lunedì 29 settembre 2014

Iran, uccise a coltellate il suo stupratore. 26enne rischia di essere impiccata...



Potrebbe avvenire in queste ore l'esecuzione di Reyhaneh Jabbari, secondo quando detto dalla madre su Facebook. La ragazza è stata condannata a morte per aver ucciso, sette anni fa, un ex impiegato del ministero dell'Intelligence che tentò di stuprarla. Solo quest’anno sono 550 le persone giustiziate nel Paese, ricorda Iran Human Rights




Potrebbe essere impiccata già nelle prossime ore Reyhaneh Jabbari, la donna iraniana condannata a morte per aver ucciso a coltellate un uomo che voleva stuprarla. Lo segnala il sito di Iran Human Rights (Ihr), organizzazione per la difesa dei diritti umani, citando la pagina Facebook della madre di Jabbari. “La donna è stata trasferita nella prigione di Rajaishahr”, nei pressi di Teheran, e la sua esecuzione “è in programma per domattina (martedì 30 settembre)”, riferisce il sito.
La 26enne iraniana è stata condannata a morte per l’omicidio, avvenuto sette anni fa, di un ex impiegato del ministero dell’Intelligence, Morteza Abdolali Sarbandi. Reyhaneh confessò l’omicidio subito dopo l’arresto e dichiarò di aver agito per autodifesa. Ma non le fu consentito di avvalersi di unavvocato durante la deposizione, e venne condannata a morte da una corte penale della capitale iraniana nel 2009. La sentenza fu poi confermata dalla Corte Suprema pochi mesi dopo. A marzo di quest’anno i familiari di Reyhaneh furono informati del fatto che la donna sarebbe stata giustiziata il 15 aprile, ma l’esecuzione fu poi rimandata. Ihr ha lanciato ora un appello alla comunità internazionale affinché “usino i loro canali per fermare l’esecuzione di Reyhaneh”.
Anche secondo l’associazione Neda Day, l’impiccagione della ragazza avverrà martedìmattina alle 5, ora locale. “Ci ha telefonato la madre di Reyhaneh – ha spiegato ad Aki-Adnkronos International il presidente di Neda Day, Taher Djafarizad – per dirci che le autorità l’hanno avvisata che l’impiccagione avverrà alle 5 e alle 8 consegneranno la salma della ragazza alla sua famiglia”.  Djafarizad chiede una mobilitazione internazionale per scongiurare l’esecuzione e punta l’indice contro il presidente iraniano Hassan Rohani. “Da quando è al potere le esecuzioni sono aumentate – dice il presidente di Neda Day – Non è un moderato, è sempre stato dentro l’apparato del regime e ha avuto un ruolo in tutte le pagine più nere della Repubblica Islamica. L’Occidente ripone in lui una fiducia ingiustificata”. L’associazione presieduta da Djafarizad, che risiede aPordenone, ha lanciato una campagna con la quale invita tutti gli italiani a recapitare un messaggio di protesta contro Rohani all’ambasciata iraniana a Roma, nel tentativo di riuscire a fermare l’esecuzione.
Sul caso di Jabbari si è espresso anche l’Onu, mentre artisti iraniani si sono mobilitati per salvarla raccogliendo fondi per il “diyeh“, il cosiddetto “prezzo del sangue” che il condannato deve pagare alla famiglia della vittima se questa è d’accordo a modificare la pena capitale in detenzione. Proprio ad aprile era sembrato che il figlio del funzionario ucciso fosse disposto ad accettare il “diyeh” se la ragazza avesse rivelato il nome di un secondo uomo che sarebbe stato nell’appartamento al momento dell’uccisione del padre. Solo quest’anno sono almeno 550 le persone giustiziate in Iran, ricorda Ihr.
(Il Fatto Quotidiano)

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