Decine di migliaia di cristiani hanno abbandonato
la città di Mosul, nel Nord-Ovest dell'Iraq dopo che lo Stato Islamico di Abu Bakr al Baghdadi, autoproclamato Califfo Ibrahim, ha emanato l'editto per cui i nasrani (nazareni: cristiani in arabo, Ndr) avrebbero dovuto convertirsi all'Islam, pagare la tassa degli infedeli (la ğizya, che per le famiglie più agiate può arrivare anche a duemila dollari, una cifra altissima a Mosul oggi) o lasciare la città. La decisione doveva arrivare entro sabato scorso e così le famiglie caldee e assire, che da secoli abitano la piana di Nineveh, hanno abbandonato case e terreni alle milizie dell'Isis. Sulla porta delle loro case campeggia una "n" che sta appunto per Nasrani, mentre su quella degli shabak e dei turkmeni, due minoranze di Mosul in prevalenza sciite, è stata dipinta la "r" di rafidah, ossia i takfiri (gli infedeli, Ndr) e i loro discendenti che rifiutarono di riconoscere l'autorità di Abu Bakr, suocero di Maometto e primo Califfo dopo la sua morte.
Nel mirino dei fondamentalisti dell'Isis sono finiti anche gli yazidi, etichettati come "adoratori del diavolo", che in massa stanno lasciando Mosul. Sulle case di queste minoranze è rimasta la scritta "proprietà dello Stato Islamico", mentre le famiglie stanno affluendo nella vicina Regione autonoma del Kurdistan. Sul loro percorso i profughi si imbattono in diversi checkpoint dove vengono derubati dei soldi e degli averi salvati dalle case abbandonate. Anche gli altri musulmani sono stati costretti a pagare una tassa, la zakāt, imposta per aiutare i più poveri.
Mosul e la sua provincia sono cadute nelle mani dell'Isis il 10 giugno scorso. Nonostante al Baghdadi avesse assicurato alle minoranze una tranquilla convivenza, poco dopo sono iniziati i rapimenti e le persecuzioni. I cristiani, gli yazidi e i curdi sono stati allontanati dal posto di lavoro nei pubblici uffici mentre i soldati sciiti, yazidi e turkmeni hanno dovuto lasciare l'uniforme per non essere rapiti o uccisi.
I negozianti cristiani hanno ricevuto la visita degli esattori che chiedevano il pagamento di una tassa o intimavano di chiudere il negozio. Il 29 giugno i miliziani dell'Is hanno rapito due suore e tre bambini da un orfanotrofio e li hanno tenuti prigionieri per 15 giorni. Nello stesso periodo la sede dell'arcivescovado caldeo è stata bruciata e altri sei siti cristiani sono andati distrutti. La tomba di un musulmano venerato dagli abitanti di Mosul è stata chiusa (in quanto solo Allah può essere venerato) e circa 13 moschee sciite sono state rovinate.
In tutto questo la società civile irachena non è rimasta a guardare. Sulle mura di Mosul e sulle porte segnate dalla "n" è apparsa la scritta "siamo tutti cristiani". Lo slogan è arrivato anche nella capitale Baghdad dove nella chiesa di San Giorgio cristiani e musulmani hanno sventolato cartelli con lo stesso slogan cantando insieme l'inno nazionale iracheno. Sui social network è stato lanciato l'hastag "im_iraqi_im_christian" ("io sono iracheno, io sono cristiano") per raccogliere le foto di tutti coloro che stanno esprimendo solidarietà ai cristiani.
Andrea Milluzzi, L'Huffington Post

Linda Dorigo
La chiesa caldea di Palestine Street, a Baghdad. Fra il 2005 e il 2010 la popolazione cristiana irachena si è drasticamente ridotta per gli attentati e le persecuzioni. Il muro che circonda la chiesa è stato eretto dopo un attacco suicida che causò la morte di due persone. Baghdad, Iraq. Ottobre 2012.
