Di Stefano Consiglio
Esattamente 96 anni fa Nelson Mandela nasceva a Mvezo, un piccolo villaggio situato lungo le rive del fiume Mbashe, nella parte sud-orientale del Sudafrica. A partire dal 2009 il 18 luglio ha assunto un importante significato a livello internazionale. L'Assemblea generale dell'Onu, infatti, come riconoscimento per l'enorme contributo fornito da Madiba alla diffusione della cultura della pace, ha istituto proprio in questo giorno il Nelson Mandela Day. Lo scopo di questa celebrazione è non solo di spingere le persone a ricordare la vita del Presidente sudafricano, ma anche ad imitarlo agendo direttamente per la pace.
Ma chi era Nelson Mandela, e perché ha deciso di dedicare la sua vita alla lotta contro il razzismo?
Nelson Mandela nacque il 18 luglio 1918 da una famiglia di sangue reale di etnia Xhosa. Dopo aver completato la scuola metodista, Mandela si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza che seguì prima a Fort Hare poi a Johannesburg. Durante i suoi studi il giovane Mandela entrò in contatto con una serie di membri dell'African National Congress (ANC).
Estremamente contrariato per la vittoria all'elezione del 1948 del Fronte Nazionale, partito razzista fondato nel 1914 da un gruppo di nazionalisti afrikaner, negli anni successivi il futuro Presidente del Sud Africa estremizzò le proprie posizioni. Nel 1961 Mandela fondò l'MK, comunemente noto come "lancia delle nazioni", ala militare dell'African National Congress. Questo movimento venne istituto a seguito del massacro di Shaperville del 21 marzo 1960, quando una manifestazione pacifica antiapartheid si trasformò in un bagno di sangue con la polizia che aprì il fuoco sulla folla uccidendo 72 persone. In quel momento Mandela e gli altri membri dell'African National Congress decisero che la semplice protesta non violenta non era più sufficiente, era necessario colpire il Governo con atti di sabotaggio e di guerriglia.
Nell'Agosto del 1962 Mandela venne arrestato con l'accusa di aver viaggiato illegalmente all'estero (Madiba era appena tornato da una lunga missione in Africa e in Europa) e di aver incitato la popolazione nera a compiere attività sovversive. Condannato inizialmente a 5 anni di reclusione, nel 1964 la sua pena venne trasformata in una condanna a vita ai lavori forzati. A seguito di questo secondo processo, in cui non solo Mandela ma l'intero stato maggiore dell'ANC venne condannato, Madiba fu trasferito nel carcere di massima sicurezza di Robben Island dove trascorse 18 dei 27 anni passati in prigione.
Nonostante la durissima vita condotta da Mandela a Robben Island, che nel corso della detenzione si ammalò anche di tubercolosi, il suo atteggiamento rispetto a quello che veniva visto dall'ANC come il "nemico bianco", era molto diverso rispetto agli altri membri del suo partito. Madiba, infatti, sviluppo in carcere una coscienza pacifista che lo spinsero tra l'altro ad imparare l'afrikaans, allo scopo di comunicare con coloro che lo avevano condannato. Celebre la frase con cui Mandela spiegava ai suoi il perché di questa scelta: "Se parli a una persona in una lingua che conosce parli alla sua testa; se gli parli nella sua lingua, parli al suo cuore".
Mentre è in prigione la fama di Mandela cresce esponenzialmente, trasformandolo nel simbolo della lotta al razzismo. La sua popolarità è tale che nel 1985 il Presidente Sud Africano, Pieter Botha, gli offre la grazia in cambio della rinuncia alla lotta armata. Mandela rifiutò l'offerta e rimase in carcere. I contrasti fra il National Party e l'African National Congress continuarono ininterrottamente fino al 1989 quando Frederik Willem De Klerk venne eletto presidente del Sud Africa. De Klerk si rendeva conto che la sopravvivenza del Sud Africa dipendeva dalla fine delle discriminazioni. Avviò subito dei negoziati con i principali partiti anti-apartheid e il 2 febbraio del 1990 annunciò la legalizzazione dei partiti politici d'opposizione, che erano stati dichiarati fuori legge con il Suppression of Communis Act del 1950. Tra questi partiti era compreso, ovviamente, l'ANC il cui leader storico, Nelson Mandela, venne liberato di prigione il 10 febbraio del 1990 dopo ben 27 anni di reclusione. Nel maggio dello stesso anno iniziarono i colloqui tra l'ANC e il Governo che portarono, nel giro di un mese, alla cessazione dello stato di emergenza e all'abolizione della legge che prevedeva la distinzione del popolo sudafricano in razze.
Nonostante le forti resistenze sia degli estremisti bianchi, riuniti nel Fronte di Resistenza Afrikaner, sia degli esponenti più radicali dei partiti anti-apartheid, in particolare del Partito Inkata per la Libertà, i negoziati tra ANC e Governo portarono nel dicembre del 1993 al varo di una costituzione provvisoria che indiceva le prime elezioni democratiche, fissate per il 27 aprile del 1994. Le elezioni del 1994 determinarono la schiacciante vittoria dell'ANC con il 62,65% dei voti. Da allora, l'ANC ha governato e governa ininterrottamente il Paese. L'anniversario delle elezioni del 27 aprile viene celebrato come un giorno festivo per il Sud Africa, noto come Festa della Libertà.
Tra il 1994 e il 1999 Nelson Mandela adottò una serie di politiche volte a consolidare la stabilità della società sudafricana, ancora fortemente instabile a causa dei lunghi anni trascorsi sotto il regime del Fronte Nazionale. Nel 1999 Mandela abbandonò la carica di Presidente ma continuò ad agire per la pace, viaggiando in tutto il mondo e ottenendo innumerevoli onorificenze. Nel 2004 Madiba, ormai ottantacinquenne, dichiarò di volersi ritirare a vita privata. Da quel momento le sue apparizioni furono sporadiche e si limitarono a qualche intervento in occasione di cerimonie pubbliche, tra cui il mondiale di calcio disputato in Sudafrica nel 2010.
Il 5 dicembre 2013, dopo una serie di ricoveri dovuti ad una grave infezione polmonare, Madiba morì nella sua casa a Johannesburg. Venne sepolto nel cimitero della cittadina di Qunu, dove Mandela trascorse la sua infanzia.
Nonostante la sua morte, Mandela ha lasciato una grande eredità composta non solo delle parole incise nei suoi libri, ma anche da un esempio che tutti dovrebbero seguire onde garantire la diffusione della cultura della pace. Mandela usava dire: "Quello che conta nella vita non è il mero fatto di aver vissuto. Il significato della nostra vita, infatti, dipenderà dai cambiamenti che abbiamo portato nella vita degli altri". Un messaggio la cui attualità, dato il numero di conflitti interetnici combattuti ogni giorno, è davvero disarmante.
(International Business Times)

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