domenica 10 agosto 2014

Iraq, yazidi in fuga dal massacro...



L'Isis prosegue la sua offensiva nel Nord del Paese. In 20 mila riescono a scappare. Papa Francesco: «No alla guerra in nome di Dio». Mogherini: «Stiamo valutando iniziative anche non civili».



Non c'è pace per le minoranze cristiane, curde e yazide in Iraq. L'offensiva degli islamisti dell'Isis nel nord del Paese ha costretto alla fuga migliaia di persone.
Ultimi in ordine di tempo 20 mila yazidi, intrappolati da giorni sui monti di Sinjar. A riferirlo l'Afp. I combattenti curdi intanto hanno annunciato di aver aperto un primo corridoio di fuga.
PAPA: NO ALLA GUERRA NEL NOME DI DIO. La volontà da parte degli estremisti dell'Isis d'istituire un grande califfato a danno delle altre popolazioni ha suscitato la ferma reazione del papa: «Non si porta l'odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!».
Mentre il ministro degli Esteri Federica Mogherini rispondendo a una domanda su un possibile coinvolgimento militare italiano in Iraq ha annunciato di star «valutando una serie di altre iniziative in questi giorni che non riguarderanno probabilmente soltanto il ministero degli Esteri ma potranno riguardare anche quello della Difesa». 
I CURDI CI CHIEDONO AIUTO MILITARE. «Sono misure che stiamo valutando insieme al ministero della Difesa e alla presidenza del Consiglio dei Ministri», ha proseguito Mogherini. «Sono stata a lungo al telefono con il presidente curdo Barzani l'altro ieri, che mi rappresentava la necessità di avere una forma di cooperazione non soltanto sul versante civile». È chiaro, ha aggiunto Mogherini, «che c'è bisogno di una mobilitazione internazionale». Devono essere «i ministri degli Esteri dell'Unione europea, non i livelli diplomatici, che pure sono bravissimi e ottimi, a prendersi le responsablità politiche» per le numerose crisi in atto «attorno ai confini dell'Europa», ha proseguito Mogherini, soprattutto, bisogna capire soprattutto «quali pressioni politiche, quali azioni comuni si possono fare insieme», ha aggiunto.
Usa e Russia pronti a sostenere i curdi, Gb e Francia danno aiuti umanitari

Dopo la decisione di Barack Obama di bombardare l'Iraq con i droni per evitare «un genocidio», il 9 agosto il segretario di stato, John Kerry, ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo russo, Sergei Lavrov e si sono detti d'accordo sulla necessità di sostenere le forze di sicurezza irachene e le forze curde contro l'Isis.
La Francia ha inviato il ministro degli Esteri Laurent Fabius sul posto a coordinare le proprie operazioni di aiuti umanitari. E il 10 agosto anche la Gran Bretagna ha cominciato a paracadutare i primi aiuti umanitari alle popolazioni in Iraq minacciate dall'avanzata dei jihadisti nel nord Iraq: lo ha detto oggi un portavoce del ministero dello Sviluppo internazionale confermando così le indiscrezioni pubblicate dalla Bbc online. Due aerei Hercules C130 sono partiti il 9 agosto dalla base di BrizeNorton (centro) con un carico di viveri oltre a tende da campeggio e filtri per l'acqua e lampade a energia solare. Ibeni sono stati paracadutati sul monte Sinjar, dove sono intrappolati migliaia di Yazidi, perseguitati in Iraq dai miliziani islamici che li ritengono miscredenti per la fede che professano.
LA TURCHIA SI TIRA FUORI. Il ministro della difesa turco Ismet Yilmaz ha invece escluso l'ipotesi di raid di Ankara contro gli jihadisti dello Stato Islamico (Isis). Secondo la stampa turca Yilmaz ha inoltre indicato che la Turchia per ora non ha offerto un appoggio logistico agli Usa.
Yilmaz ha ricordato che l'Isis ha preso in ostaggio in giugno 49 diplomatici e loro familiari nel consolato generale turco di Mossul. «Non possiamo agire altrimenti» ha precisato. Per noi la sorte degli ostaggi «è più importante di tutto il resto» ha affermato il vicepresidente del partito islamico Akp del premier Recep Tayyip Erdogan Mehmet Ali Sahin.

Domenica, 10 Agosto 2014
(Lettera 43)

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