Questo post è decisamente OFF TOPICS ma poco importa e spero possa chiarirvi le idee su cosa sta accadendo. Sono rimasto profondamente colpito dalla scalata al potere di questo gruppo di estremisti islamici (ISIS) che definire composto da terroristi è limitativo.
Bisogna fermali, il prima possibile. ISIS ha ucciso recentemente almeno 500 cittadini yazidi. Tra essi anche donne e bambini che sarebbero stati sepolti vivi. Senza poi parlare di cosa stanno facendo ai cristiani.
Bisogna fermali, il prima possibile. ISIS ha ucciso recentemente almeno 500 cittadini yazidi. Tra essi anche donne e bambini che sarebbero stati sepolti vivi. Senza poi parlare di cosa stanno facendo ai cristiani.
Dice il ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani: «Donne e bambini sono stati sepolti vivi in fosse comuni e trecento donne sono state fatte schiave». (…) « In alcune di queste immagini ci sono file di yazidi uccisi con un colpo alla testa mentre i combattenti dello Stato islamico festeggiano brandendo le loro armi in aria. Questa è una terribile atrocità». (Source)
Pensate che addirittura ISIS considera Al Qaeda un nemico, tanto per capire come sono squilibrati questi pazzoidi musulmani. La cosa che però non mi tornava era un’altra. Come mai Obama ha deciso così, in fretta e furia, di intervenire (giustamente) contro le atrocità di ISIS e non ha fatto nulla per limitare quell’altro grande dramma che è il genocidio in Siria?
Ho trovato questo articolo che vi spiega il tutto. Ovviamente all’interno delle ragioni ci sono i soliti interessi politici, economici e quant’altro.
Ho trovato questo articolo che vi spiega il tutto. Ovviamente all’interno delle ragioni ci sono i soliti interessi politici, economici e quant’altro.
(…) Barack Obama ha infatti cercato di convincere più volte l’opinione pubblica americana e il Congresso a intervenire contro Damasco, senza arrivare a un risultato. Tutto e rimasto fermo. E invece giovedì sera a sorpresa il presidente ha dato il via libera a una serie di raid mirati contro i ribelli sunniti dell’Isis in Iraq (che controllano parte della Siria e sono acerrimi nemici del presidente Bashar al Assad). Con questa mossa, Obama – che aveva messo al centro della sua azione di politica estera la fine della guerra in Iraq – è diventato di fatto il quarto Commander-in-Chief degli Stati Uniti a ordinare un intervento all’interno dei confini iracheni.
Proprio così. E questa cosa non mi tornava più di tanto. O meglio, potevo immaginare ma avevo bisogno di conferme.
Ma quali sono i motivi che hanno portato al fallimento l’interventismo di Obama contro Damasco (quando i morti e l’emergenza umanitaria erano sulle prime pagine di tutti i quitidiani mondiali) e invece hanno gli hanno lasciato carta bianca in Iraq, dove altrettante minoranze religiose e migliaia di civili stanno subendo la violenza dei miliziani dell’Islamic State? Secondo quanto scrive il Washington Post ci sono cinque ragioni.
1. La forte opposizione all’intervento in Siria. Mentre Obama faceva pressioni per dare il via libera al bombardamento, altri Paesi remavano in direzione opposta. Il presidente russo Vladimir Putin – alleato centrale di Assad – era riuscito adirittura a scrivere un editoriale sul New York Times contro l’azione militare (una posizione che oggi appare ridicola dopo l’annessione della Crimea). Dall’altra parte c’era l’Iran, uno dei principali attori della regione e storico alleato della Siria: l’Iran è Sciita e la famiglia Assad è Alawita, una minoranza dello sciismo. A ruota si erano schierati anche i principali Paesi europei, contrari a un coinvolgimento nella crisi di Damasco.
2. L’Isis ha meno “agganci” internazionali rispetto a Damasco. E rappresenta una minaccia per gli Usa. A differenza di Assad i ribelli sunniti hanno pochi alleati importanti a livello internazionale. La Russia e l’Iran non li sostengono. Anche al Qaeda, il gruppo da cui sono nati, in questo momento è un nemico. Anche se si crede che l’Arabia Saudita e il Qatar li finanzi, nessun Paese si opporà agli Stati Uniti. Inoltre Francia e Regno Unito hanno annunciato di volersi unire agli attacchi.