Linda DorigoUna donna cristiana nella casa di Jaramana, sobborgo di Damasco. La guerra siriana va avanti da più di tre anni e ha causato più di 6 milioni e mezzo di sfollati. I cristiani di Homs, Adra, Maaloula e Hama cercano rifugio nella capitale e chiedono protezione all'esercito e al governo di Bachar al Asad. Damasco, Siria. Gennaio 2014
Linda DorigoLa statua della Madonna nel cimitero di Smakieh, nel Sud della Giordania. Nel regno hashemita la convivenza interreligiosa è ottima, ma la percentuale dei cristiani è in costante diminuzione, perché preferiscono raggiungere i familiari all'estero cercando una migliore e più tranquilla condizione di vita. Smakieh, Giordania. Aprile 2013
Linda DorigoLa celebrazione del giorno di San Marone, patrono dei maroniti nella cattedrale di Beirut, capitale del Libano. In Libano i cristiani sono circa il 35% della popolazione e secondo l'accordo di Taif che pose fine alla guerra civile si spartiscono a metà con i musulmani incarichi istituzionali, posti in Parlamento e impieghi pubblici. Beirut, Libano. Marzo 2012
Linda DorigoUna milizia di volontari cristiani pattuglia il quartiere del Patriarcato greco-ortodosso di Damasco. Per aiutare l'esercito lealista i giovani dei quartieri cristiani della capitale siriana hanno formato ronde armate per garantire la sicurezza nei quartieri. Damasco, Siria. Gennaio 2014.
Linda DorigoUn nuovo monastero in costruzione nel deserto vicino a Deir Abou Hennes. Nell'Alto Egitto i cristiani sono stati ripetutamente attaccati dai fondamentalisti islamici dopo l'elezione di Muhammed Mursi e dei Fratelli Musulmani. Con il ritorno al potere della giunta militare e di al Sisi, l'atmosfera per i copti egiziani è migliorata. Deir Abou Hennes, Egitto. Luglio 2012.
Linda DorigoUna macchina si ferma davanti alle rovine di Gaza city. Nel novembre 2012 l'operazione Pillar of Defense dell'esercito israeliano ha bombardato la capitale della Striscia. Circa 2.000 cristiani vivono ancora a Gaza, stretti fra la povertà, l'impossibilità di uscire e le imposizioni del governo di Hamas. Gaza City, Gaza Strip. Gennaio 2013.
Linda DorigoQaraqosh, Telskuf e al Qosh sono villaggi della Piana di Nineveh nel Nord-Ovest dell'Iraq contesi fra Baghdad ed Erbil, capitale della Regione autonoma del Kurdistan. Data la vicinanza con Mosul i cristiani di Qaraqosh hanno organizzato delle ronde, pagate dal governo curdo, per prevenire gli attacchi degli estremisti. Qaraqosh, Iraq/regione del Kurdistan. Novembre 2012.
Linda DorigoIl quartiere di al Kassa, a Damasco, ospita migliaia di sfollati cristiani dalle altre città siriane. La donna giunta da Adra, a 40 km dalla capitale, sta raccontando le violenze dei miliziani dello Stato Islamico e della Jabat al Nusra a cui ha assistito. Damasco, Siria. Gennaio 2014.
Linda DorigoVakifli Koyu è l'ultimo villaggio armeno della montagna del Mussa Dagh, in Turchia. Nel 1915 i Giovani Turchi progettarono e misero in atto il genocidio delle minoranze cristiane, armena e assira, dalla Turchia. Oggi solo 150 persone vivono ancora a Vakifli Koyu. Vakifli Koyu, Turchia. Agosto 2013.
Linda DorigoUna famiglia di copti di Asswan, nell'Alto Egitto. Nella città meridionali i cristiani raccontano i soprusi dei fondamentalisti che con rapimenti e violenze cercano di sposare le donne cristiane per convertirle all'Islam. Asswan, Egitto. Luglio 2012.
Linda DorigoUna messa fra gli olivi di Beit Jala, villaggio cristiano vicino a Betlemme. Il governo israeliano progetta la costruzione di una nuova porzione di muro fra le colonie di Ghilo e Arghilo che distruggerebbe la piantagione di olivi, base dell'economia di Beit Jala. Betlemme, Cisgiordania. Gennaio 2013.
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