domenica 24 agosto 2014

"Zone d'ombra" dell'Ebola impediscono di fermare l'epidemia, dice l'OMS...





L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o in inglese WHO) ha affermato venerdì che la presenza di "zone d'ombra" - regioni in Paesi colpiti dall'Ebola non sono raggiungibili da medici e da personale sanitario - e la conseguente incompletezza dei report stanno danneggiando gli sforzi di stimare la dimensione dell'epidemia.

«Molte famiglie nascondono i propri cari infetti nelle proprie case. Dato che non c'è una cura per l'Ebola, alcuni credono che gli infettati debbano morire nel conforto delle proprie case» ha scritto l'OMS in un comunicato. «Nei villaggi rurali i cadaveri sono sepolti senza notificare il personale medico, senza indagini sulle cause del decesso. In alcuni casi gli epidemiologi che sono andati in quei villaggi e hanno contato il numero di nuove tombe quale crudo indicatore di casi sospetti».
L'agenzia delle Nazioni Unite per la salute ha aggiunto che "la mancanza di staff e veicoli adeguati" hanno contribuito alla creazione di numerose zone d'ombra dove un certo numero di casi sospetti di Ebola non sono stati analizzati.
«In parti della Liberia sta avvenendo un fenomeno che non è mai stato visto in un'epidemia di Ebola. Non appena viene aperta una nuova struttura per il trattamento della malattia, essa viene immediatamente riempita di pazienti, molti dei quali non erano stati identificati in precedenza. Questo fenomeno suggerisce che ci siano casi "invisibili", di pazienti che non sono stati registrati dal sistema di sorveglianza» ha spiegato l'OMS.
L'OMS ha inoltre affermato che gli epidemiologi in Sierra Leone e Liberia stanno lavorando fianco a fianco con altre agenzie, compresi Medici Senza Frontiere (MSF) e il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie degli Stati Uniti (CDC), per produrre "stime maggiormente realistiche" e preparare strategie per combattere la malattia nei prossimi sei-nove mesi.
«Questo implica più medici, medici liberiani, più infermiere e più equipaggiamento» ha spiegato David Nabarro, coordinatore delle Nazioni Unite per l'Ebola, durante il suo viaggio in Liberia, secondo quanto riportato dai media. «Questo significa pure, ovviamente, che serve più staff internazionale» ha aggiunto.
1427 persone sono morte e 2615 sono state infettate dal virus da quando l'epidemia è stata confermata per la prima volta lo scorso marzo, secondo le ultime stime rilasciate dall'OMS venerdì. Tra le nazioni colpite dall'Ebola nell'Africa occidentale, quella che ha pagato il dazio maggiore è la Liberia, con oltre mille casi e oltre seicento morti riportati sinora.

(International Business Times)

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