Di Stefano Consiglio
Il 19 Agosto James Foley, un giornalista freelance di 40 anni, venne decapitato dai miliziani dell'IS. La sua colpa? quella di essere un cittadino americano, quindi di appartenere ad una nazione responsabile del bombardamento dello Stato Islamico. In questo i portavoce dell'IS sono stati molto chiari: la guerra santa contro gli infedeli, quindi in primis contro gli americani, ha come bersaglio tutti i cittadini statunitensi, non solo i soldati. Per giustificare questo modus operandi gli jihadisti hanno più volte sottolineato che quando l'America bombarda lo Stato Islamico, non tiene conto della presenza di donne e bambini, quindi di civili indifesi che finiscono per essere vittime collaterali di questo conflitto.
La scelta degli Stati Uniti di non pagare il riscatto di Foley è perfettamente in linea con la posizione ufficiale degli USA che hanno sempre sostenuto che non si deve trattare con i terroristi. Il perché di questa scelta è stato spiegato con chiarezza da David Cohen, sottosegretario al Tesoro per il terrorismo e l'intelligence finanziaria, secondo cui: "Rapire per ottenere un riscatto è diventata la più significativa fonte di finanziamento per i terroristi. Ogni transazione incoraggia un'altra transazione". L'amministrazione americana, in altre parole, ritiene che pagare un riscatto non faccia altro che spingere i terroristi a sequestrate nuovi ostaggi e, spesso, ad aumentare la cifra richiesta per il loro rilascio. Secondo un'indagine compiuta dal Times, nel 2003 i terroristi chiedevano circa 200 mila dollari a ostaggio. Oggi questa cifra è arrivata a quota 10 milioni. La politica europea in materia di ostaggi è del tutto opposta a quella degli Stati Uniti. Molti paesi europei, come l'Italia, la Francia e la Spagna, nel corso degli anni hanno sempre pagato i riscatti richiesti dai terroristi.
A questo punto una domanda sorge spontanea: è meglio trattare con i terroristi oppure mantenere una linea intransigente simile a quella assunta dagli Stati Uniti? Da un punto di vista strategico, senza quindi considerare le implicazioni morali derivanti dal sacrificare una vita umana, la scelta di non trattare è senza dubbio la migliore. Molte organizzazioni terroristiche, infatti, hanno capito che il modo più facile per finanziare le loro attività è quello di sequestrate cittadini occidentali, tenerli in ostaggio per un po' di tempo, infine rilasciarli dietro l'esborso di un ingente riscatto da parte dei loro Governi. La politica del non trattare, nel lungo periodo, spingerebbe i terroristi a considerare anti-economica la cattura e la detenzione di un ostaggio, il che determinerebbe una drastica riduzione dei numeri a cui assistiamo oggi. E' evidente che questa linea teorica rappresenta una magra consolazione per chi, come i genitori di Foley, hanno perso un figlio perché l'America non ha voluto trattare con i terroristi. Come accade sovente, specialmente in guerra, la scelta moralmente più corretta non è purtroppo quella più efficace.
(International Business Times)

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