venerdì 19 settembre 2014

'Benvenuti tra le fiamme dell'inferno': le torture nelle carceri e nelle caserme in Nigeria tra impunità e corruzione...





Di Luca Lampugnani 

In un clima di assoluta impunità e dilagante corruzione, le torture ai danni di prigionieri e detenuti sono un'inquietante realtà in Nigeria. Ad affermarlo, in un report di 64 pagine, frutto di oltre 500 interviste effettuate dal 2007 ad oggi, è Amnesty International, rilevando come benché la tortura sia vietata dalla Costituzione siano completamente assenti leggi e norme che la criminalizzino

"In tutto il Paese la dimensione e la gravità delle torture contro donne, uomini e minori da parte di chi questi individui dovrebbe proteggerli risultano sconvolgenti anche al più esperto osservatore sui diritti umani", ha spiegato Netsanet Belay, direttore per la ricerca dell'ONG di base a Londra, aggiungendo che tali episodi si riscontrano su detenuti incarcerati per i più svariati reati, andando ben oltre "le già agghiaccianti torture ed uccisioni di presunti membri di Boko Haram". Stando a quanto descritto nel report di Amnesty International, intitolato senza lasciare troppo spazio all'immaginazione 'Benvenuti tra le fiamme dell'inferno' ('Welcome to hell fire', in inglese), nelle prigioni e nelle stazioni di polizia è divenuta ormai abitudine per agenti e altri membri delle forze dell'ordine compiere torture e altre azioni violente ai danni dei detenuti - per lo più tenuti in completo isolamento -, nel tentativo di estorcere ai malcapitati confessioni, informazioni o, talvolta, denaro. Dalle interviste effettuale dall'ONG, delle cui conclusioni non è ancora pervenuto un commento da parte delle autorità nigeriane, emerge chiara la tendenza ai più 'classici' metodi di tortura, dai pestaggi alle bastonate fino all'annegamento simulato, senza che manchino però episodi di ulteriore violenza tra unghie e denti strappati, plastica fusa lasciata cadere sul corpo degli imprigionati, stupri ed altre brutalità a sfondo sessuale.
Benché tali episodi siano stati riportati da Amnesty International in tutto il Paese, in modo particolare gli "uffici della tortura" appaiono dislocati tra i penitenziari e i commissariati nelle regioni a Nord-Est del Paese, dove particolarmente forte è la presenza del gruppo Boko Haram. Qui, è possibile leggere nel report, dal 2009 sono state arrestate tra le 5 mila e le 10 mila persone sospettate di essere complici dell'organizzazione estremista tra cui, fermato nel 2013, un ragazzo di 16 anni che racconta di essere stato ripetutamente picchiato dagli agenti con i calci delle pistole, con bastoni e machete, di aver subito la 'doccia' di plastica fusa e di essere stato costretto a rotolarsi sopra frammenti di vetro e altri oggetti.
"Una poliziotta mi ha portato in una piccola stanza, mi ha ordinato di spogliarmi, poi mi ha costretta ad allargare le gambe e ha spruzzato del gas lacrimogeno nella mia vagina. Sanguinavo. Nel frattempo mi intimavano di confessare che fossi una rapinatrice. Ancora oggi mi porto dentro il dolore nel grembo", è il racconto impressionante di una donna di 24 anni. Quest'ultima, accusata di rapina a mano armata, ancora oggi si trova in carcere a più di 10 mesi dal suo arresto, attendendo il momento del processo. La tortura subita le ha lasciato una lesione permanente.
Seppur senza entrare particolarmente nei dettagli, un ex soldato in servizio in una delle prigioni dove il team di Amnesty International ha svolto le indagini ha ammesso e confermato che la tortura veniva utilizzata regolarmente, prevalentemente per cercare di strappare confessioni ai detenuti. L'uomo, di cui non viene riportato il nome per ovvi motivi di sicurezza, racconta di prigionieri legati mani e piedi, lasciati in condizioni inumane che potevano portarli anche a perdere arti o, persino, la vita, di colpi di pistola e fucile sparati nelle gambe, nelle braccia o nelle mani dei detenuti e di bastoni elettrificati con cui quest'ultimi venivano picchiati e minacciati di continuo.   


(International Business Times)

Nessun commento:

Posta un commento