lunedì 16 giugno 2014

Isis, gli armamenti da Usa e monarchie del Golfo.....






di Barbara Ciolli

Elicotteri e blindati americani rubati in Iraq. Mezzi per opporsi ad Assad in Siria. I segreti della potenza di fuoco jihadista.

Da drappello di jihadisti armati dagli sceicchi del Golfo, le famigerate milizie dell'Isis (Stato islamico dell'Iraq e della Siria o del Levante) sono cresciute rapidamente in forza e astuzia. Fino a diventare un esercito transnazionale che si autogenera e si espande.
Siria e Iraq si rimpallano le accuse di gonfiare il movimento del terrore.
AL MALIKI VS ASSAD. A Damasco il presidente Bashar al Assad non ha finito di festeggiare le elezioni farsa, che il territorio riconquistato a fatica è stato assaltato dall'Isis «carico di armi pesanti e tank, saccheggiati dalle caserme irachene».
A Baghdad, il premier sciita Nuri al Maliki, riconfermato ad aprile, accusa invece le milizie nere di sfondare grazie ai fondi stranieri e all'arsenale siriano di Raqqa, la città diventata emirato islamico dal 2013.
ARMI SIRIANE E ARSENALI USA. Entrambi hanno, in parte, ragione.
Solo con la guerra in Siria, l'Isis - che raccoglie fondamentalisti sunniti, nati in Iraq con la guerra del 2003, affiliati e poi espulsi da al Qaeda - ha potuto crescere in uomini e mezzi. Ma è poi sferrando l'attacco a Mosul, in Iraq, che, con le razzie e le defezioni nell'esercito nazionale, l'Isis è diventato una temibile macchina da guerra.
MANI SULLE BOMBE CHIMICHE. Dietro i 1.700 giustiziati in Iraq in una settimana, ci sono combattenti ceceni e islamisti addestrati nei campi qaedisti, rinfoltiti dalle migliaia di disertori ed ex detenuti.
Dalle forniture iniziali di armi dei Paesi pro ribelli in Siria, la potenza di fuoco dell'Isis si è poi arricchita, probabilmente, anche di chimiche siriane. Per poi far man bassa, in Iraq, degli armamenti venduti dagli Usa a Baghdad.
Ecco da dove arriva l'arsenale dell'Isis.

1. Conquistate le basi aerei irachene e sei elicotteri Black Hawk

  • Ribelli siriani (©GettyImages).
L'ultimo salto di qualità dell'Isis è quello che intimorisce di più non solo i Paesi della zona, ma pure l'Occidente.
In poche ore, almeno 30 mila soldati iracheni si sono ammutinati di fronte a poco più di 800 combattenti.
A Mosul, le brigate jihadiste si sono impossessate di «larghe quantità di forniture militari statunitensi, rubando più di 400 milioni di dollari in contanti dalla banca cittadina e liberando migliaia di prigionieri», ha riferito la tivù al Jazeera, nei reportage sul campo e attraverso fonti riservate.
BLINDATI ED ELICOTTERI. «La capacità di resistere per quattro mesi, nella città occidentale di Falluja, obbligando l'esercito a bombardamenti indiscriminati, è indice della capacità di difesa dell'Isis», è la tesi.
«I massicci depositi» saccheggiati a Falluja, poi a Samarra e a Mosul, includono «veicoli, carri armati ed elicotteri».
CONQUISTATE LE BASI. Nel bottino dei quaedisti, secondo le informazioni dell'Economist, ci sarebbero anche «sei elicotteri Black Hawk» di produzione americana.
Sui media internazionali è anche circolata la notizia - non confermata - dell'assalto al grande campo d'addestramento regionale (dotato di aeroporto) di Habbaniyah. E almeno cinque basi militari sarebbero in mano all'Isis.

