Kobané, terza città curda della Siria, è assediata dai jihadisti. Lo comunica il direttore dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Intanto appello ai leader dell'Isis da parte della moglie di Alan Henning, il volontario britannico tenuto in ostaggio e minacciato di morte in un video diffuso dai miliziani. Proseguono i raid aerei americani contro il Califfato: la guerra contro i terroristi dello Stato Islamico è diventata una delle priorità dell'amministrazione Obama
I miliziani jihadisti dello Stato Islamico avanzano in Siria e decine di migliaia di curdi in fuga si sono riversati nelle ultime ore in Turchia. Secondo l'agenzia Onu per i rifugiati, Unhcr, almeno 70mila hanno attraversato le frontiere nelle ultime 24 ore (venerdì Ankara ha deciso di aprire otto valichi) e l'Onu si sta muovendo per aiutare la Turchia a far fronte all'enorme flusso di rifugiati.
Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, che fa un monitoraggio della guerra con fonti sul campo, i terroristi si stanno avvicinando alla terza più grande città curda, dopo aver catturato tutti i villaggi circostanti: i miliziani sono ad appena una decina di chilometri da un strategica città di confine, chiamata Ain al-Arab in arabo e Kobané in curdo.
La moglie del tassista britannico sequestrato dallo Stato Islamico lo scorso dicembre ha implorato i miliziani jihadisti di mostrare pietà e liberarlo. Con un comunicato divulgato dal ministero degli Esteri, Barbara, la sposa di Alan Henning, ricorda che suo marito si era recato in Siria alla guida di un'ambulanza carica di alimenti e acqua per la popolazione sofferente. In un messaggio diffuso una settimana fa, i terroristi dell'Isis in realtà hanno minacciato di decapitarlo, esattamente come hanno già fatto con i due giornalisti americani, e il cooperante britannico; e hanno mostrato il l 47enne, padre di due ragazzi adolescenti, nello stesso video in cui è documentata la decapitazione del britannico Haines.
Barbara ricorda di aver già inviato altri messaggi agli estremisti jihadisti ma di non aver ricevuto risposta alcuna. "Alan è un uomo pacifico, disinteressato, che ha lasciato la sua famiglia e il suo lavoro come tassista nel Regno Unito per condurre un convoglio umanitario fino in Siria con i suoi colleghi musulmani e i suoi amici per aiutare i bisognosi". "Questo è stato un atto di pura umanità'", sottolinea la donna.
Gli Stati Uniti non esiteranno ad agire contro i terroristi dell'Isis. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel suo discorso settimanale alla Casa Bianca. Nel corso della passata settimana, ha spiegato, "gli Stati Uniti hanno continuato a guidare i nostri amici e alleati nella strategia per distruggere il gruppo terroristico noto come Isis. La nostra intelligence non ha ancora rilevato trame specifiche di questi terroristi contro l'America. In questo momento, rappresentano una minaccia per il popolo dell'Iraq, la Siria, e per il Medio Oriente. Ma i suoi leader hanno minacciato l'America e i nostri alleati. E se lasciati incontrollati, potrebbero costituire una minaccia crescente per gli Stati Uniti". Così, il mese scorso, "ho dato l'ordine ai nostri militari di cominciare a prendere azioni mirate contro" il movimento terrorista. "Da allora i piloti americani hanno portato più di 170 attacchi aerei contro" di loro, "e la Francia si è ora unita a noi in questi raid aerei".
Ma, ha sottolineato Obama, "non voglio impegnare le nostre truppe in un'altra guerra di terra in Iraq, o in Siria. È più efficace utilizzare le nostre capacità per aiutare i partner sul terreno a garantire il futuro del proprio paese. Useremo la nostra forza aerea, addestreremo e equipaggeremo i nostri alleati. Daremo consigli e aiuti. Questa non è l'America contro l'Isis, ma è il popolo di quella regione e il mondo" contro i terroristi. Nel frattempo, ha dichiarato ancora Obama, "altre nazioni si stanno unendo alla nostra coalizione. Oltre 40 Paesi hanno offerto finora di aiutare nella vasta campagna contro Isis" e questa settimana, alle Nazioni Unite, "continuerò a mobilitare il mondo contro questa minaccia". "Questo - ha concluso Obama - è uno sforzo che solo l'America ha la capacità di condurre. Quando il mondo è minacciato, quando il mondo ha bisogno di aiuto, si chiama l'America".
(RaiGiornaleradio)

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