Di Luca Lampugnani
Non accenna a placarsi l'ennesima crisi israelo-palestinese, in corso ormai da poco meno di due settimane. Giorno dopo giorno il numero delle vittime, la maggior parte delle quali palestinesi, sale vertiginosamente. Stando alle agenzie nelle ultime ore l'IDF, Israel Defense Forces, avrebbe bombardato l'ospedale Al Aqsa nella città di Deir el-Balah, al centro della Striscia di Gaza. Il bilancio, attualmente, parla di 5 morti e di una ventina di feriti, numeri che comunque potrebbero salire nelle prossime ore.
Tuttavia, uno dei momenti più bui di questa rinata violenza è stato toccato domenica: durante i bombardamenti e le relative offensive, infatti, sono morti più di 100 palestinesi e 13 militari d'Israele, un'operazione che è stata definita un vero e proprio "massacro" dal presidente palestinese Abu Mazen. Dall'inizio delle ostilità tra Tel Aviv e i militanti di Hamas, scatenate dal rapimento e dall'uccisione prima di tre giovani israeliani e poi, come probabile vendetta, di un ragazzo palestinese, le vittime del conflitto sono state 508 tra gli abitanti della Striscia, in gran parte civili. Dall'altra parte della barricata, invece, i morti sarebbero 18 tra i membri dell'Esercito israeliano e 2 civili.
Nel frattempo, ad una settimana dalla fallita mediazione per una tregua sponsorizzata dall'Egitto, rifiutata all'ultimo da Hamas, la comunità internazionale esce da un colpevole silenzio continuato dall'8 luglio. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, infatti, su richiesta della Giordania, ha effettuato una riunione straordinaria a New York da cui è emersa una perentoria richiesta di cessate il fuoco immediato, con il Segretario Generale Ban Ki-moon che ha bollato come una "atrocità" la giornata di sangue di domenica e, in generale, la brutalità del conflitto. In queste ore, inoltre, il Segretario di Stato USA John Kerry è atteso al Cairo, dove cercherà di pianificare con l'Egitto una nuova proposta di tregua.

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