"Eravamo certi di non colpire essere umani". Il pm della procura militare: bisogna valutare le regole d'ingaggio dei militari della Aliseo
di FABIO TONACCIROMA - Dice ora la nostra Marina militare che sì, "lo scorso 9 novembre da bordo della nave Aliseo sono stati sparati dei colpi di arma da fuoco", ma che è stata "l'ultima ratio per bloccare la fuga del barcone degli scafisti". Decisione presa, si legge nella nota che consegna alla stampa la versione ufficiale di quell'abbordaggio con mitragliate nel mezzo del Canale di Sicilia, "solo dopo aver acquisito l'assoluta certezza di non colpire l'equipaggio"Ed è su quest'ultimo passaggio che si concentrerà l'inchiesta aperta dal procuratore militare di Napoli, Lucio Molinari, al momento ancora senza ipotesi di reato. Quelle tre sventagliate di proiettili sputate dal mitragliatore Mg della Aliseo a una distanza di una quarantina di metri, più gli altri nove colpi singoli, alcuni dei quali finiti sulla poppa del barcone come si vede nel filmato girato con un telefonino durante l'inseguimento, potevano uccidere qualcuno? Si possono ipotizzare i reati di "violata consegna" o di "inosservanza delle disposizioni"? "Al momento - si limita a dire Molinari - dobbiamo ancora capire cosa è successo e, soprattutto, quali siano le regole di ingaggio che hanno indirizzato l'attività dei marinai".Eccolo il punto di questa storia, le regole di ingaggio. Perché se è un fatto che i 16 egiziani arrestati quel giorno sono stati tutti rinviati a giudizio in quanto "trafficanti di esseri umani facenti parte di un'organizzazione criminale conosciuta, che avevano appena abbandonato a largo una chiatta con 176 siriani sopra", come ricorda il procuratore capo di Catania Giovanni Salvi, è anche vero che erano disarmati. Agli atti dell'inchiesta catanese non ci sono rinvenimenti di pistole o fucili che possano far pensare a un conflitto a fuoco precedente agli spari dell'Aliseo. Dunque, fino a che punto possono arrivare le nostre navi impegnate nell'operazione Mare Nostrum per fermare gli scafisti?
Non sono ancora ben chiare, queste disposizioni, e la nota della Marina non aiuta a dissipare i dubbi. "La nave madre che tentava la fuga con pericolose
manovre evasive - si legge nel comunicato - rifiutava di farsi ispezionare nonostante ripetute ingiunzioni via radio, anche in lingua araba". Dunque le raffiche, "sparate in maniera progressiva" e riprese in un filmato che sarà proiettato questa mattina alle 10 nella conferenza stampa alla Camera organizzata dal Partito per la difesa dei diritti dei militari. Un "film" di pochi minuti, che si conclude con la prua del peschereccio che affonda, lentamente. (R.it)

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