Studentesse rapite da Boko Haram il mese scorso nel Nord della Nigeria
Stragi di civili e villaggi distrutti nel Nord del Paese, dove l’insurrezione armata degli islamisti ha provocato un bagno di sangue. Sconcerto per l’incriminazione di alcuni ufficiali dell’esercito, accusati di fornire armi e informazioni ai miliziani
di Sonia Grieco
Roma, 4 giugno 2014, Nena News – Non si fermano gli attacchi di Boko Haram nel Nord della Nigeria. Sono decine le vittime dell’ultima offensiva del gruppo islamista, che negli ultimi giorni ha fatto strage nello Stato settentrionale del Borno ed è ritenuto responsabile del rapimento, il mese scorso, di circa 200 ragazze, oltre che dei recenti attentati dinamitardi nella capitale, con decine di vittime.
Almeno cinque villaggi sono finiti nel mirino dei miliziani negli ultimi giorni. Secondo quanto riportato dalla Bbc, il 2 giugno è stato attaccato il villaggio di Attagara, al confine con il Camerun: gli uomini di Boko Haram, fingendosi militari, hanno radunato gli abitanti in una chiesa e hanno aperto il fuoco sulla folla uccidendo circa trenta persone. Le case del villaggio sono state saccheggiate e almeno sei persone sono state rapite. Una sorte simile è toccata ad altri centri abitati del Borno. E domenica scorsa una bomba in uno stadio di calcio a Mubi ha fatto almeno 40 morti. Le incursioni del gruppo armato non si fermano da giorni e la zona è sfuggita al controllo dell’esercito nigeriano che non riesce a proteggere la popolazione, nonostante l’imposizione un anno fa dello stato di emergenza in tre Stati del Nord (Borno, Adamawa ,Yobe) e il massiccio dispiegamento di forze sul territorio. Dall’inizio dell’anno sarebbero almeno duemila le vittime negli attacchi e negli scontri tra miliziani ed esercito.
Il governo di Abuja fatica a contrastare l’insurrezione armata della milizia capeggiata da Abubakar Shekau, personaggio a metà tra un guerrigliero e un imam, che ha lanciato una “guerra santa” per bandire ogni traccia della cultura occidentale nel Paese e imporre una rigida versione della sharia (Boko Haram tradotto dalla lingua hausa significa “l’educazione occidentale è vietata”) alle popolazioni. La storia delle 200 studentesse rapite per essere vendute come concubine o schiave ha fatto riaccendere i riflettori su un conflitto che ha radici nelle divisioni etniche e religiose della società nigeriana -tra un Nord musulmano con ampie sacche di povertà e un Sud cristiano più ricco- e sta facendo tremare un Paese povero, sebbene ricco di risorse: è il maggiore produttore di petrolio del continente.
E non aiuta la risposta delle autorità all’offensiva, talvolta violenta quanto quella dei miliziani, con violazioni del diritto internazionale da entrambe le parti. Nonostante le promesse, il governo non è ancora riuscito a riportare a casa le studentesse rapite e continuano le manifestazioni pacifiche nella capitale. Intanto, la stampa nigeriana ha dato notizia della collaborazione di alcuni membri delle Forze armate con gli islamisti, attivi soprattutto nelle regioni nord-orientali: una decina di ufficiali sarebbero finiti davanti alla Corte marziale, sarebbero stato giudicati colpevoli di avere passato informazioni sui movimenti dell’esercito e di avere fornito armi al gruppo sospettato di legami con Al Qaeda nel Maghreb (AQIM) e inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche dagli Stati Uniti. Notizia smentita dalle Forze armate, ma accolta con soddisfazione, invece, dal ministro dell’Interno, Abba Moro, che in una dichiarazione in netto contrasto con quelle dell’esercito ha parlato di un segnale importante ai militari. Reazioni confuse e contraddittorie su Boko Haram che non aiutano a fermare il conflitto. La milizia jihadista ha lanciato la lotta armata nel 2009, con l’intento di fondare uno Stato islamico al Nord, ed si è guadagnata l’attenzione internazionale con l’attentato suicida del 2011 al quartier generale dell’Onu ad Abuja.
Il bagno di sangue provocato da Boko Haram minaccia la stabilità della Nigeria, segnata da una lunga storia di golpe, di regimi militari, di rivalità etniche-religiose e da un presente di corruzione, povertà, disparità sociali, violenze che acuiscono il risentimento della popolazione, soprattutto nel più povero Nord, contro il governo centrale e creano consenso intorno ai miliziani. Nena News

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