lunedì 28 luglio 2014

Oltre la Guerra Santa: cosa significa e cos'è il Jihad...





Di Luca Lampugnani 
Largamente utilizzato per descrivere e classificare le azioni dei militanti estremisti dell'Islam, l'ampiezza di significato del termine Jihad è tuttavia sconosciuto a molti. Quest'ultimo, globalmente pressoché ignorato fino all'11 settembre del 2001, quando è diventato di uso comune anche fuori dal mondo arabo in seguito al dirottamento di alcuni aerei di linea utilizzati come 'ariete' per l'abbattimento delle Torri Gemelle di New York, è fin troppo spesso legato a doppia mandata alla sua accezione più diffusa e stereotipata, quella cioè di 'Guerra Santa'.
Una semplificazione, una scorciatoia intrapresa soprattutto all'Occidente, dove in seguito al disastro di Ground Zero, apripista per una serie di altri attentati in tutto il mondo (Londra 2005, ad esempio), la lotta al terrore ha dato vita ad una diffusa islamofobia che, nello stesso calderone, ha gettato estremisti e non.
Nelle prossime righe cercheremo di tracciare una cartina al tornasole sul Jihad, uscendo dall'oscurantismo del significato univoco del termine e fornendo una sorta di mappa per comprendere perché, volendo tracciare un parallelo con i giorni nostri, Jihad non è necessariamente sinonimo di ISIS.

Cosa significa Jihad?

Jihad, che deriva dalla radice araba J-H-D, può essere tradotto come "sforzo". Tuttavia, tanto per avere un'idea della polisemia del termine, basti pensare che questo presenta già differenze tra la sua definizione letterale e quella coranica. Nel primo caso, per Jihad si intende appunto lo sforzo necessario a raggiungere un obiettivo, mentre nel secondo si fa specifico riferimento alla fatica e all'impegno, interiore e materiale (riferimento al denaro), per la causa di Dio.
All'interno di quest'ultima interpretazione, inoltre, si possono ulteriormente distinguere tre diversi significati:
  • Jihad come lotta spirituale al fine di vivere nel migliore dei modi la fede islamica;
  • Jihad come lotta per costruire una buona società musulmana;
  • Jihad come atto 'militare', concesso però dalle sacre scritture islamiche del Corano solo come difesa del popolo musulmano.
Come è facile intuire, in nessuna di queste definizioni rientra il concetto di 'Guerra Santa' come in Occidente il Jihad è stato dipinto per anni, simil crociata al contrario, conflitto volto a convertire tutto il mondo (gli infedeli) all'Islam attraverso la spada. Al contrario, come già specificato, il Corano pone la difesa del popolo, della comunità e di ogni musulmano come base fondamentale di ogni azione militare. In questo senso, infatti, l'uso della forza è consentito per autodifesa, per proteggere la libertà dei musulmani a praticare la loro fede, dall'oppressione e da eventuali tiranni, per punire un nemico che rompe un giuramento e come risposta ad un torto subito.
Al contrario, invece, un'azione militare volta alla costrizione della conversione - "non vi sia costrizione nella religione", recita il Corano nella seconda Sura, al versetto 256 -, alla conquista di altre nazioni per colonizzarle, alla conquista di uno o più territori per avere un guadagno economico o alla prova di forza di un leader, non può essere considerato, e non deve essere definito, Jihad.

Che differenza c'è tra Jihad maggiore e Jihad minore?

Alla luce di tutto quanto scritto fin'ora, è necessario inserire un'ulteriore distinzione all'interno dei significati di Jihad. Secondo alcune interpretazioni del Corano, che è giusto ricordare sono tutt'oggi oggetto di dibattito, il Profeta Maometto ha definito come 'maggiore' il Jihad spirituale, interiore. 'Minore', in questo senso, è invece considerato il Jihad militare (alle regole, ovviamente, che abbiamo già visto qualche riga sopra).

Jihad maggiore

Questo altro non è, tenendo a mente la definizione di "lotta spirituale al fine di vivere nel migliore dei modi la fede islamica", che la messa in pratica dei cinque pilastri dell'Islam: recitare le preghiere (Namaz), effettuare il digiuno durante il Ramadan (Sawm), praticare la testimonianza di fede (Shahada), fare elemosina (Zakat) e compiere il pellegrinaggio verso La Mecca almeno una volta nella vita (Hajj). Altre vie per compiere il Jihad maggiore, inoltre, possono essere lo studio continuato dei testi sacri, fino ad impararli a memoria, il perdono di un torto, partecipare attivamente alla comunità, smettere di fumare e così via.

Jihad minore

Come è stato già specificato, questo è certamente l'aspetto più militare e violento del significato di Jihad. In questo senso è certamente una 'Guerra Santa', da non confondere però con la definizione Occidentale di quest'ultima. A tal proposito, infatti, va considerato che ci sono regole ben precise e difficilmente evadibili che regolano la Jihad offensiva:
  • Deve essere proclamata da un leader religioso
  • Deve essere sempre difensiva, quindi è la controparte a dover cominciare le ostilità
  • Gli innocenti non devono essere uccisi
  • Prima di giungere al conflitto, ogni altra strada pacifica deve essere tentata;
  • Donne, bambini e anziani non devono essere feriti o uccisi
  • È vietato avvelenare i pozzi d'acqua (sorta di primitiva guerra chimica)
  • Le donne non devono essere violentate
  • Non devono essere recati danni alle proprietà altrui (case ecc)
  • I nemici devono essere trattati con giustizia
Prendendo in considerazione questi punti, appare assolutamente evidente quale differenza abissale scorra tra il Jihad 'minore' inteso dal Corano e dalle parole di Maometto, e l'azione militare offensiva che vari gruppi, da Boko Haram all'ISIS, stanno conducendo nei loro rispettivi Paesi.

Jihad sessuale, cos'è?

Scoppiata principalmente nel 2013, la Jihad sessuale - come è stata definita dai media Occidentali - riguarda l'invio di donne da un Paese pan-arabo a militanti (soprattutto presunti tali, come abbiamo visto in precedenza) jihadisti. Tuttavia il Corano non prevede assolutamente questo aspetto del Jihad, e anzi condanna duramente l'adulterio e la prostituzione.
Eppure si tratta di una realtà che negli scorsi mesi, soprattutto dalla Tunisia, è stata sollevata a gran voce. In sostanza donne non sposate vengono persuase a raggiungere le zone dei conflitti per congiungersi, tramite contratto, ai militanti estremisti, diventando quindi 'mogli' provvisorie sfruttate, ovviamente, come oggetti sessuali. Dopo aver occupato le pagine dei giornali l'anno scorso, la questione è tornata di scottante attualità con la formazione del califfato tra Iraq e Siria da parte dell'ISIS. Quest'ultimo, in un recente comunicato - questi sono da prendere sempre  e comunque con una certa cautela, con un gran numero di falsi in rete -, ha infatti richiesto l'invio delle ragazze non ancora sposate nel califfato, esortandole a "fare la loro parte" e annunciando che i trasgressori, o chi si rifiuterà, sarà punito ai sensi della Sharia.
Ad ogni modo, come per le azioni violente di Al Qaeda e affini, questo non ha nulla a che vedere con l'Islam, il Corano e la definizione, come abbiamo visto di Jihad. Al contrario i comportamenti di questi militanti, evidentemente interessati al controllo del territorio, mantenendo alta la pressione, violano numerose regole del Jihad, così come calpestano alcuni dei fondamenti base del testo sacro: ad esempio, al versetto 32 della quinta Sura, riferendosi all'episodio di Caino e Abele, si legge che "chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità".

(International Business Times)

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