di Khalid Chaouki, deputato Pd
Nessuno potrebbe sostenere il contrario. Pensare solo che tra i tagliatori di teste in Siria e Iraq attualmente ci sarebbe un numero imprecisato di giovani europei, tra cui una quarantina almeno di «italiani», ci spaventa molto. Dopo gli anni difficili del post 11 settembre 2001, siamo di fronte a un’ennesima guerra contro il terrorismo di matrice islamica che si è materializzato, sembrerebbe all’insaputa di tutti, questa volta a pochi passi da noi. Il cosiddetto «Califfato islamico» non si trova nel lontano Afghanistan ma in Iraq e in Siria con già poco timide imitazioni nella vicinissima Libia. Un nuovo esercito, che rispetto ad Al Qaida, riesce a pescare ancora meglio tra le nuove generazioni dell’Islam europeo e statunitense, una generazione di figli di immigrati e convertiti che hanno fallito il loro appuntamento con la piena integrazione nelle loro società di nascita o adozione.
Da giovane musulmano, impegnato in prima fila nella lotta al’integralismo e alla lotta contro le gravissime ambiguità tra alcune organizzazioni islamiche in passato, posso affermare senza esitazione che oggi le moschee non sono più il terminale più importante per reclutare sulla via del «Califfato» i giovani europei. Le moschee in Italia sono da anni sotto un attento controllo da parte delle nostre forze di sicurezza, in una strettissima collaborazione con i gestori di questi luoghi e con i massimi rappresentanti delle organizzazioni islamiche nazionali.
Grazie a questa intelligente strategia, controllo e collaborazione, in Italia si è riusciti finora a risparmiare al nostro Paese casi di attentati terroristici in stile Madrid e anche il proliferare di moschee di chiaro stampo fondamentalista stile Londra. La via italiana alla lotta contro l’estremismo islamico ha puntato sulla valorizzazione delle leadership islamiche moderate attraverso l’importante lavoro avviato anni orsono dal lungimirante ministro dell’Interno Beppe Pisanu e proseguito poi con i ministri Amato e Maroni. Oggi i nuovi centri di reclutamento passano direttamente via Youtube, Facebook e Twitter non più filtrati da Imam o reclutatori che falsificavano documenti a Napoli o Milano. Non abbiamo più Bin Laden, che dalle caverne di Tora Bora, implicava i musulmani ad aggregarsi al Jihad, ma europei che con accento londinese mostrano in video la loro nuova patria nel cuore del “Califfato”. Servirà quindi modernizzare le nostre leggi contro il terrorismo, reclutamento e incitamento anche online, ma soprattutto stringere una rinnovata alleanza con l’islam italiano per avere solo moschee “certificate”, case di vetro senza alcuna ombra ambiguità rispetto alle fonti di finanziamento e alla competenza degli imam.

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