martedì 16 settembre 2014

Finalmente una buona notizia...La mortalità infantile nel mondo? Dal 1990 è calata della metà...



I dati dell'ONU testimoniano il grande successo dello sforzo a protezione dell'infanzia, ma c'è ancora molto da fare e ci sono ancora milioni di vite da salvare




Numeri trionfali quelli presentati nel rapporto dell’ONU sulla mortalità infantile, calata a livello globale del 49% dal 1990 al 2013, anche se l’obiettivo di una riduzione dei due terzi entro il 2015 sarà mancato.
IRAQ-KURDS-UNREST-DISPLACED
LE BUONE NOTIZIE - Il rapporto «Levels and Trends in Child Mortality 2014» dice che nel 2013 sono morti 6,3 milioni di bambini sotto i 5 anni per cause in gran parte prevenibili. Un calo di duecentomila unità sull’anno precedente e del 49% sul 1990, anno preso come punto di riferimento nella rincorsa ai «Millennium Goals», tra i quali rientra la riduzione dei due terzi della mortalità infantile entro il 2015.
ANCORA UNO SFORZO - Però muoiono ancora diciassettemila bambini al giorno e la morte di buona parte di loro sarebbe evitabile con una spesa minima, come dimostra proprio quello che comunque rimane un grande successo della collaborazione internazionale a tutela dell’infanzia. Il 44% dei bambini morti nel 2013 è spirato entro il primo mese di vita e il dato, in calo in assoluto, ma in crescita come incidenza percentuale perché le altre cause di morte hanno visto ridursi maggiormente il loro impatto, induce gli esperti a mettere ora nel mirino le cure e la prevenzione pre e post natale. Le principali cause di morte sono le complicazizoni pre-parto, seguite da polmonite, complicazioni durante il parto, diarrea e malaria, ma ancora la metà dei decessi sono provocati dalla denutrizione, non solo un problema dell’infanzia, dove però colpisce duro e non richiede un intervento sanitario per essere risolta.
IN AIUTO DELLE PARTORIENTI - Il compito di ridurre le morti legate al parto se lo è assunto l’Every Newborn Action Plan, lanciato quest’anno da OMS e UNICEF, che si propone di azzerare questo tipo di morti entro il 2035, fornendo assistenza sanitaria a puerpere e neonati anche nei paesi che ancora oggi mancano clamorosamente a questo dovere, su tutti India e Nigeria, leader in questa triste classifica che assommano il numero maggiore di morti in fasce (più di un terzo) pur non essendo tra gli otto paesi considerati ad «alta mortalità»: parliamo di Malawi, Bangladesh, Liberia, Tanzania, Etiopia, Timor-Est, Niger ed Eritrea, che hanno elevatissime percentuali di morti tra i nati vivi, superiori al 65 per mille.
CHI VINCE E CHI RIMANE INDIETRO - Dove l’obiettivo per il 2015 è invece stato raggiunto è nell’Asia Orientale, in Nordafrica, in Sudamerica e nei Caraibi, il buco nero rimane nell’Africa sub-sahariana, che pur avendo dimezzato il dato è ancora lontana da risultati accettabili, un bambino nato in Angola ha 84 volte le possibilità di morire prima dei 5 anni di uno nato in Lussemburgo, e le cose peggiorano se vive in una zona rurale o lontana dai centri più attrezzati, problema comune in tutti i paesi.
(Giornalettismo)

Nessun commento:

Posta un commento