E’ guerra, ed è una guerra contro i civili. I radi israeliani che stanno colpendo la Striscia di Gaza in due giorni hanno causato la morte di decine di persone, molte delle quali donne e minori. A sua volta Hamas – il movimento politico militare che governa ls Strisca – ha risposto riusciti a raggiungere località anche a un centinaio di chilometri di distanza. L’Iron dome, lo scudo antimissilistico a disposizione di Israele ha bloccato solo una parte dei razzi diretti soprattutto contro Ashdod, Ashkelon e anche Tel Aviv.
Dalla guerra di parole e di minacce si è dunque rapidamente passati alla guerra vera. Israele sostiene che Hamas usi i civili come scudi umani. Una versione che non regge di fronte alla geografia: Gaza è di fatto una striscia di terra sovrappopolata stretta tra il mare e una zona ‘rossa’ a ridosso del confine con Israele: difficile evitare che ci siano vittime civili quando si usa l’artiglieria pesante.
A corroborare l’ipotesi che l’escalation in corso sia affatto finita sono le parole del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il richiamo di 40.000 riservisti dell’esercito israeliano. Mark Regev, portavoce di Netanyahu, ha detto che l’esercito si sta muovendo “per smantellare la macchina da guerra di Hamas” e ha respinto l’ipotesi di un cessate-il-fuoco che consentirebbe ad Hamas di riorganizzarsi. Il portavoce di Hamas, Abu Obeida, ha invece detto accusato Israele di aver violato la tregua mediate dall’Egitto nel 2012: “Di fronte a questa aggressione il nemico sionista non può sognare calma e stabilità”.
(Atlas)
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