martedì 25 febbraio 2014

Ucraina, formazione governo rinviata al 27 febbraio...







Slitta la nascita dell'esecutivo. Klitschko si candida alle presidenziali.Per Yanukovich una corte internazionale.

Passata la sbornia dell'uscita di scena dell'ex presidente Viktor Yanukovich (il parlamento ucraino ha deciso che sia giudicato da una corte internazionale per crimini contro l'umanità) e il successo delle rivolte (il bilancio ufficiale comunicato dal ministero della Salute è stato di 82 morti e 724 feriti), l'Ucraina si ritrova a fare i conti con i nodi per la formazione di un nuovo governo di unità nazionale.
L'esecutivo avrebbe dovuto nascere martedì 25 febbraio, ma come ha annunciato il presidente ad interim, Oleksandr Turcinov, tutto è stato rinviato a giovedì 27 febbraio.
SCONTRO SUI NOMI. L'incognita principale rimane sulle figure che devono sostituire i vecchi dirigenti che hanno seguito le orme di Yanukovich, che nel frattempo ha fatto perdere le sue tracce.
In attesa di capire chi possa prendere le redini della nuova Ucraina, è iniziata la corsa per le presidenziali, convocate per il 25 maggio dopo la destituzione del capo dello Stato (dal 25 febbraio la commissione centrale elettorale ha iniziato a valutare le richieste dei candidati, che hanno tempo fino al 4 aprile per presentare i documenti).
KLITSCHKO PER LA PRESIDENZA.Vitali Klitschko, uno dei principali leader dell'opposizione, ha già annunciato di volersi candidate perché «assolutamente sicuro che è tempo per l'Ucraina di cambiare le regole del gioco completamente»: «Deve esserci giustizia e sono ottimista su questo».
Tra i suoi sfidanti, in pole ci sono il leader del partito Patria (quello di Yulia Timoshenko), Arseny Yatseniuk e il presidente del partito di estrema destra Svoboda, Oleg Tiaghnibok.
Contro Klitschko c'è pure Mikhail Dobkin, capo dell'amministrazione regionale filorussa di Kharkov.
CAMBIATI I VERTICI DELLA POLIZIA. Intanto, sono arrivati importanti cambiamenti ai vertici della polizia dopo la caduta del regime di Yanukovich. Sono stati infatti rimossi il capo del dipartimento di pubblica sicurezza e i comandanti della polizia delle regioni di Kiev, Dnipropetrovsk, Cerkasy e della Transcarpazia.
Il nuovo ministro dell'Interno ad interim, Arsen Avakov, ha inoltre ordinato un'inchiesta su alcuni dirigenti di polizia accusati di abuso di potere. L'inchiesta avviata da Avakov è condotta da una commissione di 29 funzionari del ministero.

