martedì 4 novembre 2014

Cosa succede ai bambini catturati dallo Stato Islamico?...





Di Stefano Consiglio

Negli ultimi mesi l'attenzione dell'opinione pubblica si è concentrata sulla brutalità dello Stato Islamico, che ha avuto la più plateale dimostrazione nella decapitazione di diversi ostaggi occidentali. L'esecuzione del freelance James Foley, della guida alpina Herve Goudel, del tassista Alan Henning, del giornalista Steven Sotloff e del volontario David Haines, sono stati dei chiari messaggi lanciati agli Stati impegnati nella lotta contro l'IS.
Uno studio recentemente condotto da Human Rights Watch rivela come la brutalità degli uomini di al-Baghdadi non abbia confini, colpendo indiscriminatamente uomini e donne, anziani e malati e anche bambini e ragazzi. Il 29 maggio scorso un gruppo di miliziani dello Stato Islamico operante in Siria ha sequestrato 153 ragazzi tra i 14 e i 16 anni mentre tornavano nella città di Kobane dopo aver sostenuto degli esami ad Aleppo. Progressivamente gli ostaggi sono stati rilasciati, con l'ultimo gruppo restituito alle proprie famiglie il 29 ottobre in cambio della scarcerazione di diversi jihadisti.

Nel corso della detenzione i ragazzi sono stati costretti a pregare fino a cinque volte al giorno, ad imparare i dogmi della fede musulmana, oltre che a guardare video che mostrano la decapitazione di ostaggi da parte di miliziani dello Stato Islamico. Coloro che non recitavano correttamente i versi del Corano venivano picchiati e frustati con cavi elettrici. La stessa sorte toccava a chi si rifiutava di rispettare il programma disposto dagli islamisti per l'indottrinamento dei ragazzi sequestrati.  

Una vera e propria tortura psicologica operata dai miliziani dello Stato Islamico con il chiaro scopo di "convertire" i giovani ostaggi alla causa della jihad. Stando ai dati riferiti da Human Rights Watch, che ha raccolto le dichiarazioni della maggior parte dei ragazzi rilasciati dagli islamisti, un trattamento particolarmente duro era disposto nei confronti di coloro che erano imparentati con i guerriglieri curdi. In questo caso l'indottrinamento religioso passava in secondo piano rispetto al tentativo di estorcere informazioni, con il chiaro scopo di utilizzare per colpire gli uomini assediati a Kobane.  

Nel frattempo anche i ragazzi che vivono nei territori dello Stato Islamico sono costretti a combattere la guerra degli jihadisti, spesso convinti attraverso promesse di gloria o corrompendo le famiglie. Gli attivisti di Raqqa hanno denunciato più volte l'abitudine dello Stato Islamico di reclutare ragazzi al di sotto dei 16 anni, che vengono spediti nei campi di addestramento in Siria in attesa di combattere una guerra santa da cui molto probabilmente non faranno ritorno. Questo è il modo in cui vengono trattati i bambini e i ragazzi catturati dallo Stato Islamico, il cui intento è distruggere chiunque si opponga all'estremismo religioso del califfato uccidendo gli uomini, vendendo le donne come schiave e trasformando i bambini e i ragazzi nella nuova generazione di jihadisti.

(International Business Times)

Nessun commento:

Posta un commento