Mentre l'Internet si diverte a vedere il presidente russo Vladimir Putin che appoggia una coperta sulle spalle della first lady cinese, e mentre i giornali si occupano, al massimo, dei legami sempre più stretti fra Russia e Cina circa il gas, un'altra situazione, più vicina ai confini europei, rischia di ritornare esplosiva come e forse peggio di qualche mese fa: la mai sopita crisi fra Ucraina e Russia.
Anche se lontano dai titoli e dall'attenzione dei media, il cessate il fuoco raggiunto a settembre sembra aver fatto la sua storia: questa volta non è solo il governo di Kiev a segnalare che la Russia si sta preparando ad un'invasione su larga scala, anche l'Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione in Europa (OSCE) rende noti preoccupanti movimenti di truppe al confine.
L'ultima notizia riguarda un convoglio di ben 43 camion militari completi di cinque pezzi di artiglieria e cinque sistemi lanciarazzi in entrata nelle regioni orientali dell'Ucraina: secondo l'OSCE, che è presente nella zona su accordo delle parti, questi camion non avevano segni distintivi, come a rievocare i fatti che mesi fa portarono all'annessione della Crimea alla Russia. Anche all'epoca militari armati privi di segni di identificazione occuparono le strutture fondamentali della penisola sul Mar Nero: allora come oggi, almeno per Kiev, si tratta di militari russi introdottisi in Ucraina. Putin ha sempre negato ogni coinvolgimento militare a favore dei separatisti, ribadendo sempre che i suoi convogli sono "umanitari", ma non ha mai spiegato come abbiano fatto decine di soldati russi a morire in Ucraina orientale.
Questa volta, però, a differenza della crisi crimeana, il governo di Kiev è stabile e probabilmente pronto ad affrontare una guerra a tutto campo, anche perché le regioni orientali rappresenterebbero una perdita ben più importante della Crimea: a tal riguardo, il presidente ucraino Petro Poroshenko si è assicurato il supporto dell'amministrazione Obama, la quale, attraverso il vicepresidente Joe Biden, ha promesso di aumentare i "costi" (economici) per la Russia in caso di escalation del conflitto.
Mosca è stata effettivamente colpita dalle sanzioni occidentali: la crescita prevista per il futuro prossimo è stata azzerata, il rublo sta collassando sui mercati valutari, ma ciò non ha fermato il supporto sempre meno nascosto di Putin ai separatisti. Il Cremlino, infatti, si è ben preparato all'evenienza per tempo, accumulando importanti riserve valutarie, in grado di coprire diversi mesi di "embargo", e nel mentre ha cominciato a spostare il baricentro dei propri interessi economici dall'Ovest all'Est, laddove la domanda di prodotti energetici è, peraltro, ancora in aumento.
Con le spalle coperte nel breve periodo, Putin può far proseguire i suoi piani volti a creare una zona cuscinetto fra Ucraina (ed Europa) e Russia, creando Stati vassalli non riconosciuti internazionalmente, come ha già fatto con la Transnistria in Moldavia o con Abkhazia e Ossezia del Sud in Georgia.
Putin ha tutto l'interesse ad esacerbare il conflitto, cosa che peraltro sta già avvenendo da diversi giorni: più l'Ucraina resta invischiata nel conflitto e viene danneggiata sia nelle infrastrutture che nell'economia, più sarà difficile che Kiev (e relativo bagaglio di problemi) venga accettata all'interno o almeno nei pressi dell'Unione Europea, che già ha fin troppe zavorre al proprio interno e problemi economici squisitamente domestici. L'economia ucraina è già in una situazione critica, sull'orlo della bancarotta, con una moneta in caduta libera e sostenuta solo da aiuti internazionali.
Il timore degli analisti occidentali è che la Russia si stia preparando a sostenere una nuova offensiva come quella che ha rovesciato le sorti del conflitto lo scorso agosto: l'obiettivo, stavolta, potrebbe essere la conquista della seconda città dell'Oblast di Donetsk, ovvero Mariupol, strategica città sul mare d'Azov.
Qui l'attacco ai soldati ucraini è già iniziato nei giorni scorsi, riprendendo quanto stava avvenendo a settembre, prima del cessate il fuoco. Nel mentre l'Ucraina ha provveduto a rafforzare le difese della città, sicché una battaglia rischia di essere estremamente sanguinosa: la presa di Mariupol permetterebbe alla Russia di prendere il controllo del mare d'Azov, creando così un corridoio sicuro verso la Crimea, evitando così che la penisola collassi, essendo praticamente tagliata fuori dai tradizionali canali di rifornimento.
Dopo la conquista di Mariupol l'appetito di Putin potrebbe essere temporaneamente sazio e favorire un nuovo cessate il fuoco (magari con annesso pagamento a Gazprom da parte di Kiev): nel mentre le forze in campo potrebbero rischierarsi e i separatisti potrebbero tentare di spostare la guerra verso nord, nell'Oblast di Luhansk, oppure (ma meno probabilmente) dirigersi verso Est per prendere Odessa e così creare un corridoio che collegherebbe la Transnistria alla Crimea fino a Mosca.
Il conflitto sembra quindi ben pronto ad esplodere di nuovo, scatenando nuove tensioni alle porte di un'Europa già in crisi all'interno dei propri confini. 4000 persone sono morte dalla scorsa primavera nel corso della guerra e un altro milione ha dovuto abbandonare le proprie case dallo scorso febbraio, quando la caduta del presidente Viktor Yanukovich, sostenuto dalla Russia, fece definitivamente precipitare la situazione.
(International Busuness Times)

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