venerdì 25 luglio 2014
Repubblica Centrafricana: nella guerra civile lo stupro è un’arma...
Secondo l’Unicef, solo a giugno ci sono stati 700 casi di donne o bambini violentati, ma la maggior parte degli episodi non viene neppure denunciata. Il governo e le ong non hanno soldi per gestire l’assistenza medica e psicologica necessaria
25 luglio 2014 - In esclusiva da News from Africa
NAIROBI – La violenta guerra civile nella Repubblica Centrafricana ha causato l’allontanamento di migliaia di persone, mettendo maggiormente a rischio le donne e i bambini. Come accade spesso durante le guerre, le parti in conflitto usano lo stupro come arma: molte donne e bambini sono stati stuprati, lasciando cicatrici permanenti nelle loro esistenze. Nonostante la pratica continui, il governo e numerose ong che supportano donne e ragazze vittime di violenza sessuale, non hanno le risorse per contrastare il fenomeno.
Nemmeno la capitale del paese Bangui ha abbastanza cliniche per gestire casi di violenza sessuale. “Servizi come assistenza psicologica per traumi ed assistenza medica sono pochi e distanti fra loro. Non siamo in grado di prenderci cura delle donne e ragazze che ne hanno bisogno”, ha affermato Elisabeth Roesch, coordinatrice di emergenza al Comitato Internazionale di Soccorso (Irc).
Agenzia giornalistica
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La ong ha aperto due centri dove piú di 600 vittime di stupro vengono per ricevere assistenza. Armel Yangba, medico della clinica Padre Pio nella periferia di Bangui, afferma che “le nonne vengono violentate di fronte ai propri nipoti e le bambine di fronte ai propri genitori. Molte donne sono state stuprate da diversi uomini e alcune più di una volta”. Ed ha aggiunto: “In mezzo a quelle persone c’è una bambina che ha solo 7 anni. Crediamo sia stata violentata”.
Nonostante le risorse limitate, la clinica offre esami psichiatrici e medici e test per malattie sessualmente trasmesse e per gravidanze. La clinica potrebbe fare di più con più fondi. “Con le scarse risorse che abbiamo, facciamo il possibile perché tutti quelli che vengono qui ricevano assistenza”, ha affermato Yangba.
Mentre le vittime in Bangui ricevono una qualche forma di assistenza, la situazione fuori dalla capitale rimane sconfortante. Ci sono pochissimi programmi che forniscono supporto per la violenza di genere. La presenza di molte milizie armate peggiora soltanto la situazione. “Le donne e le ragazze vivono con la paura costante di venire violentate. Se i combattimenti continuano, non c’è speranza per loro di vivere in pace” afferma Roesh.
Secondo l’Unicef, ci sono stati più di 700 casi di stupro a giugno contro i 300 dello scorso dicembre. A peggiorare le cose, le vittime di stupro devono affrontare lo stigma e la discriminazione delle comunità. In queste circostanze, la maggior parte delle violenze non viene denunciata.
(Traduzione di Sara Marilungo)
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(Non in Mio Nome)
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