L’Isis ricostituisce il califfato dall’Iraq alla Siria. Israele appoggia i curdi. Papa Francesco invita al dialogo.
La notizia rischia di destabilizzare tutto il Medio Oriente e ha riportato la memoria all’anno 1924 quando è crollato l’impero Ottomano Il portavoce dei jihadisti dell’Isis (l’organizzazione ha assunto da ieri la nuova denominazione di Stato Islamico) Abu Mohammad al - Adnani ha comunicato in un audio su internet che si è avverato “il sogno di tutti i musulmani” perchè, al termine della riunione del consiglio dello Sato islamico, è stato ricostituito il regime politico del Califfato che si estende tra il nord della Siria a partire dalla città di Aleppo fino a quella di Diyala situata nell’Iraq orientale.
La nuova organizzazione politica sarà guidata da un Califfo riconosciuto dai musulmani di tutto il mondo, lo sceicco Abu Bakr al – Baghdadi, che ha già giurato fedeltà al nuovo stato. Il ministero della Difesa iracheno ha riferito che la Russia ha inviato al suo paese cinque aerei da guerra (altri ne arriveranno prossimamente) da utilizzare contro l’avanzata degli estremisti. Baghdad ha anche annunciato che Tikrit, la città natale di Saddam Hussein, è nuovamente sotto il controllo delle forze governative dopo una battaglia contro gli jihadisti che ha provocato circa un migliaio di morti e la fuga di moltissimi residenti.
I qaedisti hanno giustiziato ad Aleppo, in Siria, otto miliziani per poi esporre i loro cadaveri su croci di legno. Lo scenario geopolitico, dopo quanto è accaduto ieri, potrebbe ulteriormente complicarsi dato che Israele ha affermato di volere “costruire una barriera di sicurezza anche ad est” da Eliat fino a quella già edificata sulle alture del Golan e creare una coalizione di forze regionali moderate che contengano da un lato gli estremisti sunniti legati ad Al qaeda e dall’altro gli sciiti sostenuti dall’Iran (con cui il governo di Tel Aviv non è proprio in buoni rapporti).
Un grosso problema potrebbe emergere in futuro per la decisione del premier israeliano di sostenere pure la realizzazione di uno stato indipendente nel Kurdistan iracheno nonostante la contrarietà della Turchia (paese membro della Nato) che vedrebbe minacciati i propri confini e quella degli Stati Uniti che puntano all’integrità territoriale dell’Iraq.
La situazione complessiva rischia di aggravarsi anche a causa delle forti tensioni di queste ore tra israeliani (appoggiati storicamente dagli Usa) e palestinesi. Il Medio Oriente potrebbe incendiarsi dato che gli iraniani e i siriani sostengono alcune organizzazioni palestinesi come Hezbollah e i governi di Teheran e Damasco (considerati ostili dall’occidente) godono, a loro volta, di una stretta alleanza militare ed economica con la Russia.
Il rischio che il corso degli eventi possa andare fuori controllo è molto alto perché potrebbero generarsi alcuni scontri militari diretti o indiretti tra grandi potenze come gli Stati Uniti e il Cremlino (essi purtroppo continuano ad avere molte divergenze sui principali temi di politica estera) dal momento che queste zone sono ricche di risorse, come il petrolio, che interessano loro e gli altri big della comunità internazionale.
Papa Francesco, durante l’ angelus di ieri, ha pregato con i fedeli presenti in piazza san Pietro per il popolo iracheno e ha espresso la propria vicinanza alle famiglie delle vittime ricordando a tutti che “il dialogo è l’unica via per la pace”.
(Blasting.news)

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