lunedì 13 ottobre 2014

Perché gli Stati Uniti non salveranno Kobane...



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È una tragedia, dice il Segretario di Stato John Kerry, ma prima viene il contrasto all'ISIS in Iraq




La risposta del Segretario di Stato americano John Kerry ai curdi e a quanti invocano un intervento per salvare la città assediata di Kobane, è che questa non è una priorità per gli Stati Uniti, che hanno più a cuore la situazione in Iraq. Così ha dichiarato a margine dell’incontro al Cairo sulla questione di Gaza, secondo quanto riferisce al Jazeera.
Il Segretario di Stato americano John Kerry
Il Segretario di Stato americano John Kerry
SORRY, MA NON È UNA NOSTRA PRIORITÀ -  Sì, gli Stati Uniti sono profondamente preoccupati per la «tragedia» di Kobane, ma no, non faranno niente più quanto non stiano già facendo per impedirla, perché «Kobane non influenza la strategia della coalizione rispetto all’ISIS », che Kerry ora chiama Daesh, che è un termine più dispregiativo alle orecchie degli arabi. «Kobane è una comunità ed è una tragedia quel sta succedendo lì. E non lo sminuiamo» ha continuato il Segretario di Stato, «Ma abbiamo detto fin dal primo giorno che ci vorrà un periodo di tempo per portare la coalizione attorno a un tavolo per ricostruire un po’ del morale e della capacità dell’esercito iracheno. E per cominciare dove dobbiamo dirigere l’attenzione all’Iraq. Questa è l’attuale strategia».
I CURDI SONO SOLI - Inutili quindi gli appelli dei curdi di Kobane alla coalizione, così come inutili sono apparsi gli appelli di altri alla Turchia, che oggi ha comunicato di aver concesso l’uso del proprio territorio e dei propri cieli alla coalizione e che ha anche cominciato ad addestrare e armare i ribelli siriani «moderati»,le credenziali dei quali saranno valutate dai servizi turchi per evitare di armare nemici e squilibrati. Sembra quindi che di fronte allo scarso impegno americano per Kobane, continui a corrispondere una certa riluttanza delle Turchia nel muovere direttamente guerra all’ISIS.
LA TURCHIA CONTRO L’ISIS? - Riluttanza confermata dall’evidente inazione del robusto dispositivo militare turco nei pressi di Kobane, che deve ancora sparare un colpo contro l’ISIS o anche solo questionare i suoi miliziani che vanno e vengono dal territorio turco e che spesso vi trovano ancora rifugio per sfuggire ai bombardamenti americani.
(Giornalettismo)

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