martedì 9 settembre 2014

Ebola, che cosa sta succedendo...



di Magdi Abo Abia

Mentre l'Italia fa i conti con il caso sospetto nelle Marche, in Africa Occidentale la situazione è fuori controllo




Cresce l’allarme Ebola in Italia dopo il ricovero di una donna straniera di 40 anni, residente a Civitanova Marche, tornata di recente da un viaggio in Nigeria e che sembra manifesti alcuni sintomi riconducibili alla patologia. La quarantenne, finora ricoverata nell’ospedale della città marchigiana, verrà trasferita all’ospedale Torrette di Ancona. E se il nostro Paese teme la comparsa della malattia, in Africa occidentale l’emergenza sta diventando sempre più problematica.

(Lapresse-AP Photo/Abbas Dulleh)
(Lapresse-AP Photo/Abbas Dulleh)

IL CASO SOSPETTO AD ANCONA - Secondo quanto raccolto da Rainews, la donna soffrirebbe di dolori muscolari, nausea, vomito e febbre di oltre 38 gradi. La notizia ha rialzato nuovamente l’attenzione nel nostro Paese per un eventuale arrivo del virus dall’Africa occidentale. Stefano Vella, direttore del dipartimento farmaco dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), a margine dell’audizione in Commissione Affari Sociali della Camera, ha spiegato che il rischio per il nostro Paese è molto basso sia per la qualità delle nostre strutture sanitarie sia perché il contagio si verifica attraverso il contatto tra malati o con cadaveri.
LA DIFFICILE SITUAZIONE IN AFRICA - La situazione si sta comunque aggravando nella zona dove l’epidemia è nata. La Stampa ha raccolto la voce di Clara Fasson, respobsabile locale di Medici con L’Africa Cuamm, oggi a Pujehun, capitae dell’omonimo distretto rurale a sud della Sierra Leone «Si dice che siamo in guerra ma è peggio, perché qui la gente non ha la possibilità di scappare, non ci si può neppure più muovere da un villaggio all’altro dal momento che per evitare la diffusione dell’Ebola i posti di blocco dell’esercito lasciano passare solo il personale sanitario autorizzato e anche il cibo comincia a scarseggiare». Nel distretto le vittime sono 12 mentre le persone in quarantena sono 240, numeri ristretti rispetto allo stato dell’epidemia nel Paese, con 414 vittime e 1234 casi di contagio.
UNA VITA STRAVOLTA - La donna ha spiegato come il virus abbia cambiato le abitudini delle persone: «Darsi la mano è proibito, chi s’incontra si tiene a distanza, le scuole sono chiuse e ospitano le persone in quarantena, i bambini stanno in casa a far nulla perché quasi nessuno ha la tv. Resiste l’abitudine pericolosissima di mangiare tutti dallo stesso piatto, perfino tra gli operatori sanitari locali, ma la consapevolezza aumenta. La caccia di scimmie e selvaggina è bandita e anche i mercati sono cambiati. Quello del pesce fresco di Gondapi, noto per richiamare commercianti da Liberia e Guinea, è fermo da due mesi. Rimane il mercato di Pujehun dove si trova ancora riso, olio di palma, cipolle, pesce secco e foglia di patata dolce. Ma i prezzi sono già aumentati di una volta e mezzo rispetto a qualche settimana fa perchè non ci si può più spostare e pian piano il cibo comincerà a scarseggiare».
MANCANO LE SCORTE DI ZMAPP - Clara Fasson ha spiegato che in tutta la Sierra Leone sono cinque le strutture sanitarie buone. Le altre sono approssimative e le persone temono di essere isolate con facilità. Per questo tutti restano chiusi in casa, anche le partorienti, ed i bambini non vengono vaccinati. Un altro problema è dato poi dalla sepoltura. Continua la Fasson: «La gente la considera un momento sociale, non accetta che i morti di Ebola siano chiusi in un sacco e seppelliti in zone isolate. All’inizio ci tiravano i sassi, ora meno». Peggiora anche la situazione dal punto di vista medico. Rick Sacra, medico statunitense infettato in Liberia ed ora ricoverato ad Omaha, in Nebraska, non potrà essere curato con il siero Zmapp che ha salvato la vita ai due volontari Kent Brantly e Nancy Writebol, in quanto le scorte si sono esaurite.
LIBERIA SULL’ORLO DEL BARATRO - La difficoltà della situazione è testimoniata anche dall’Oms che ha lanciato l’allarme spiegando che il virus in Liberia è ormai fuori controllo, invitando i paesi partner a prepararsi ad un aumento esponenziale. Secondo quanto riportato dall’Oms «taxi stipati di intere famiglie, con membri che si pensano essere stati infettati dal virus Ebola, attraversano la città alla ricerca di un letto per il ricovero. Ma non ci sono posti liberi». Gli Stati Uniti hanno fatto sapere che manderanno truppe in Africa occidentale per impostare le unità speciali di quarantena in loco, mentre per Ban Ki-moon «L’obiettivo è quello di fermarne la diffusione nei Paesi colpiti entro sei-nove mesi, e prevenire la diffusione internazionale del virus».
LA SPERANZA DEI NUOVI VACCINI - Una speranza potrebbe arrivare dalla medicina. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha presentato otto trattamenti sperimentali e due vaccini da sviluppare per combattere il virus Ebola. I nuovi trattamenti non saranno però disponibili per un uso generalizzato prima della fine dell’anno
(Giornalettismo)

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