mercoledì 8 ottobre 2014

Perché la Turchia non supporta i guerriglieri curdi contro lo Stato Islamico?...





Di Stefano Consiglio

Fin dall'inizio dell'offensiva lanciata dallo Stato Islamico, i combattenti curdi, i cosiddetti Peshmerga, hanno giocato un ruolo fondamentale nel fungere da barriera contro l'avanzata dell'IS. Nonostante ripetute sconfitte e ingenti perdite in termini sia di uomini che di equipaggiamenti i guerriglieri curdi, tra cui vanno annoverate anche diverse donne, hanno continuano a difendere i propri territori dalla furia degli jihadisti.
Il popolo curdo, tuttavia, sembra essere stufo di stare in prima linea mentre gli altri Stati forniscono un contributo considerato assolutamente insufficiente. Negli ultimi giorni diverse manifestazioni sono state organizzate da simpatizzanti della "causa curda" per contestare la politica di inazione adottata da diversi paesi. Le principali critiche sono state rivolte contro la Turchia, che da anni si trova in un rapporto di altalenante tensione con le autorità curde a causa 
Martedì 7 ottobre una manifestazione organizzata in Turchia si è conclusa con un bilancio finale di 12 morti. Le autorità turche hanno riferito di 8 persone decedute nella città di Diyarbakir, situata nella Turchia orientale. Le altre 4 persone sarebbero morte anch'esse durante gli scontri tra manifestanti e polizia, che ha disperso la folla utilizzando gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. In risposta a queste proteste la Turchia ha imposto il coprifuoco in sei città, tutte situate nella provincia sud-orientale di Mardin. Ciò su cui maggiormente insistono i manifestanti è la necessità della Turchia di inviare immediato supporto alla città siriana di Kobani, attualmente assediata dai miliziani dell'IS.


Ma qual è il motivo per cui diversi Stati, in particolare la Turchia, mostrano un'estrema riluttanza quando si parla di aiutare i curdi nella loro lotta contro lo Stato Islamico? La risposta risiede, ovviamente, nella storia del Kurdistan e nelle sue aspirazioni indipendentiste.
Il Kurdistan, infatti, è considerato a livello internazionale una nazione, in quanto abitato da una popolazione che presenta caratteristiche condivise quali la lingua, una storia comune, dei simboli di riferimento. La stragrande maggioranza della popolazione del Kurdistan, tuttavia, auspica la creazione di uno Stato indipendente per i circa 30 milioni di curdi che abitano in quest'area.
Una mappa che rappresenta l'esenzione del Kurdistan. Fonte: Wikipedia Commons, Governo Federale Stati Uniti.
Una mappa che rappresenta l'esenzione del Kurdistan. Fonte: Wikipedia Commons, Governo Federale Stati Uniti.
In questo contesto diversi Stati hanno il timore che aiutando eccessivamente le milizie curde queste possano, una volta respinta la minaccia dell'IS, rivolgere le armi contro il governo di Baghdad, al fine di vedersi riconosciuta la propria indipendenza. La Turchia, inoltre, ha un diretto interesse nella questione dal momento che buona parte delle rivendicazioni territoriali avanzate dai curdi riguardano proprio il territorio turco. E' interessante notare è che i curdi hanno stretto da tempo ottimi rapporti con gli Stati Uniti, verso i quali hanno maturato una certa riconoscenza da quando nel 1991 gli USA sono intervenuti contro Saddam e la sua politica di genocidio. I curdi, inoltre, sono filo-occidentali e decisamente democratici se comparati con altri governi presenti in Medio Oriente.
Per quale motivo, dunque, non viene fornito maggior supporto ai Peshmerga? Diverse Nazioni, tra cui gli USA, ritengono che un'eventuale indipendenza del Kurdistan causerebbe una degenerazione della crisi irachena, trasformando questo Stato in una seconda Somalia. La possibilità che i curdi decidano di approfittare di questo momento per ottenere l'indipendenza del Kurdistan, inoltre, non è remota. La Siria, infatti, è sconvolta da tre anni di guerra civile, che la rendono un terreno ideale per una simile rivendicazione. In Iraq le regioni settentrionali sono controllate quasi totalmente dall'IS che condivide un confine di 600 km con i curdi. Solo l'Iran e la Turchia, dunque, rappresentano un serio ostacolo alla creazione di uno Stato curdo.

A ciò bisogna aggiungere che non è la prima volta che nazionalisti curdi cercano di costituire uno Stato indipendente. Nel 1946 venne fondata la Repubblica del Kurdistan, che fu tuttavia conquistata dopo pochi mesi dall'esercito iraniano. Un famoso Peshmerga, chiamato Mustafa Barzani, guidò una campagna militare nell'Iraq settentrionale tra il 1961 e il 1970 ma senza avere successo. Nel 1983 Massoud Barzani, figlio di Mustafa, guidò nuovamente i curdi nella loro guerra di indipendenza dall'Iraq. La risposta di Saddam fu il tragico genocidio di cui abbiamo già parlato. A partire dal 2003, cioè dopo la Seconda guerra del golfo, l'Iraq è stato organizzato come uno Stato federale, in cui il Kurdistan iracheno gode di autonomia politica, economica e militare.

Ciò che sta accadendo in questi giorni in Turchia, dunque, non è altro che l'ultimo esempio di un conflitto più o meno evidente che da decenni contrappone i turchi ai curdi. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (meglio noto con l'acronimo di PKK) ha condotto dal 1984 al 2013 una campagna politica e militare volta a riconoscere al popolo curdo il diritto all'indipendenza, corollario stando alla loro interpretazione del diritto all'autodeterminazione. A partire dal 2012 una serie di negoziati tra il Governo turco e il leader del PKK, Abdullah Ocalan, ha condotto ad un cessate il fuoco e ad una progressiva ritirata dei guerriglieri Peshmerga dal territorio curdo. Questa misura provvisoria, che il Governo di Ankara aveva interpretato come un primo passo verso la pace, ha cessato di essere in vigore proprio a causa degli scontri recentemente registrati lungo il confine della Turchia tra l'esercito turco e i guerriglieri curdi. Il futuro del Kurdistan, data l'attuale situazione, appare decisamente incerto. Le spinte indipendentiste, per quanto messe in secondo piano dinanzi alla necessità di difendersi contro gli attacchi dell'IS, rappresentano il fine ultimo di ognuna delle organizzazioni curde operanti in Siria, Iraq e Turchia.

(International Business Times)

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