mercoledì 20 agosto 2014
Dalla Siria all'Iraq, il dramma dei giornalisti scomparsi nel mondo...
Steven Sotloff, il secondo giornalista nelle mani dei jihadisti (reuters)
Attualmente sono 39 i reporter di cui non si hanno più notizie: oltre la metà nel Paese di Assad, in gran parte prigionieri dei jihadisti dello Stato Islamico. E, come successo ieri con l'uccisione di James Foley, vengono usati per ricattare l'Occidente
Mentre l'Italia attende con speranza il ritorno dei connazionali scomparsi in Siria,vedi Padre Dall'Oglio e le giovani volontarie Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, nel paese tuttora retto da Bashar al-Assad sono decine i giornalisti "missing", dispersi, di cui non si sa più nulla da molto tempo. "Missing" come fino a ieri lo erano James Foley e Steven Joel Sotloff, prima dell'aberrante video dei jihadisti islamici in cui Foley viene barbaramente decapitato. Come spiega il centro studi"Committee to Protect Journalist" (Cpj) non c'è una cifra precisa dei reporter locali e internazionali dispersi in Siria. Ma una cosa è certa: Damasco, al momento, è il paese più pericoloso al mondo per i giornalisti.
"Metà nelle mani dell'Is". Secondo il Cpj, da quando è scoppiata la guerra civile oltre tre anni fa, in Siria sono stati uccisi almeno 69 giornalisti, oltre a Foley. E almeno altri 80 sono stati rapiti. Di questi, stima il Cpj, ancora venti sono tuttora dispersi, nelle mani dei rapitori, o comunque non si hanno più notizie (qui c'è una lista incompleta). Molti di loro sarebbero nelle mani degli efferati miliziani dello Stato Islamico o comunque di altri gruppi estremisti legati all'Is. Diversi giornalisti sono riusciti a fuggire dai loro aguzzini, come di recente Domenico Quirico della Stampa o Anthony Lloyd e Jack Hill del Times di Londra. Diverso destino per molti altri, come la giornalista americana Marie Colvin (anche lei del Times) e del fotografo Remi Ochlik.
(Repubblica.it Esteri)
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