Di Luca Lampugnani
Quando sono passate poco più due settimane dall'avvio di Protective Edge, una dall'invasione via terra di Tel Aviv nella Striscia di Gaza, alcuni aspetti della crisi del Medio Oriente rimangono ancora nell'ombra. Benché sia infatti sacrosanto mantenere monitorato il bilancio delle vittime, siano esse palestinesi o israeliane, sono in pochi coloro che guardano oltre le cifre e i numeri, soffermandosi su ciò che i combattimenti serrati, i raid di Israele e i razzi di Hamas, causano (al di la del bagno di sangue) ad una regione senza pace.
Ad esempio, riporta The Middle East Eye, non sono poche le preoccupazioni riguardo un possibile down, nei prossimi giorni, dell'intera rete telefonica cellulare nella Striscia. Gestita sostanzialmente dalla Palestine Cellular Communications Company (Jawwal), unica compagnia che fornisce rete per i cellulari nei territori dell'Autorità Palestinese, questa ha già subito nei giorni scorsi tutte le conseguenze del conflitto, tra centraline danneggiate, altre distrutte, e intere zone, conseguentemente, impossibilitate all'accesso. In totale, in tutto il territorio, Jawwal ha dislocate 328 stazioni operative. Di queste, 120 sono state costrette a chiudere momentaneamente i battenti a causa della mancanza di carburante per l'alimentazioni, mentre una decina sono state colpite dai raid dell'Esercito d'Israele. Le restanti, alcune delle quali alimentate ad energia elettrica o con una sorta di batteria, sono messe in ginocchio a causa dei continui blackout e delle interruzioni di corrente. Non stupisce, date le premesse, che in tutta la Striscia a funzionare siano solo il 10% delle centraline, all'incirca una trentina.
Fino a questo momento, secondo alcune stime della compagnia, i danni inferti alla rete della Jawwal non sono lontani dai 4 milioni di dollari - durante il conflitto del 2008-9 superarono i 7 milioni di dollari -, cifra che comunque rischia di essere destinata a salire. Il punto è che quest'ultima, che paga i civili e le famiglie affinché accettino di installare le antenne sui tetti delle proprie abitazioni, nella maggior parte dei casi potrebbe riparare l'attrezzatura, o comunque rimontarla. Va da se, però, che i continui bombardamenti mettono in difficoltà tali operazioni.
Come spiegato da Younier Abu Samra, direttore della Palestine Cellular Communications Company, nei giorni scorsi ben il 25% della rete cellulare è letteralmente andata fuori uso, crollata (da cui il termine 'down') per via dei "danneggiamenti alle strutture, demolite o compromesse, che ospitavano le antenne della Jawwal sui loro tetti". E la situazione, nei prossimi giorni, sembra destinata a peggiorare. A titolo preventivo, infatti, la compagnia ha avvertito tramite sms i proprio clienti che nell'immediato futuro il servizio potrebbe essere completamente oscurato - nonostante lo stesso Samra abbia scongiurato questo scenario, almeno fino a quando non saranno colpite altre centraline e ripetitori -, eventualità che, se confermata nei fatti, "contribuirà alla grave crisi umanitaria" in corso, dichiara al The Middle East Eye Abdelnasser Abueloun, giornalista televisivo palestinese - anche per i reporter locali, spesso fonti di ciò che accade, privi degli accessi satellitari di cui sono forniti gli operatori dei grandi media internazionali, la perdita della rete telefonica cellulare sarebbe un problema da non sottovalutare, possibile causa di un down anche dell'informazione.
Il perché, è presto detto: come esempio, infatti, pensare ad una tecnica israeliana di cui già abbiamo parlato sulle pagine di IBTimes, il roof knocking, che consiste in una voce registrata che, telefonicamente, avverte i civili le cui case stanno per essere bombardate. Benché bollato da più parti come fittizio accorgimento umanitario, senza una rete funzionante a Gaza questa tecnica non potrà avere alcun effetto. Tuttavia, anche altri aspetti vanno sottolineati. Rimanendo nell'ambito dell'umanitario, l'assenza di rete potrebbe significare impossibilità nel chiamare i soccorsi durante i raid, o nel contattare la propria famiglia. In questo senso, già isolati a causa tanto del conflitto quanto del blocco imposto da Israele, i civili palestinesi sprofonderebbero in un abisso ancora più buio.

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