venerdì 3 ottobre 2014

I ‘cacciatori di jihadisti’...





Hanno anticipato e continuano a farlo, la stampa e i servizi segreti nell’ analisi e nello studio delle fazioni in lotta in Medio Oriente. Hanno iniziato a costituirsi come gruppo e ad affinare le proprie tecniche investigative, a pochi mesi dall’ 11 Settembre. Sono i “cacciatori di jihadisti” del web e, a dispetto del loro nome, sono cittadini americani o britannici sulle tracce di guerriglieri della jihad.  In grande anticipo hanno assistito all’aumento del reclutamento di uomini occidentali nelle fila della jihad, alla separazione tra lo Stato Islamico e Al Quaeda, al coinvolgimento di Hezbollah nella guerra in Siria.Con un budget pari a zero, una decina di americani arabofoni, esperti di social network, sono divenuti dei veri referenti per le azioni jihadiste.
Il Boston Globe li chiama “cacciatori di jihadisti” e sono più rapidi del governo, liberi come sono da freni burocratici e abituati a lavorare in squadra. In fondo sono nati per quello: dopo l’11 settembre, serviva un corpo di uomini specializzati in social media, che navigasse in canali non ufficiali, violando, se possibile, anche la stessa legge americana, pur avendo l’autorizzazione della stessa. Le loro armi principali ? Facebook e Twitter, è da qui che arriva la più imponente mole di informazione. Ed è su queste piattaforme, che hanno cominciato a diffondere dei comunicati informativi sulla vera natura dell’Isis, sulle differenze con Al- Quaeda. Hanno pubblicato degli estratti di letteratura di gruppi jihadisti e documenti di ideologia jihadista inediti, per attirare guerrieri occidentali.
I percorsi di alcuni sono particolari: Philip Smyth, il primo ad aver dimostrato il coinvolgimento di Hezbollah in Siria, non ha mai concluso il suo percorso universitario, ad esempio. Ma ha viaggiato in Libano e ha conosciuto la cultura e la lingua del posto. Si è appassionato ai gruppi sciiti e al suo ritorno negli Stati Uniti, ha condotto dei lavori di ricerca nell’Università del Maryland e ha cominciato a discutere su internet con degli islamici.
Ha ‘visto’, in anticipo rispetto alle forze governative, la rivolta nel Bahrein e il sollevamento di forze irachene in Siria. Le sue informazioni sono poi state confermate dal governo americano, sebbene questo non avalli ben volentieri queste pratiche ‘piratesche’ di raccogliere informazioni (almeno ufficialmente!). “Smith racconta di un incontro avuto con un uomo del Dipartimento di stato americano, che gli aveva chiesto di raccontargli del suo lavoro, non prima di avergli comunicato però che non avrebbe mai preso sul serio delle informazioni, citando Facebook”, racconta il Boston Globe.
Scontro tra visioni insomma, ma sono molti di più i risultati che i ‘cacciatori’ sono riusciti ad ottenere, attraverso le loro pratiche. I ‘ cacciatori new age’ sono molto più scrupolosi dei veri investigatori dei servizi segreti: aspettano di verificare il fatto, prima di diffonderlo e  agire, confrontandosi e collaborando molto di più tra di loro. Il loro aiuto è fondamentale: a costo zero, possono mettersi sulle tracce dei gruppi jihadisti, stando comodamente stesi sul divano a bere caffè.
Ma non si tratta di un lavoro semplice: “Cercano di metterti alla prova di continuo e di sviarti”, commenta Smith. “Si tratta di persone profondamente paranoiche, che vogliono sapere perché tu stai parlando con loro di quell’argomento a quella data ora”.
(Il Journal)

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