martedì 29 aprile 2014

Iraq: sangue sulle elezioni politiche...





L’ultimo attacco in ordine di tempo, con due ordigni fatti esplodere vicino a un mercato ortofrutticolo a Saadiyah, città a 140 chilometri a nord est di Baghdad, ha provocato almeno 11 morti e diversi feriti. Ieri 57 le persone uccise di cui una trentina a Khanaqin, città del Kurdistan iracheno, in un’azione kamikaze rivendicata dallo Stato islamico dell'Iraq e del Levante, gruppo legato ad al Qaeda. Il voto del 30 aprile un referendum pro o contro il premier in carica, lo sciita Nouri al Maliki


La violenza assassina è la vera protagonista della vigilia delle elezioni politiche in Iraq del 30 aprile che si prefigurano sempre più come una sorta di referendum sul premier in carica, lo sciita Nouri al Maliki, che coinvolge 22 milioni di elettori chiamati alle urne. I morti negli attentati in diverse parti del Paese si contano a decine. L’ultimo attacco, in ordine di tempo, a Saadiyah, città a 140 chilometri a nord est di Baghdad, è costato almeno 10 vite umane falciate dall’esplosione di due ordigni piazzati vicino a un mercato ortofrutticolo nei pressi della città.
Ieri, una trentina le vittime a Khanaqin, nel Kurdistan iracheno, causate da un kamikaze che si è fatto esplodere in mezzo a un gruppo di curdi che festeggiavano l'apparizione in una tv locale del presidente dell'Iraq Jalal Talabani, anch'egli curdo, che si trova in Germania dal 2012 per ricevere cure mediche. L’attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico dell'Iraq e del Levante, gruppo legato ad al-Qaeda. La rivendicazione è stata fatta su uno dei profili Twitter usati dal gruppo, ma la sua autenticità non è stata appurata, benché il suo stile sia simile a quello di altre fatte in passato e confermate.
La tornata elettorale alle porte per il rinnovo del Parlamento iracheno costituirà un passaggio chiave per il futuro del paese mediorientale. Il voto di mercoledì sembra profilarsi come una sorta di referendum nei confronti del premier, lo sciita Nouri al Maliki, emerso negli ultimi anni come vero protagonista della vita politica. La sua coalizione, ‘Stato di diritto’, include 12 tra partiti e movimenti, tra cui il ‘Dawa’ guidato dallo stesso Maliki, l'’Organizzazione Badr’, il Blocco indipendente del vice premier Hussein al Sharistani, e altre formazioni minori.
La lotta al terrorismo è uno dei temi su cui Maliki ha più insistito in campagna elettorale. Gli avversari politici del capo del governo, sia nell'universo sunnita che in quello sciita, accusano Maliki di aver contribuito al degenerare della situazione a causa delle politiche settarie e di accentramento del potere poste in essere dopo aver assunto la guida dell'esecutivo di Baghdad. Oltre ai continui attentati in praticamente tutte le regioni del Paese, la principale emergenza è costituita dall'avanzata delle milizie qaediste dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isil) nella regione a maggioranza sunnita di al Anbar, al confine con la Siria.
Il fronte politico sunnita appare, anche per una sorta di disaffezione nei confronti delle dinamiche politiche di Baghdad, non meno coeso di quanto non fosse in occasione delle precedenti tornate elettorali. I sunniti accusano Maliki di aver condotto negli ultimi anni una sistematica campagna di "desunnificazione" dell'Iraq. I partiti sunniti non sono riusciti tuttavia a coordinarsi per consentire la nascita di un forte movimento dell'opposizione, in particolare a causa dei diversi orientamenti ideologici e delle aspirazioni politiche individuali.
Rispetto alle scorse elezioni parlamentari, mancherà una forte coalizione quale ‘al Iraqiya’. Il movimento di Allawi, ribattezzato Wataniyya, concorrerà alla competizione elettorale da solo, così come faranno i suoi ex alleati sunniti: è il caso del presidente del Parlamento, Osama al Najafi, leader del movimento Mutahhidun, e del blocco Arabiyya del vicepremier Saleh al Mutlaq.
Le autorità irachene hanno annunciato la chiusura dello spazio aereo in vista delle elezioni parlamentari di mercoledì. Lo spazio aereo, fa sapere il governo, sarà riaperto soltanto dopo la chiusura dei seggi mercoledì sera. La decisione fa parte di una serie di misure di sicurezza adottate in vista del voto, il primo dal ritiro delle truppe statunitensi dal Paese. L'intera settimana delle elezioni è stata dichiarata infatti festa nazionale, in modo da svuotare le strade e permettere alle forze dell'ordine di raggiungere rapidamente i luoghi di eventuali attacchi. A Baghdad in vigore il divieto per 24 ore di uso di veicoli a motore fino a mercoledì sera. Le autorità temono soprattutto che militanti sunniti possano prendere di mira seggi elettorali.
(Rai Giornaleradio)

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