Mosca non vuole interferire, ma critica il voto anticipato di maggio

Lo stallo ucraino è però monitorato con interesse da Mosca. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito che il Cremlino non ha intenzione di interferire negli affari interni di Kiev. Ma ha auspicato che la stessa posizione sia assunta anche dall'Occidente. Secondo il rappresentante del governo di Dmitrij Medvedev, infatti, sarebbe «pericoloso imporre a Kiev la scelta o con noi o contro di noi».
Nonostante voglia restare in apparenza neutrale, la Russia ha duramente criticato la decisione di tenere elezioni presidenziali anticipate in Ucraina il 25 maggio. Secondo Lavrov, infatti, sarebbe una 'deviazione' dall'accordo tra governo e opposizione siglato il 21 febbraio (era previsto che il voto arrivasse solo dopo la riforma della Costitizione da approvare entro settembre).
VENTI DI SECESSIONE A EST. Le tensioni in Ucraina, poi, riguardano anche i venti di secessione che soffiano soprattutto nell'Est del Paese.
A lanciare l'allarme è stato lo stesso presidente della Rada Turcinov: «Esiste la minaccia del separatismo», ha detto il numero uno ad interim di Kiev. Secondo il politico vicino a Timoshenko, il problema riguarda soprattutto le regioni russofone, in particolare della Crimea e di Sebastopoli (città che ospita la flotta russa nel Mar Nero).
GLI UOMINI DI PUTIN IN CRIMEA. Per trovare una soluzione, il consiglio di sicurezza ucraino s'è riunito in un vertice di emergenza: in discussione anche la ventilata ipotesi russa di semplificare la concessione dei passaporti russi in Crimea e nella regioni russofone che potrebbe consentire al Cremlino un eventuale intervento per tutelare i suoi nuovi cittadini (nella Penisola che nel 1954 fu donata dall'Urss è attesa mercoledì 26 febbraio una delegazione di senatori russi per incontrarsi con parlamentari, militari e i dirigenti locali).
VIA I SIMBOLI DELLA RUSSIA. Ad alimentare le tensioni tra le due realtà che ora convivono in Ucraina ci sono anche le pressioni dei cittadini per liberare il Paese dai simboli russi.
Per esempio, a Leopoli, sede dei nazionalisti ucraini, la folla ha abbattuto il monumento a Mikhail Kutuzov, il generale che sconfisse Napoleone. Mentre a Kiev la stella sovietica a cinque punte che per decenni è stata sulla guglia del palazzo del parlamento ucraino è stata rimossa per ordine vicepresidente dell'organo legislativo, Ruslan Koshulinski, membro di Svoboda, che ha giustificato l'azione con la necessità di «smantellare tutti i simboli del totalitarismo nell'edificio della Rada».
LE DENUNCE DEL CREMLINO. Ovviamente, la Russia non ha gradito il nuovo atteggiamento dell'Ucraina e ha chiesto alle nuove autorità di porre fine alla distruzione di statue russe, definite «azioni illegittime».
L'abbattimento del monumento di Kutuzov è stato considerata dal Cremlino come «l'ennesima azione barbarica russofoba». Inoltre Mosca ha ribadito che con l'esplodere della rivolta di piazza filo europea, sono state distrutte decine di statue legate alla storia russa e sovietica, in particolare i busti di Lenin.

L'Ue promette aiuti, ma aspetta il piano di riforme di Kiev

Ad attendere la formazione del nuovo governo ucraino non è solo la Russia. Anche l'Ue monitora la situazione.
Bruxelles, infatti, è interessata all'integrità territoriale dell'Ucraina, come ha spiegato il capo della diplomazia europea Catherine Ashton. La quale s'è detta non preoccupata dell'ipotesi che Mosca invii truppe in Crimea, tanto che ha spiegato che non ci sono motivi di discutere questa questione ora.
Secondo i piani di Bruxelles, la nascita dell'esecutivo di unità nazionale e la presentazione di un piano di riforme economiche contribueranno a determinare la somma necessaria per l'assistenza finanziaria dell'Europa a Kiev.
Ashton ha infatti evocato la possibilità di prestiti a breve e lungo termine, ricordando che sono in corso contatti anche con il Fondo monetario internazionale.
INCONTRO ASHTON-TIMOSHENKO. Il capo della diplomazia Ue ha anche incontrato Timoshenko - lunedì 24 febbraio c'era stato un vertice con Klitschko, Yatseniuk e Tiaghnibok - per discutere proprio degli aiuti economici promessi da Bruxelles oltre che per sostenere la formazione del nuovo governo.
Ashton e l'eroina della rivoluzione arancione, secondo quanto ha riferito Patria in una nota, hanno trovato l'accordo sul fatto che l'esecutivo di unità nazionale «debba includere rappresentanti di Maidan e specialisti».
PAESE A RISCHIO GUERRA CIVILE. In questa fase, d'altra parte, il ruolo dell'Ue non può essere secondario. A evidenziarlo, per esempio, è stato l'arcivescovo della Chiesa greco-cattolica, Svjatoslav Shevchuk che da Roma ha spiegato che il Paese «resta il pericolo di guerra civile».
Per il religioso, il pericolo viene «dall'estero perché se non puoi mangiare tutta la torta, almeno ne mangi una fetta». Shevchuk ha poi lanciato un appello all'Europa: «Non lasciateci soli, abbiamo bisogno di aiuti economici ma soprattutto di solidarietà diplomatica».
Martedì, 25 Febbraio 2014
((Lettera 43)

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