mercoledì 20 agosto 2014

Foley, gli Stati Uniti tentarono un blitz in Siria per liberarlo...





All’inizio dell’estate un’incursione di un team delle forze speciali, con l’appoggio
di aerei e droni in un’area non precisata. Gli ostaggi non erano in quel nascondiglio

di Guido Olimpio
ASHINGTON - All’inizio dell’estate gli Usa hanno lanciato un’operazione segreta per liberare alcuni ostaggi americani in Siria, tra loro c’era anche James Foley, il giornalista decapitato dall’Isis. Ma la missione è fallita perché i prigionieri degli estremisti erano stati probabilmente trasferiti in un’altra località. I primi e scarni dettagli della missione sono stati rilevati nella notte tra mercoledì e giovedì da fonti del Pentagono.
Le forze speciali
L’incursione è stata condotta da un team delle forze speciali, con l’appoggio di aerei e droni, in un’area non precisata del territorio siriano. I commandos, trasportati da alcuni elicotteri, hanno raggiunto a piedi l’obiettivo e hanno ingaggiato un combattimento con una formazione di terroristi dell’Isis. Secondo la versione ufficiale nella battaglia sono stati uccisi diversi militanti e un soldato americano ha riportato ferite leggere.
Notizie non accurate
I soldati americani erano convinti di poter trarre in salvo Foley ed altri ostaggi, ma le informazioni passate dagli informatori non erano accurate. I prigionieri non si trovavano in questo nascondiglio. Eseguito un rapido controllo dell’area il team delle forze speciali è ripartito.
La ricostruzione della Casa Bianca
Sempre stando alla ricostruzione la Casa Bianca ha autorizzato l’operazione sulla base di dati raccolti dall’intelligence. C’erano indicazioni che Foley e gli altri fossero trattenuti in una base dell’Isis, ma evidentemente il «quadro» non era completo o preciso.
Intervento «segreto»
La fallita azione di salvataggio racchiude due elementi. Il primo è la conferma che gli Stati Uniti hanno schierato uomini sul terreno in Siria, uno scenario sempre escluso dal presidente. Anche se è stata più volte segnalata la presenza di elementi delle forze speciali al fianco di alcune brigate ribelli. Il secondo è la predilezione della Casa Bianca per questo tipo di interventi «segreti» rispetto a quelli più massicci. Sotto la gestione Obama è cresciuto in modo evidente il ricorso ai droni per eliminare i terroristi e l’impiego delle unità scelte.


(Corriere della Sera Esteri)

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