(Foto: Reuters / )
Vittime di un attacco da parte dello Stato Islamico di Iraq e Siria ad Aleppo
Di Luca Lampugnani | 03.02.2014 20:15 CET
Mentre la guerra siriana procede senza sosta da quasi tre anni, mentre i diritti civili di migliaia di persone continuano ad essere calpestati dal regime di Damasco, mentre gravitano forti dubbi sullo stato di avanzamento delle operazioni per smantellare l'arsenale chimico della Siria, una novità si affaccia sul variopinto fronte delle opposizioni al presidente Bashar al Assad. Sono ormai lontani i tempi di quella che il giornalista della Stampa, Domenico Quirico - rapito in Siria nell'aprile del 2013 e liberato a settembre -, chiama "rivoluzione laica", quando i cosiddetti 'ribelli' potevano contare cioè solo poche fazioni, unite nell'obiettivo comune di rimuove Assad dal potere. Oggi, come già raccontato sulle pagine di IBTimes Italia, le forze 'anti-governative' si sono spaccate, sparpagliandosi in una infinità di gruppi diversi dove a farla da padrone sono i fondamentalisti islamici di al-Nusra e dello Stato islamico dell'Iraq e della Siria (Isis), un gruppo quest'ultimo piccolo ma potente, in grado di governare Raga - capoluogo di provincia - sotto i dettami della rigida legge islamica.
Lo spopolare di formazioni jihadiste, intenzionate ad arrivare al potere per fare di Damasco un califfato islamico da governare a pane e Shari'a, ha contribuito ad aggravare le tensioni e le violenze nel Paese, tanto che le battaglie più furenti sembrano combattersi ultimamente tra diverse fazioni ribelli, piuttosto che tra ribelli e forze militari di Assad. Ad allungare da subito gli occhi sulla Siria è stata Al Qaeda, la più vasta organizzazione terrorista del mondo che, in seguito alla morte dell'ex leader Osama Bin Laden, ha trovato nuova fonte di vita nelle situazioni precarie di molti Paesi del Medio Oriente, riuscendo a mettere in piedi una sorta di franchising (leggi qui) da far invidia alle migliori multinazionali. Ma come detto all'inizio di questo articolo, un recente avvenimento potrebbe complicare ulteriormente lo 'scacchiere' delle opposizioni al dittatore siriano.
Attori principali di questa 'novità' sono Al Qaeda, il suo gruppo satellite in Siria, al-Nusra e, infine, l'Isis. Quest'ultimi sono i 'cani sciolti' della jihad siriana, vicini al movimento terrorista per eccellenza ma mai inclini a sottostare ai dettami del nuovo leader - succeduto a Bin Laden - Ayman al-Zawahiri. I primi attriti si registrarono già ad aprile del 2013, quando il numero uno di Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, sfidando gli ordini del 'comando generale' di Al Qaeda cercò una fusione forzata con al-Nusra, tentativo di 'matrimonio' assolutamente rifiutato da quest'ultimo che fece andare su tutte le furie al-Zawahiri. E fu proprio il 'neo' leader di Al Qaeda a chiedere allo Stato islamico dell'Iraq e della Siria di abbandonare Damasco, qualche mese dopo, per fare ritorno a Baghdad - dove Isis è stato fondato nel 2004 -, imposizione a cui al-Baghdadi ha risposto con una pernacchia. Insomma, da questa divisione interna al fondamentalismo islamico nacque una frattura i cui effetti continuano ancora oggi, tanto che secondo Al Jazeera la 'guerra' tra ribelli, nel solo arco del 2013, ha lasciato sul campo circa 1800 cadaveri.
Ma l'ultimo atto dei malumori tra Al Qaeda e Isis si è consumato il 3 febbraio: il 'comando generale' del primo ha fatto saltare pubblicamente, con una nota pubblicata on-line che non lascia spazio a diverse interpretazioni, tutti i possibili ponti con il secondo. La più grande organizzazione terrorista, si legge, "non ha alcun legame con il gruppo chiamato 'Stato islamico dell'Iraq e della Siria', in quanto non è stata informata o consultata in merito alla sua costituzione. Al Qaeda - prosegue il comunicato - non è assolutamente soddisfatta di Isis, quindi ne ha ordinato la sospensione. Pertanto - scrivono perentori -, quest'ultimo non è affiliato e non ha alcuna relazione organizzativa con Al Qaeda". Motivo dell'annuncio, fatto circolare domenica in tarda serata, la guerra intestina tra gruppi con teorici obiettivi (per quanto disastrosi e assolutamente non auspicabili) comuni, come la transizione politica dal regime di Assad ad una Damasco governata dalla legge islamica. Secondo Al Qaeda, in buona sostanza, l'indipendentismo di Isis non ha fatto altro che minare il 'sogno' terrorista degli jihadisti, mettendo i 'fratelli' votati all'Islam gli uni contro gli altri portando in secondo piano la lotta contro Bashar al Assad: "ripudiamo quanto si sta verificando in Siria tra le fazioni jihadiste, così come ripudiamo il sangue che è stato versato da ogni parte". Per questo motivo, si legge ancora nella nota, lo Stato islamico dell'Iraq e della Siria "non è un ramo di Al Qaeda e non vi è collegato", mentre viene aggiunto che l'organizzazione terrorista non è da considerarsi "responsabile per le azioni di Isis".
La netta presa di posizione della Al Qaeda di al-Zawahiri - votata si al franchising, ma intenzionata comunque a mantenere il controllo su tutte le sue filiali sparse per il mondo - è il primo gesto forte della 'nuova gestione' del dopo Bin Laden, e contribuirà sicuramente a rendere ancora più instabile la tragica situazione che attanaglia Damasco da quasi tre anni. Ovviamente, d'altra parte, l'inasprirsi delle divisioni interne al mondo islamico in Siria va assolutamente a vantaggio di Assad, che potrà continuare a martoriare il suo popolo - vedi, a tal proposito, le demolizioni illegali di interi quartieri vicini agli insorti che il regime sta operando in alcune città (leggi qui) - sullo sfondo di un opposizione guerrafondaia e troppo diseguale - qualche esempio di quella "rivoluzione laica" c'è ancora, ma sono fuochi di paglia che rimangono dietro alle grandi 'operazioni' degli jihadisti - per essere realmente efficace.
(INTERNATIONAL BUSINESS TIME)

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