lunedì 28 aprile 2014

Sud Sudan e la sua guerra di cui nessuno parla...





Sono centinaia i civili morti che si possono contare in diversi villaggi del Sudan, dove una guerra civile sta imperversando da mesi. I ribelli non hanno pietà per nessuno, quando arrivano in un villaggio che non li appoggia, la scena è sempre la stessa: diventerà, nel giro di pochi  minuti, in un deserto. Anzi, un cimitero.
ribelli, inoltre, sono spronati dai messaggi diffusi attraverso le onde radio, che grazie ai ripetitori possono essere ascoltati in tutto il Paese. Tali messaggi istigano i ribelli a violentare le donne di etnia diversa, oltre a incentivare i massacri e cacciare dalle città coloro che non hanno la loro stessa religione.
A sostenere i massacri è il portavoce dei ribelli, Lul Ruasi Koang, che si mostra soddisfatto della pulizia etnica che si sta susseguendo, e che ha portato la morte di duecento persone, il doppio sono i feriti. I ribelli non si fermano davanti a niente, assalendo moschee, ospedali, uccidendo anche donne e bambini che cercano solamente un posto dove rifugiarsi, lontano dalle sparatorie e dalle bombe.
L’unica via di salvezza è essere dell’etnia Nuer, la stessa dei ribelli, che vengono semplicemente scortato in zone sicure, mentre gli altri verranno massacrati. A contrastare i ribelli Nuer, capeggiati dall’ex Presidente del Sud Sudan Riek Machar, i fedeli al Governo dell’attuale Presidente Salva Kiir. Entrambi, però, non vedono una via diplomatica possibile per interrompere la guerriglia, se non la lotta armata.
di Alessandro Bovo

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