Oltre a questo l’Islamic State sta rimpiazzando al Qaeda e adesso rappresenta la più grande minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti. Ci sono negozi che vendono souvenir dell’Is (come accadeva con l’organizzazione fondata da Osama Bin Laden) e a Londra sono apparse le prime bandiere nere, simbolo del califfato. Infine in un documentario di Vice News uno dei combattenti dice di voler “issare la bandiera di Allah all’interno della Casa Bianca”.
Oltre a questo l’Islamic State sta rimpiazzando al Qaeda e adesso rappresenta la più grande minaccia per la sicurezza degli Stati Uniti. Ci sono negozi che vendono souvenir dell’Is (come accadeva con l’organizzazione fondata da Osama Bin Laden) e a Londra sono apparse le prime bandiere nere, simbolo del califfato. Infine in un documentario di Vice News uno dei combattenti dice di voler “issare la bandiera di Allah all’interno della Casa Bianca”.
Meno agganci, meno inciuci, quindi più facili anche da combattere. Sono ribelli indipendentisti. Loro contro tutti. E stanno diventando il “Nuovo che avanza”, il peggio del peggio. VAnno fermati, E subito. E se volete vedere i video citato nell’articolo QUESTO E’ IL LINK ma vi avverto, andateci cauti. Sono immagini MOLTO FORTI.
3. Chi è il nemico ora, Assad o i ribelli? Nei tre anni di guerra in Siria i ribelli hanno subito una profonda metamorfosi. Ora a combattere contro Assad sono perlopiù forze islamiste (Isis e al Qaeda comprese) che vorrebbero creare uno Stato fondato sulla Sharia all’interno della nazione. Gli Stati Uniti più volte hanno dichiarato di aver inviato aiuti solo ai ribelli moderati. Ma in molti oggi si chiedono che fine abbiano fatto, in una realtà governata da gruppuscoli di dubbia provenienza. Inoltre l’esempio della Libia post Gheddafi – ricaduta nel caos settario e in mano a fazioni di ribelli islamisti – è un campanello d’allarme per tutti, continua il Washington Post.
Ecco la risposta che aspettavo. Se si interviene in Siria, si sostiene…chi?
4. I raid aerei limitati potrebbero essere la soluzione. La situazione attuale nel nord del’Iraq, e in particolare nella regione curda, mette in luce come un intervento militare limitato potrebbe avere un grande impatto. L’Isis pur avevendo mostrato una grande tattica militare negli ultimi mesi è invece del tutto incapace di contrastare gli attacchi aerei. Inoltre da tempo sia il governo centrale di Baghdad che le autorità curde chiedono a Washington un intervento. A differenza della Siria, la crisi irachena si è espansa in breve tempo all’esterno dei confini.
Out of control. Mentre la questione Siriana resta all’interno di un perimetro, ISIS si sta espandendo a macchia d’olio nel nome di Allah, portando distruzione ed atrocità assurde.
5. (…) Nella città assediata di Erbil ci sono ancora centinaia di militari e civili americani. La metropoli è la capitale del Kurdistan iracheno, regione alleata di Washington. C’è infine un altro elemento da non sottovalutare, scrive il Washington Post: molti dei problemi dell’Iraq sono legati alla guerra contro il regime di Saddam Hussein nel 2003. In molti pensano che questo caos interno sia stato creato in parte anche dagli Stati Uniti, che adesso devono cercare un modo per risolverlo.(America24)
ISIS figlio della rivoluzione post Saddam Hussein? Sono molto sincero con voi, di certo non sono un esperto sull’argomento, ma ho solo una grande certezza. Andare a rompere certi equilibri che si erano generati in certi stati (come in Egitto, Libia e Irak) ha generato delle problematiche pazzesche e potenzialmente ingestibili. Poteva starci la difesa del Kuwait, invaso dall’Irak, ma tutto il resto doveva essere gestito molto meglio. Come dice l’articolo, una crisi dovuta proprio anche dall’interventismo USA e che quindi gli stessi USA ora sono chiamati a risolvere. Ma non sarà per niente facile.
STAY TUNED!
(intermarker and more)

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