italia sarebbe costretta ad aprire ennesime trattative. Fonti accreditate, infatti, riferiscono che negli ultimi giorni in Libia sono stati notati forti afflussi di mujaheddin provenienti dall'Algeria, dai campi del Fronte Polisario e di membri di Al Qaeda nel Maghreb islamico. Dopo la morte di Gheddafi, infatti, nel Paese da anni è in corso una guerra civile che non ha reso possibile l'instaurazione in un governo stabile e scevro da fondamentalismi. Ieri, però, la situazione è ulteriormente peggiorata con la decisione della Corte che ha riscontrato l'incostituzionalità delle elezioni dello scorso giugno. Il provvedimento, quindi, compromette anche la legittimità del governo. Una situazione incandescente che, secondo la tv satellitare al-Jazeera, è arrivata in seguito alla decisione della Corte minacciata dagli estremisti islamici. I giudici, infatti, sarebbero stati costretti ad esprimersi favorevolmente sul ricorso presentato da un deputato legato ad Ansar-al Sharia, il gruppo che a luglio ha occupato Bengasi proclamando lo Stato islamico. Un vittoria per gli jihadisti, che alla notizia hanno festeggiato in molte città. La decisione della Suprema Corte arriva il giorno dopo la morte di 30 persone negli scontri a Bengasi e di altre 32 persone, tra civili e militari, uccise nei giorni precedenti. Una situazione difficile e frammentaria, che espone gli ostaggi italiani ad altri pericoli, non ultimo quello di ulteriori passaggi di consegne e la necessità di instaurare nuovi contatti. A peggiorare il quadro anche la presenza a Derna, nell’est del Paese, di Mokhtar Belmokhtar, terrorista algerino, leader della Brigata jihadista, considerato uno degli esponenti di spicco del terrore in Mauritania, Mali, Algeria. E in Libia Belmokhtar, sarebbe stato uno degli organizzatori di sequestri di stranieri.

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