Rischia di sbarcare da noi: simile alla Sars dilaga in Arabia e Medioriente In Congo casi di febbre emorragica. In Sierra Leone contagiato un inglese
Altro che virus Ebola. A impensierire gli italiani dovrebbero essere piuttosto il coronavirus della MERS (dall'inglese Middle East Respiratory Syndrome) o sindrome respiratoria mediorientale simile al virus della SARS ma più infido perché facilmente trasmettibile e con un tasso di mortalità più alto. «Continua a mietere vittime in Arabia Saudita, in Siria e in Libano dove si concentrano circa due milioni di profughi su quattro milioni di abitanti - dice il prof. Aldo Morrone, direttore dell’ Unità Operativa Complessa di Medicina Preventiva delle Migrazioni, del Turismo e di Dermatologia Tropicale dell’Ifo San Gallicano - Al momento la situazione rimane sotto controllo». La recrudescenza del virus è la conseguenza della guerra che in Siria ha messo in ginocchio il sistema sanitario. Riemergono così le cosiddette malattie dimenicate «che ormai colpiscono due miliardi di persone al mondo - prosegue Morrone - Bisogna investire in maniera strutturale per contrastare queste malattie che provengono dai paesi poveri e dilaniati dalle guerre».
La paura degli italiani degli italiani è che il virus Ebola possa arrivare da noi insieme ai migranti che sbarcano in Sicilia. «Un rischio veramente basso considerato che il Servizio Sanitario Nazionale ha attuato una profilassi capillare. In particolare, le disposizioni impartite a tutti gli operatori sanitari, partecipanti all'Operazione Mare Nostrum, l'utilizzazione dei Dispositivi di protezione individuali (DPI) e la rete di sorveglianza stabilita con i più importanti centri infettivologici italiani e dell' OMS, danno ampie garanzie sulla sicurezza dei nostri cittadini. Attualmente nessun caso di Ebola è stato importato in Europa né tanto meno in Italia».
L’epidemia di Ebola dilaga in Sierra Leone, Guinea e Liberia. Ma è arrivata anche in Nigeria e in Congo. Altri paesi stanno chiudendo le frontiere. «L’epidemia come sempre accade in quell'area africana ha trovato un terreno fertile di diffusione per mancanza di strutture sanitarie e di igiene pubblica. In Africa, ad esempio, non c’è l’usa e getta e il materiale sanitario viene riciclato». Che il contagio non può avvenire attraverso gli sbarchi dei migranti sulle coste dell'Europa lo conferma anche Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’ospedale Spallanzani. «Gli infettati di Ebola non potrebbero sopravvivere in un viaggio simile. Morirebbero prima di imbarcarsi». SpiegaIppolito che lo Spallanzani « ha la più grande struttura di biocontenimento d’Europa e comunque saprebbe come gestire qualsiasi evento».
Ma i rischi sono bassi. «L’Ebola potrebbe arrivare da noi solo rimpatriando un concittadino rimasto contagiato nelle aree in cui l’epidemia è endemica - spiega Ippolito - Ma non ci sarebbe nessun richio per la popolazione in quanto vengono adottate speciali misure precauzionali previste per il rientro». Più o meno quello che succederà nel Regno Unito per accogliere il primo cittadino britannico colpito da Ebola in Sierra Leone. Il Royal Free Hospital a nord di Londra si sarebbe già organizzato per accogliere il paziente. C’è anche il caso della giovane infermiera italiana ricoverata a Istanbul dopo essersi sentita male a bordo di un aereo proveniente dalla Nigeria, con sintomi simili a quelli dell'Ebola. Ma non è sicuro che si tratti di Ebola. Prima della sua partenza le era stata diagnosticata la malaria. Sarà trasferita in Italia? «Non credo - risponde Ippolito - in Turchia è in buone mani e avrà cure dello stesso livello di qualità». Intanto il virus è arrivato pure in Congo. Il ministero della Salute di Kinshasa, in particolare, conferma due casi accertati di Ebola sugli 8 di febbre emorragica su cui sono stati effettuati i test. L’ultima conta dell'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms), oltre alle 1.427 vittime, indicava in 2.600 i casi di contagio. Tre test di Ebola sono stati individuati nell'ospedale di Emergency di Goderich, in Sierra Leone, e trasferiti al centro di trattamento di Kenema.

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