Di Stefano Consiglio
L'avanzata dello Stato Islamico attraverso l'Iraq è stata rapida e inarrestabile. Le conquiste realizzate in Siria, afflitta da tre anni dal flagello della guerra civile, erano quasi scontate. Molto più scioccante è la notizia di bandiere dell'IS che sventolano in Pakistan, Afghanistan e India.
In Pakistan diversi gruppi talebani hanno manifestato la loro intenzione di supportare i miliziani dell'IS. Il rapido successo degli jihadisti ha avuto un'eco talmente forte da essere discusso durante il summit tenuto dalla NATO il 4-5 settembre. Il leader del gruppo talebano Jamat-ul Ahrar ha dichiarato a Reuters che: "Lo Stato Islamico è un'organizzazione islamica jihadista che lavora per la creazione di un sistema islamico e l'istituzione di un califfato. Noi li rispettiamo e se ci chiedessero di aiutarli esamineremmo la questione con molta attenzione". Il leader di Al-Qaeda, il quale ha assistito ad un'enorme perdita di popolarità da parte della sua organizzazione, ha annunciato di voler portare la bandiera della jihad attraverso l'Asia. Che si tratti di un'indiretta proposta di associazione all'IS o di un tentativo di riguadagnare supporto, ciò che è certo è la potenziale pericolosità del fascino esercitato dallo Stato Islamico su molti giovani che vivono in medio-oriente e nelle regioni meridionali dell'Asia.
In Afghanistan volantini con su scritta la parola "Fatah" (vittoria) vengono distribuiti da cellule terroristiche collegate all'IS. La propaganda jihadista viene fatta attraverso un libretto di 12 pagine il cui logo è un AK-47, storica arma dei talebani afghani. Per garantire la massima diffusione dei volantini questi vengono scritti sia in pashtu che in dari, le due lingue ufficiali dell'Afghanistan. Frequentemente le moschee vengono utilizzate per la distribuzione dei libretti, che invitano il popolo afghano a unirsi alla guerra santa dichiarata da al-Baghdadi, leader del califfato islamico, contro gli infedeli.
Anche l'India, paese a maggioranza induista, ha registrato numerosi episodi di supporto ai miliziani dello Stato Islamico. L'influenza dell'IS è stata registrata principalmente nella regione del Kashmir, attualmente oggetto di contesa tra Pakistan, India e Cina. Nella città di Srinagar, capoluogo del distretto federale di Jammu e Kashmir, la maggior parte della popolazione è di religione islamica. Si tratta dell'unica regione che presenta queste caratteristiche; in India, infatti, "solamente" il 13,4 % della popolazione è di fede musulmana. Diversi graffiti pro-IS sono apparsi in questa regione, unitamente a bandiere dello Stato Islamico utilizzate nel corso di manifestazioni contro il Governo indiano. Secondo le autorità locali la maggior parte dei sostenitori dell'IS utilizzano questi simboli per supportare le proprie aspirazioni indipendentiste. Videomessaggi, in lingua hindi, tamil e urdu sono stati trasmessi dai miliziani dello Stato Islamico, generando un'immediata risposta da parte di alcuni giovani ragazzi indiani. Dopo appena una settimana dalla diffusione di un video di reclutamento da parte dell'IS, quattro famiglie indiane che abitano a Mumbai hanno denunciato la scomparsa dei propri figli, uno dei quali ha lasciato una lettera in cui dichiara di volersi unire allo Stato Islamico.
Nel Frattempo l'Arabia Saudita ha annunciato la costruzione di una barriera di separazione di 900 km che correrà lungo il confine con l'Iraq. Stando alle dichiarazioni rilasciate dal re Abd Allah, questa recinzione ha lo scopo di impedire l'infiltrazione di armi, droghe e cellule terroristiche. Questo progetto risale al 2009 tuttavia la rapida avanzata dei miliziani dell'IS attraverso l'Iraq ha spinto i leader sauditi ad accelerare il processo di costruzione, la cui protezione è garantita da 30 mila soldati inviati al confine con l'Iraq. È interessante notare che i maggiori finanziamenti inviati all'IS provengono proprio dall'Arabia Saudita, dove ricchi uomini d'affari hanno supportato i miliziani jihadisti con uno scopo ben preciso: destabilizzare l'Iraq sciita, in modo da impedire l'ascesa dell'Iran, che da anni compete con l'Arabia Saudita per il ruolo di leader dell'area mediorientale.
L'errore dei sauditi, tuttavia, è stato quello di pensare di poter controllare i miliziani dell'IS. La storia è piena di esempi di gruppi armati finanziati da uno Stato che, presto o tardi, si rivoltano contro il loro finanziatore. Basti pensare a cosa è accaduto in Afghanistan durante l'occupazione sovietica del 1979-1989 quando gli Stati Uniti hanno offerto armi e finanziamenti ai gruppi ribelli, gli stessi che in seguito hanno combattuto contro gli USA durante la guerra del 2001. Una situazione simile potrebbe verificarsi anche con i Curdi, attualmente finanziati e riforniti di armi da diversi Stati (tra cui l'Italia) per sconfiggere l'IS. Una volta che questa missione sarà realizzata nulla impedirà ai guerriglieri Peshmarga di utilizzare queste stesse armi per ottenere l'indipendenza del Kurdistan. Questi esempi appena forniti sono una chiara dimostrazione di quanto può essere pericoloso, nel lungo periodo, finanziare militarmente o economicamente un gruppo ribelle o un'organizzazione terroristica.
(International Business Times)

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