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"Cristo santo", dice Jacob (Philip Seymour Hoffman) davanti alle vetrate dell'appartamento dell'amico. Sotto di lui, un cantiere gigantesco, illuminato perennemente dalle luci spettrali e bluastre dei riflettori.
"Già", risponde Barry (Frank Slaughtery), sedendosi sul davanzale e guardando sconsolato verso il cratere dove, fino a qualche mese prima, svettavano le Torri Gemelle.
"Il New York Times dice che qui l'aria è malsana"
"Ah, sì? Beh, vaffanculo il Times, io leggo il Post. La sanità dice che è buona"
"Qualcuno racconta balle"
Risate sommesse.

La scena è tratta da La 25ª ora, un film di Spike Lee del 2002 considerato (a ragione) tra le sue opere migliori. È la prima volta che le cineprese di Hollywood filmano il vuoto di Ground Zero. Il critico cinematografico Mick LaSalle ha scritto, a tal proposito, che "La 25ª ora è l'unico, grande film a fare i conti con la tragedia dell'11 settembre. È un documento storico urbano, proprio come Roma Città Aperta di Rossellini, filmato subito dopo l'occupazione nazista di Roma".
Sono passati quasi tredici anni, ma quel dialogo è tornato improvvisamente d'attualità. Aveva ragione Jacob, qualcuno raccontava balle. A dare la notizia (più di 2500 persone che hanno lavorato nella zona del World Trade Center hanno il cancro) stavolta non è il New York Times, ma il New York Post, il giornale letto dallo strafottente Barry.
Il World Trade Center Health Program è un centro di assistenza sanitaria, voluto dalla presidenza Obama, che fornisce prestazioni mediche a tutte le persone coinvolte negli attentati terroristici dell'11 settembre (incluso quello al Pentagono e l'aereo schiantatosi aShanksville, in Pennsylvania).
AgoraVox)
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