Niente #Bringbackourgirls, ma attentati e attacchi sfociati in una gara di atrocità tra islamisti, esercito e la temibile «autodifesa» locale
Si parla ancora del presunto accordo con i Boko Haram per una tregua e la liberazione delle ragazze rapite, si dice che esista ancora e che il governo della Nigeria ci creda, eppure le cronache raccontano di stragi e atrocità.
LA STRAGE CONTINUA - Almeno nove persone sarebbero morte in un attentato nella città di Azare, dove un uomo ha lasciato un pacco nelle vicinanze di una fila di persone in attesa davanti a un bancomat, pacco che è poi esploso facendo una strage. Un attentato non isolato, che si somma ai diversi scontri armati che hanno caratterizzato le ultime settimane, nelle quali l’esercito avrebbe inferto gravi perdite ai Boko Haram, che a loro volta non hanno rinunciato a infierire dove hanno potuto e dove la pressione dell’esercito era minore.
ATROCITÀ SU TUTTI I FRONTI - Dove non ce l’hanno fatta l’han pagata cara, perché la caratteristica del conflitto nel Nord della Nigeria è che alle azioni degli islamisti ha sempre risposto con una brutalità assoluta l’esercito e ancora di più le JTF, milizie locali di autodifesa armate del governo. Così almeno 41 Boko Haram che avevano dato l’assalto al villaggio di Sabon Garisono finiti decapitati, le loro teste esposte in pubblico come monito per i loro compagni, che da mesi imperversano nello stato del Borno.
L’ESERCITO E I SUOI PROBLEMI - L’esercito nigeriano ha avuto diversi problemi da quando ad aprile il governo ha deciso di andare allo scontro pesante con i Boko Haram. Prima ha dovuto attendere una complessa operazione di riarmo, culminata nello scandalo di milioni di dollari in contanti sequestrati dai sudafricani. Poi, una volta comprate le armi, ha dovuto subire alcuni imbarazzanti processi che hanno visto imputati dei generali, accusati d’aver venduto armi ai Boko Haram e di aver collaborato con loro. E non sono mancati nemmeno i processi conclusi con le condanne a morte dei soldati che si erano ammutinati agli ordini assurdi di ufficiali del genere.
UNA GUERRA DIFFICILE - Le operazioni militari erano sembrate volgere per il meglio, si dice che siano rimasti uccisi islamisti a centinaia e che altre centinaia si siano arresi, ma sono notizie da accogliere con il beneficio d’inventario, perché i militari nigeriani si sono dimostrati ben poco affidabili e troppo inclini all’ottimismo nei loro comunicati trionfali. Tanto che anche Abubakar Shekau, un dei leader islamisti del quale per giorni si sono disputati l’uccisione con i colleghi del Camerun, è riapparso fin troppo vivo e vegeto e ha comunicato che le ragazze rapite non torneranno, perché sono già state date tutte in sposa ai suoi prodi guerrieri che combattono sotto il vessillo d’Allah.
Una pessima notizia per i loro genitori e parenti, che dall’aprile scorso chiedono senza successo la loro liberazione.
Una pessima notizia per i loro genitori e parenti, che dall’aprile scorso chiedono senza successo la loro liberazione.
(Giornalettismo)


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