giovedì 15 maggio 2014

Turchia, lutto e protesta dopo la strage in miniera...





Nella miniera di Soma si estraggono ancora corpi: 283 le vittime. Contestato il presidente Gul.

La Turchia è un Paese sotto choc. Dopo la tragedia, che sembra infinita, della miniera di Soma, il più grave disastro industriale della storia moderna del Paese. Le vittime accertate sono 283: il numero corrisponde a quello dei corpi senza vita riportati in superficie finora. Ma sotto, nell'inferno delle gallerie invase da fuoco e fumo, e dal killer invisibile, il monossido di carbonio, ci sono ancora decine di minatori. E nel Paese monta la protesta contro il governo: sono stati duramente contestati il premier Erdogan e il presidente Gul.
SPERANZE RIDOTTE A ZERO. A tre giorni dall'esplosione che li ha bloccati nelle viscere della terra, le speranze di salvarli sono praticamente a zero.
Dalla mattina del 14 maggio i soccorritori hanno portato fuori solo cadaveri. Il 15 maggio, addirittura, solo uno.
Il fuoco divampa nelle due gallerie in cui ancora non sono riusciti a entrare i soccorritori, e dove si trovano intrappolati decine di minatori, circa 90, con molta probabilità ormai ridotti a cadaveri.
I PARENTI CONTRO GUL. La città è gelata dal dolore e dalla rabbia. Dopo le dure contestazioni del 14 maggio al premier Recep Tayyip Erdogan, giovedì la folla dei parenti dei minatori morti se l'è presa, ma con toni meno violenti, anche con il presidente Abdullah Gul. «Vattene» gli ha urlato qualcuno. «Dov'è mio figlio? Non posso nemmeno fargli un funerale» ha gridato un padre.
Il Paese è immerso nei tre giorni di lutto nazionale, mentre a Soma le famiglie dei minatori morti, in una processione quasi ininterrotta, hanno continuato a dare sepoltura ai loro cari, in un clima di dolore da tagliare al coltello.
ECATOMBE ANNUNCIATA. Ma la rabbia per una ecatombe annunciata dilaga nel Paese. Ci sono state manifestazioni, e scontri con la polizia, ad Ankara, Smirne, Istanbul, per denunciare la «complicità» del governo con i padroni delle miniere, accusati di avere ignorato le misure di sicurezza.
La stampa di opposizione ha attaccato Erdogan anche per avere detto mercoledì a Soma che le tragedie nelle miniere succedono in tutto il mondo, «fanno parte della natura del mestiere».
Le reti sociali si sono scagliate contro il suo consigliere Yusuf Yerkel, immortalato in una foto mentre a Soma prendeva a calci un contestatore a terra. Lo stesso premier, secondo alcuni media, avrebbe colpito un manifestante.
BIGLIETTO D'ADDIO AL FIGLIO. Sui giornali intanto escono le storie, drammatiche, degli uomini intrappolati nell'infermo della miniera di Soma: «La Turchia piange», hanno titolato i quotidiani di Ankara. Un minatore, ucciso dal monossido, è stato trovato con in mano un biglietto di addio al figlio, scritto nel buio poco prima di morire: «Per favore, dammi la tua benedizione, figlio!».
MORTI ANCHE NELLA 'CAMERA SICURA'. Hurriyet ha raccontato come 14 minatori bloccati a un chilometro dall'uscita si siano rifugiati nella sola 'camera sicura' della miniera, che conteneva qualche bombola di ossigeno, di cui hanno respirato a turno qualche sorso nella disperata speranza di essere raggiunti dai soccorritori prima che fosse troppo tardi. Ma i soccorsi non sono arrivati in tempo. Li hanno trovati accasciati, stretti gli uni agli altri.
IL PROPRIETARIO SI VANTAVA DEI COSTI RIDOTTI. In Europa le 'camere sicure' sono obbligatorie in tutte le miniere, devono garantire la sopravvivenza dei minatori per un mese. In Turchia no. Certo, costano, ognuna fra 80 mila e 250 mila dollari a seconda del numero di minatori che devono salvare, fra 12 e 40.
Il proprietario della miniera di Soma, rilevata dallo Stato dopo la privatizzazione del settore, in una intervista del 2013 ripresa da Hurriyet si è vantato di avere ridotto il costo della tonnellata di carbone da 130 a 30 dollari.
(Lettera 43)

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