mercoledì 25 giugno 2014

Alleanza tra Isil e Fronte Al Nusra ai confini della Siria...





Superando vecchie rivalità, hanno stretto alleanza a Bukamal, località al confine tra Iraq e Siria, i combattenti sunniti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil) e quelli del Fronte Al Nusra, ramo siriano di Al Qaeda.
Lo hanno annunciato fonti locali della società civile e difensori dei diritti umani, tra cui l’Osservatorio siriano dei diritti umani (Osdh), precisando che è stato il Fronte Al Nusra ad “inclinarsi”. Il patto tra i due gruppi, entrambi nati sotto l’ala di Al Qaeda in Iraq ma poi diventati rivali in Siria, è stato stretto mentre l’Isil sta guadagnando terreno anche nella provincia di Deir Ezzor, nell’est siriano. Nel contempo, dall’inizio del mese di giugno, gli insorti dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante hanno avuto la meglio sulle forze armate irachene, assumendo il controllo di ampi territori nel nord e nell’ovest del paese, dove è più forte la presenza sunnita.
Rami Abdel Rahmane, direttore dell’Osdh, avverte che quest’alleanza “provocherà nuove tensioni con altri gruppi ribelli”, in particolare quelli che controllano la zona di Bukamal, ma anche “problemi con le tribù locali che potrebbero non accettarla”. In Siria l’Isil controlla già la provincia di Raqqa (nord) e in parte quelle di Hassaka (nord-est) e Deir Ezzor. Dallo scorso gennaio più di 6000 persone sono rimaste uccise in queste tre regioni.
A complicare ulteriormente il quadro iracheno e regionale la conferma del ministro dell’Interno tunisino Lofti Ben Jeddou: in base a dati ufficiali, 2400 tunisini combattono in Siria dal 2011 e ora anche in Iraq, nei ranghi dei gruppi estremisti. L’80% di loro fa parte dell’Isil e l’altro 20% di Jabat Al Nusra.
Intanto il primo ministro iracheno, lo sciita Nouri Al Maliki, che stamattina ha escluso la possibilità di formare un governo di unità nazionale, ha messo in guardia la classe politica da ogni tentativo di “sfruttare l’offensiva degli insorti sunniti per marginalizzarmi”. Nonostante le critiche aperte degli Stati Uniti nei confronti del capo del governo iracheno, da ieri sono operativi a Baghdad i primi 40 militari, su un totale previsto di 300, a sostegno del potere.

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