Di Stefano Consiglio
La Commissione Onu di inchiesta sulla Siria ha presentato oggi a Ginevra un report di 45 pagine che accusa sia i miliziani dell'IS che il Governo di Damasco di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il rapporto, basato su 480 tra interviste e ricerche effettuate tra il 20 gennaio e il 15 luglio 2014, annuncia tristemente le immensurabili sofferenze causate alla popolazione civile dalle parti in conflitto.
Il punto 3 del report si concentra sui crimini che hanno colpito la popolazione civile, distinguendoli a seconda che siano stati commessi dal Governo, dai gruppi armati anti-governativi oppure dall'IS (nel report chiamato ISIS).
Per quanto riguarda il Governo esso viene accusato di arresti ingiustificati; torture a danno dei prigionieri; bombardamenti contro la popolazione civile; presa di ostaggi allo scopo di indurre gruppi armati ad arrendersi; violenze sessuali a danno sia di uomini che di donne. L'accusa principale rivolta al Governo siriano rimane comunque quella di aver utilizzato armi chimiche contro la popolazione civile. Nel report, infatti, si legge che: "Forze governative hanno attaccato con bombe al cloro aree abitate da civili, nel periodo compreso tra l'11 e il 21 aprile 2014. Gli operatori sanitari presenti sul territorio hanno riferito di persone curate per sintomi compatibili con l'esposizione ad agenti chimici quali vomito, irritazione agli occhi e alla pelle, problemi respiratori". Il report, infine, accusa Damasco di aver limitato la fornitura di aiuti umanitari e, in certe aree, di aver impedito la consegna di farmaci e di strumenti chirurgici. Anche la libertà di movimento della popolazione è stata ridotta così come la possibilità di accedere agli ospedali.
Anche i gruppi armati anti-governativi, al pari del Governo, si sono macchiati di una serie di crimini contro la popolazione civile. La sommaria uccisione di chiunque venga sospettato di collaborare con il Governo, la presa di ostaggi, il reclutamento di bambini soldato, l'attacco indiscriminato contro aree abitate da civili, sono tutti atti che hanno caratterizzato il modus operandi di questi gruppi.
Il fatto che il report abbia trattato l'IS come gruppo a se stante è già di per se significativo. I miliziani jihadisti, la cui capacità militare è aumentata notevolmente a seguito dell'istituzione del califfato in Iraq, hanno commesso una serie di atrocità esaminate dettagliatamente dalla Commissione dell'ONU. Pubbliche esecuzioni sono diventate un comune spettacolo organizzato il venerdì dagli uomini di al-Baghdadi. L'IS informa i residenti delle esecuzioni che avranno luogo, incoraggiando la partecipazione di tutti, anche dei bambini. Le vittime, accusate di far parte di altri gruppi o di violare il codice penale dell'IS, vengono decapitate oppure uccise con un colpo di pistola alla testa. I corpi vengono frequentemente crocefissi e lasciati per diversi giorni per strada come monito per la popolazione locale. Oltre alle esecuzioni gli islamisti mettono in scena spettacoli medioevali in cui i prigionieri vengono torturati, mutilati, fustigati dinanzi ad una folla costretta ad assistere. Gli uomini vengono frustati se scoperti a fumare o a consumare sostanze alcoliche. La stessa sorte tocca alle donne qualora appaiano in pubblico con il viso scoperto. Anche i sequestri fanno parte della strategia adottata dall'IS per estendere i propri territori. Il 29 maggio, infatti, miliziani jihadisti hanno sequestrato 153 studenti Curdi, di cui attualmente 133 sono ancora nelle mani degli islamisti. Infine il report ricorda il reclutamento di bambini soldato tra le fila dell'IS. Nei vari campi di addestramento ragazzini dai 10 anni in su vengono addestrati nell'uso delle armi, incentivati dalla promessa di ricevere del denaro e indottrinati dai loro istruttori seguendo gli insegnamenti della Jihad. L'accesso agli aiuti umanitari e sanitari, infine, è fortemente limitato dai miliziani i quali hanno anche occupato diversi ospedali, tra cui alcuni ad Aleppo, destinandoli ad una funzione diversa rispetto a quella per cui erano stati creati.
Il report termina con le conclusioni e le raccomandazioni della Commissione dell'ONU. "il conflitto nella Repubblica araba siriana", si legge, " una volta combattuto tra il Governo e un numero limitato di gruppi anti-governativi, si è trasformato in una serie di conflitti paralleli che vedono contrapposti innumerevoli attori. Dal momento che i combattimenti si svolgono nelle aree civili, la possibilità per la popolazione di condurre una vita norma è andata distrutta. Gli eventi recenti hanno evidenziato la necessità di trovare una soluzione politica alla guerra". In ossequio a questo proposito, il report contiene una serie di raccomandazioni indirizzate sia alle parti in conflitto che agli Stati terzi. Tra queste vi è ovviamente quella di conformarsi al diritto internazionale umanitario, garantendo la piena tutela sia dei diritti individuali che di quelli riconosciuti alle formazioni sociali. Tra le misure concrete richieste alla comunità internazionale vi è quella di imporre un embargo sulle armi. Il report, infatti, accusa diversi Stati (di cui non vengono fatti i nomi) di fornire armi o al Governo di Damasco o ai ribelli anti-governativi, favorendo il clima di violenza dilagante nel paese.
(International Business Times)

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