2. Le mani sui rifornimenti militari spediti da Washington a Baghdad

  • Un iracheno sciita si arma contro i terroristi sunniti dell'Isis (©GettyImages).
Smantellando l'esercito di Saddam Hussein - il più armato in Medio Oriente, dopo quello dell'Egitto - dal 2003 gli Usa hanno rifornito pesantemente il governo di Baghdad.
Nel pacchetto all-inclusive per le circa 900 mila nuove unità (oltre 30 miliardi di dollari) rientrava anche l'intesa, siglata con Washington, per l'invio di 36 F16 della Lockheed Martin e una decina di elicotteri Apache di Boeing che ha hanno suscitato molto dubbi.
GLI F16, DOPO MISSILI. La consegna degli elicotteri risulta bloccata dal Congresso Usa dopo l'escalation di attentati. Esplosa la guerra, anche la commessa dei caccia è finita in stand-by. Ma 300 missili Hellfire anticarro, tank M1, milioni di munizioni per armi di piccolo calibro e proiettili da carro armato, razzi, granate e fucili M16 e M4 sono già stati inviati.
Le nuove maxi partite verso un esercito in dissoluzione, al Nord, sono una Spada di Damocle. Tant'è che il governo di al Maliki ha chiesto agli Usa un nuovo intervento, preferendolo alle spedizioni militari.

3. Migliaia di anti-al Maliki sono passati con gli islamisti

  • Un soldato Peshmerga (©GettyImages).
Altro punto di forza dell'Isis sono i combattenti in aumento.
Divisi tra Iraq e Siria, alle poche migliaia di jihadisti iniziali - si stima da 11 mila a 30 mila, tra i quali fino a 5 mila stranieri - si starebbero rapidamente aggiungendo migliaia di disertori dall'esercito iracheno.
L'effetto calamita, secondo i media vicini alle potenze sunnite (da al Jazeera al Guardian), si sarebbe innescato per la politica anti-sunnita dello sciita al Maliki, al governo dal 2006.
POPOLAZIONE IMPAURITA. A Ovest, nell'Al Anbar vicino alla Siria, l'offensiva dell'Isis è stata il catalizzatore di rivolte popolari. Lo stesso starebbe avvenendo nel Nord dell'Iraq, con molti sfollati più impauriti per i bombardamenti dell'aviazione regolare che per l'instaurazione di un califfato islamico.
NON SOLO QAEDISTI. Ai reduci dai campi qaedisti in Iraq e Afghanistan, negli ultimi mesi si sarebbero aggiunti migliaia di civili e militari.
Anche l'americano Global Post ha raccontato che non tutte le armi e le uniformi dell'Isis arriverebbero da caserme vuote e militari in fuga. Al contrario, i jihadisti sarebbero «liberatori per molti residenti di Mosul».
In particolare per i sunniti, «profondamente sfiduciati dal governo, che avrebbero abbracciato le milizie estremiste». Già nell'Al Anbar, secono il New York Times, «l'esercito iracheno perdeva circa 300 soldati al giorno, tra diserzioni, morti, e feriti».

4. Finanziamenti del Golfo grazie alla campagna in Siria

  • Reclute arruolate nell'esercito iracheno contro l'Isis (©GettyImages).
Le prime milizie dell'Isis sono arrivate in Siria dall'Iraq nel 2012, attingendo - come decine di altri gruppi d'opposizione (anche estremisti) - agli aiuti in soldi e armi di Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e anche Turchia.
Unendosi alla guerra contro Assad degli insorti, l'Isis ha inoltre indirettamente beneficiato dei finanziamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna.
ARMATI DAI FILO-RIBELLI. Poi il Consiglio nazionale siriano (Cns) dell'opposizione si è dissociato dai gruppi jihadisti. E l'Isis è progressivamente entrato in guerra contro tutti, Assad e ribelli, inclusi i filo-qaedisti di al Nursa.
Da gennaio, in Siria si stimano in oltre 6 mila i morti in battaglia contro l'Isis.
Neanche le monarchie sunnite del Golfo sembrano più avere il polso della situazione: «Non è chiaro», riporta evasivamente il network qatariota di Al Jazeera, «quanta assistenza l'Isis abbia ricevuto da fuori».
Reclute e armi made in Usa dall'Iraq, dai fortini di Deir Ezzor e Raqqa, sarebbero in marcia verso Aleppo.
Martedì, 17 Giugno 2014
(Lettera 43)

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