lunedì 19 maggio 2014

Alluvione Balcani, almeno un morto in Croazia Croce Rossa: «Più di 27 mila sfollati in Serbia e Bosnia». Continuano i soccorsi....





Vittime e danni anche in Croazia per l'inondazione record che ha colpito la zona dei Balcani occidentali il 17 maggio. Benché meno estese e drammaticherispetto a Serbia e Bosnia, le alluvioni in Croazia hanno finora causato un morto, due persone sono date per disperse, mentre tra il 17 e il 18 maggio sono state evacuate circa 15 mila persone da una decina di villaggi sul fiume Sava, nell'estremo Est del Paese.
INONDATI TRE VILLAGGI IN SLAVONIA.La Sava, che segna il confine tra la Croazia e la Bosnia, ha rotto gli argini il 18 maggio, inondando tre villaggi nella Slavonia orientale: Rajevo Selo, Racinovci e Gunja. Il livello dell'acqua è in alcuni punti superiore di un metro al record storico registrato fino a domenica 18 maggio. Alcune abitazioni sono completamente sotto l'acqua.
ESERCITO COINVOLTO NEI SOCCORSI.  Nelle operazioni di soccorso sono impegnati, accanto alla protezione civile e alla polizia, 1.000 soldati con mezzi anfibi dell'esercito. Nella città di Slavonski Brod, anch'essa sulla Sava e che conta 60 mila abitanti, gli argini hanno retto ma per precauzione nella notte tra il 17 e il 18 maggio 1.000 persone sono state evacuate dai quartieri del centro cittadino che si trovano nelle immediate vicinanze del grande fiume.
MIGLIORAMENTO CONDIZIONI METEO. Anche se resta l'emergenza legata alla piena dei grandi fiumi, a cominciare dalla Sava, nella zona sconvolta dalle inondazioni si registrano timidi segnali di miglioramento. In Serbia, Bosnia-Erzegovina e Croazia - i tre Paesi colpiti dalle alluvioni - le condizioni meteo sono decisamente migliorate, con tempo soleggiato e temperature in leggera ripresa. Ciò favorisce le operazioni di soccorso, ancora in pieno svolgimento dal momento che vaste zone sono tuttora completamente sommerse e isolate.

Continuano operazioni di soccorso in Serbia e Bosnia

In Serbia e Bosnia-Erzegovina la Croce Rossa è stata allertata con una settimana d'anticipo per fare fronte alla catastrofe. Secondo quanto ha riferito la Croce Rossa italiana, nel primo pomeriggio del 19 maggio, ci sarebbero oltre 27 mila sfollati nei due Paesi.
CIRCA 50 VITIME. Le vittime stando a un bilancio ancora provvisorio sono una trentina in Bosnia e una ventina in Serbia, ma il numero dei morti è purtroppo destinato a crescere. Decine di migliaia sono le persone costrette a lasciare le loro case e messe al sicuro in centri di raccolta e rifugi di fortuna. Finora sono state evacuate oltre 25 mila persone in Serbia, più di 20 mila in Bosnia-Erzegovina.
ZONE IRRAGGIUNGIBILI PER I SOCCORITORI. Case, infrastrutture, strade, ponti, linee ferroviarie sono gravemente danneggiati e numerose zone allagate sono ancora difficilmente raggiungibili. In Serbia circa 300 mila persone e altre 50 mila in Bosnia-Erzegovina sono senza acqua o elettricità, spesso in condizioni di pericolo e malsane a causa delle inondazioni.
FRANE E PERICOLO MINE. Migliaia di frane, 2.100 solo in Bosnia, hanno peggiorato la situazione e ostacolato i soccorsi. È stata inoltre evidenziata la presenza di mine, sepolte durante il conflitto del 1992-95 e non ancora rimosse, che in alcuni casi si sarebbero spostate con le frane, aggiungendo ulteriori pericoli alle persone che vivono nelle zone interessate così come ai soccorritori.
CENTRI PER EVACUATI. La Croce Rossa di Serbia e quella di Bosnia-Erzegovina si sono impegnate nell'allestimento di centri per ospitare gli evacuati. In Serbia sono circa 420, tra volontari e personale della Croce Rossa, le persone impegnate nell'assistenza della popolazione evacuata, soprattutto a Valjevo e Lazarevac. I soccorsi sono ostacolati dalle infrastrutture distrutte e dalle condizioni difficili, ma vengono utilizzate sia jeep sia barche.
Lunedì, 19 Maggio 2014
(Lettera 43)

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