martedì 8 luglio 2014

Caos nel mondo islamico, allarme Onu “La nostra risposta dev’essere politica”....





Il vice-segretario dell’Onu Eliasson analizza i rischi della regione tra Iraq e Siria:
«Potrebbe vincere il terrorismo, ma per adesso non prevediamo alcuna azione»

LETIZIA TORTELLO

«Siamo molto preoccupati per quel che accade nel mondo islamico, tra Iraq e Siria. C’è un forte rischio che l’estremismo terroristico prenda il sopravvento, in una situazione fuori controllo». Il vice segretario delle Nazioni Unite, Jan Eliasson, in visita a Torino per un forum dell’Onu sui cambiamenti mondiali, parla di Medio Oriente e non nasconde la sua apprensione per la crescita in termini di consensi del nuovo volto dell’Islam radicale, Abu Bakr al Baghdadi, autoproclamato califfo del territorio che sta tra Iraq e Siria.  

«Non prevediamo azioni, in questo momento, ma stiamo continuando intense consultazioni con i ministri dei paesi mediorientali e i leader dei vari gruppi politici, comprese le autorità curde della Siria, perché la soluzione non può essere la guerra. La risoluzione al conflitto latente deve essere politica – spiega –. Nessuna vittoria militare può portare allo scioglimento dei problemi politici all’interno dell’Islam». La conseguenza, piuttosto, «è che il terrorismo prenda il sopravvento».  

Gli scenari preoccupanti di un’esplosione tutta interna al mondo islamico si erano già delineati tre anni fa. Eliasson snocciola i numeri della devastazione, creata dall’infrangersi della coesione: «Ci sono 3 milioni di rifugiati fuori dalla Siria, 1 milione 200 mila in Libano, di cui metà sono bambini», dice. Il suo auspicio è che «l’Iraq assuma davvero la responsabilità politica di ciò che sta accadendo, il governo iracheno prema perché tutti i gruppi collaborino, e si scali marcia con questa energia violenta che sta esplodendo». 
(la Stampa Esteri)

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