Sta rannicchiata e chiede con urla disperate pietà al suo aguzzino, che per molte volte si scaglia contro di lei, frustandola. Queste le immagini scioccanti e inumane che già nel 2010, ma ancora oggi indignano il mondo, immagini di una donna frustata e umiliata pubblicamente solo per aver osato indossare dei pantaloni. La stessa sorte adesso potrebbe capitare a Meriam Ibrahim, la donna che in Sudan ha sposato un cristiano e che per questo è stata accusata di adulterio e apotastasia. In un primo momento condannata addirittura a morte, si è vista tramutare la sentenza in 100 frustate in pubblica piazza. Ovviamente la storia così come la barbarica punizionbe ha sollevato l'indignazione internazionale e gli attivisti, pubblicando il video, hanno detto che se la sentenza venisse eseguita potrebbe lasciare Meriam sfregiata, umiliata e con ferite psicologiche così profonde da non poter essere guarite.
Meriam intanto si sta riprendendo dal parto, di sua figlia Maya, nel carcere della capitale sudanese Khartoum, dove è tenuta prigioniera dallo scorso settembre. Anche suo figlio Martin, 20 mesi, è stato con lei in cella per tutto il tempo della detenzione. La donna, 27 anni, si trova confinata nel baccio della morte dopo la decisione della rigida legge islamica. Il caso ha attirato l'attenzione di Stati Uniti, Gran Bretagna e Paesi Bassi che lo hanno definito "barbaro" e operando una certa pressione, sembravano aver convinto il governo sudanese a rilasciare Meriam, eppure proprio la scorsa settimana lo stesso governo ha fatto clamorosamente marcia indietro.
Ora si è in attesa del ricorso, che dovrebbe essere fissato per l'ultima settimana di giugno. L'Organizzazione Internazione dei Diritti Umani ha detto al MailOnline che bisogna mantenere alta la pressione sul governo sudanese per assicurarsi che Miriam venga liberata. La pubblicazione del video è proprio un modo per mettere quella pressione, mostrando al mondo cosa accade veramente "Questo potrebbe essere il destino che attende Meriam a meno che il suo appello non abbia successo. Il video mostra come la fustigazione violi la dignità delle sue vittime. Chiediamo giustizia affinchè si ponga fine a questa pratica, che è crudele, inumana e degradante." ha detto Lutz Oette di Redress (organizzazione inglese per i diritti umani non profit)
(Articolo Tre)

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