lunedì 21 aprile 2014
Cabilia: 14 soldati uccisi dai qaedisti nell'Algeria che ha appena rieletto...
Passata indenne attraverso le rivoluzioni della Primavera Araba, l'Algeria continua ad essere teatro di attentati, in particolare in Cabilia. Ritratto di un Paese di trentenni che ha eletto un presidente di 77 anni, dipendente dagli idrocarburi e ancora segnato dai 200 mila morti della guerra civile
AlgeriaPrima delle elezioni che per la quarta volta lo hanno portato al vertice dell’Algeria, il presidente Abdelaziz Bouteflika aveva dovuto cancellare un comizio in Cabilia a causa delle violenze che infiammavano questa regione montagnosa a maggioranza berbera, culla della resistenza dai tempi della conquista francese fino alla rivolta del 2001, con oltre cento morti a seguito dell’uccisione di uno studente per mano della gendarmeria.
L'imboscata qaedista: 14 soldati morti
E ieri notte – per l’ennesima volta e due giorni dopo le presidenziali – la Cabilia, è stato teatro di un attentato terrorista: 14 militari algerini sono stati uccisi in un’imboscata, l’ennesima operazione di al Qaeda nel Maghreb islamico. Il bus militare è stato colpito da una raffica di colpi: undici soldati sono morti subito, tre poco dopo, per le ferite.
La Cabilia come rifugio islamista
La settimana scorsa, in questo continuo scontro tra ribelli ed esercito governativo, erano stati i militari ad avere la meglio: le agenzie di stampa locali parlano di due terroristi uccisi vicino al villaggio di Kouku. Episodi che raccontano come la Cabilia sia il luogo dove si rifugiano i militanti islamisti, oggi come ieri. Si concentrarono qui, infatti, i militanti del FIS, il Fronte Islamico di Salvezza, dichiarato fuori legge dopo aver vinto, nel 1991, le prime elezioni multipartitiche dell’Algeria, annullate con un colpo di stato dall’esercito (formato dai ranghi del Fronte di Liberazione Nazionale) che voleva evitare la deriva islamista del Paese. E’ il giorno zero di una guerra civile che in dieci anni ucciderà quasi 200 mila persone.
Perchè l'Algeria non ha avuto la sua primavera
Ed è proprio la memoria del cosiddetto decennio nero degli anni Novanta una delle ragioni per cui l’Algeria non è stata toccata dalle Primavere Arabe. A pesare anche il timore di una virata islamista – che pare oggi giustificato dai risultati elettorali nella regione – ma soprattutto alcuni tratti caratteristici del sistema politico algerino:la scarsa diffusione di network portavoce delle primavere come Al Jazeera, la “contrattazione autoritaria” di Bouteflika - fondata sulla redistribuzione delle rendite di gas e petrolio e sul contenimento del dissenso con il trasferimento allo Stato dei costi legati all’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari - e la dipendenza da petrolio e gas (vitale per l'Italia, che importa dall'Algeria il 35% del metano, soprattutto a seguito della crisi ucraina). Senza dimenticare le eccellenti abilità di mediatore del presidente.
I timori e i rapporti di forza dietro la rielezione di Bouteflika
E così – a 77 anni, sfibrato da un ictus e in sedia a rotelle – Bouteflika è stato rieletto per la quarta volta al vertice di un Paese dove i trentenni sono i due terzi della popolazione. Invano, il movimento Bakarat (“abbastanza”) aveva organizzato, contro la sua rielezione, manifestazioni pacifiche per tutta l’Algeria che ha votato con i seggi protetti dai militari. Ha vinto ancora, nel 2014 resta in sella l’ultimo Raiss dietro cui, al comando della potentissima Direzione Informazioni e sicurezza, c’è il generale Mohamed Medieni, noto come Toufik, la mente dietro la repressione anti-islamista del 1992 dopo la vittoria inaspettata del Fronte di Salvezza Islamico. Quel bagno di sangue che gli algerini hanno impresso nella memoria e che vogliono evitare, quella pagina di storia che Bouteflika ha girato assicurando la tranquillità: uno status quo che, in mancanza di alternative, è l’unico a poter garantire
(Rai News )
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