martedì 13 maggio 2014

La campagna delle donne iraniane contro il velo...





Iraniane a Teheran il 4 novembre 2013, nel 34° anniversario della presa dell’ambasciata statunitense della capitale. (Behrouz Mehri, Afp)

In Iran l’hijab, il velo usato dalle donne musulmane per coprirsi il capo, è obbligatorio. E anche usare Facebook può essere illegale, anche se il governo non impedisce a quattro milioni di persone di navigare sul social network.
Negli ultimi giorni però un gruppo di donne iraniane sta sfidando questi divieti imposti dal governo e sta pubblicando degli autoscatti senza velo in una pagina Facebook chiamata Stealthy freedoms of iranian women (letteralmente: attimi di libertà segreta delle donne iraniane).

La pagina è nata il 3 maggio 2014 e in dieci giorni ha ottenuto più di 130mila like. A lanciare questa campagna sul social network è stata Masih Alinejad, una giornalista iraniana esule a Londra che lavora per OnTen, un programma d’informazione e satira trasmesso in Iran dal canale in farsi di Voice of America. Alinejad aveva postato sul suo profilo Facebook alcune foto in cui era senza hijab (come questa e questa). Le immagini hanno ricevuto migliaia di like e hanno spinto altre donne a inviare foto simili. La giornalista ha quindi deciso di aprire una pagina dedicata a queste foto e di lanciare una campagna, che ha riscosso successo anche su Twitter con l’hashtag #stealthfreedom.

“So che in privato molte donne tolgono il velo. Gli ho chiesto di mandarmi gli scatti di questi momenti di libertà”, spiega Alinejad alla rivista francese Les Inrockuptibles. “E la risposta è stata molto più grande di quello che potessi immaginare”. Non è la prima volta che proteste simili si diffondono nel paese, ma nessuna finora aveva coinvolto così tante persone. La pagina contiene 160 autoscatti che mostrano donne per strada, al mare, in campagna o in macchina, con i loro compagni o con gli amici, e tutte senza il velo. Spesso le immagini sono accompagnate da frasi come ‘mi sono sempre tolta l’hijab appena ho potuto, perché non è mai stata una mia scelta portarlo’, oppure ‘la mia generazione non è riuscita a godersi la vita… non siamo stanche di questo?’”.


Alcune immagini pubblicate sulla pagina Facebook Stealthy freedoms of iranian women e riproposte da Les Inrockuptibles.

Alinejad è nota per le critiche mosse al governo iraniano, ma insiste sul fatto che questa campagna non è politica. Le donne che hanno condiviso le loro foto “non sono attiviste, ma semplici cittadine” afferma. “Il mio problema è essere costretta a indossare il velo. Il mio problema è non avere la possibilità di scegliere”, scrive una donna sulla pagina. “Libertà segreta significa che, anche solo per pochi secondi, io sarò quello che voglio essere”, aggiunge un’altra.

Un tema caldo. Dalla rivoluzione islamica del 1979, in Iran le donne non possono stare in pubblico a capo scoperto. Chi non rispetta questa regola deve pagare una multa, ma rischia anche di finire in prigione. Il paese, ultimamente, sembra essere meno rigido: per esempio alcuni manifesti che ricordavano alle iraniane di coprirsi il capo con il velo sono stati molto criticati e presi di mira da parodie sui social network. Nell’ottobre del 2013 il presidente iraniano Hassan Rohani, che nell’ultima campagna elettorale ha promosso una maggiore apertura culturale, ha chiesto alla polizia di essere indulgente con le donne rispetto alla questione dell’hijab.

Tuttavia sono ancora molti quelli che vogliono che il velo sia obbligatorio e sottolineano la sua importanza per la legge islamica. Il 6 maggio a Tehran centinaia di persone hanno manifestato contro la trasgressione di questa norma. “Difendere la pubblica virtù, rispettare il velo e la sicurezza morale sono questioni fondamentali che non dovrebbero essere ignorate”, afferma un comunicato diffuso dai manifestanti.

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