Il segretario di Stato americano condanna l'uso di armi chimiche da parte del regime di Assad. Ultimo stadio prima che parli Obama. Testo...
NEW YORK (WSI) - Il segretario di Stato Usa John Kerry ha condannato in un discorso dal Dipartimento di Stato a Washington, l'uso di armi chimiche da parte del regime di Assad, il dittatore siriano, ma non ha annunciato alcun intervento militare da parte degli Stati Uniti. Secondo fonti della capitale americana, il compito di dettagliare quale intervento militare multinazionale, tramite Nato e Onu, si prepara contro la Siria, spettera' entro la fine della settimana al Presisente Barack Obama. "Ho guardato e riguardato i filmati che tutti avete visto in tv, i massacri in Siria sono un'oscenità morale", ha detto Kerry. E poi: "Il presidente Obama crede che debbanno essere chiamati a rispondere" quanti hanno fatto "questo uso indiscriminato" di armi chimiche in Siria.
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"Chiunque possa reclamare che un attacco di dimensioni cosi' soprendentemente ampie possa essere fabbricato, bisogna che si faccia un esame di coscienza e controlli il proprio compasso morale. Quel che abbiamo di fronte oggi e' reale, ed e' risolutivo", ha detto il segretario di Stato" a Washington.
Kerry e' stato generico sulla possibilità da parte degli Stati Uniti di preparare una missione "punitiva" contro la Siria dopo il sospetto uso di armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad contro i civili, che, secondo i ribelli, avrebbe provocato la morte di più di mille persone a pochi chilometri da Damasco, capitale del Paese. Kerry ha sostenuto che gli Stati Uniti hanno altre informazioni sull'uso di gas sui civili che dovrebbero essere verificate nei prossimi giorni, anche se per l'amministrazione è stato un attacco chimico, senza alcun dubbio.
Le parole del segretario di Stato arrivano mentre gli esperti dell'Onu si trovano a Damasco dove stanno indagando sul presunto utilizzo di gas nervino. Gli ispettori che avevano dovuto rinunciare alla missione dopo che il loro convoglio era finito sotto il fuoco di alcuni cecchini, sono riusciti a raccogliere campioni utili per le indagini in un ospedale da campo dove sono ricoverate alcune vittime.
Secondo quanto riportato dal Financial Times, gli Stati Uniti - insieme agli alleati Onu - potrebbero mettere in atto un attacco aereo entro giovedì o venerdì di questa settimana, anche se il presidente Barack Obama nel fine settimana ha detto che non era stata presa ancora alcuna decisione sulla Siria.
Ma se gli Stati uniti decideranno di agire in Siria, non lo faranno unilateralmente, è il messaggio indiretto che viene fatto trapelare da Washington. Lo ha fatto capire anche il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel, in viaggio in Indonesia. Hagel ha confermato che la posizione americana e' ancora di attesa, anche se la diplomazia è al lavoro e i militari stanno studiando tutti gli scenari.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama sa perfettamente che i cittadini americani non ne vogliono sapere di un'altra guerra con truppe Usa sul campo, e delle conseguenze, in termini di morti, feriti e spese militari, dopo il decennio di due conflitti persi (e inutili in termini di mancata vittoria) in Irak e Afghanistan. Nonostante cio' Kerry ha fatto capire che l'America non stara' molto a lungo a guardare (anche se lo ha fatto finora, con 100.000 siriani, della popolazione civile, uccisi dal regime di Assad.
"Se sarà intrapresa un'azione, sarà di concerto con la comunità internazionale e con una base giuridica", ha affermato il ministro della Difesa Hagel. Già ieri sera la Casa Bianca aveva frenato, smentendo le dichiarazioni del quotidiano britannico Daily Telegraph secondo cui un attacco anglo-americano sarebbe ormai imminente: "Il presidente (Obama) non ha deciso di intraprendere un'azione militare", aveva assicurato un responsabile della Casa Bianca sotto anonimato.
Parallelamente, tuttavia, le incertezze degli Stati Uniti sull'utilizzo di armi chimiche da parte del regime siriano in attacchi su vasta scala si assottigliano sempre più. Il segretario di Stato John Kerry ha parlato per telefono nel fine settimana con il segretario generale dell'Onu Ban ki-moon e con i suoi omologhi di Francia, Gran Bretagna, Canada e Russia: secondo quando riferito da un diplomatico del dipartimento di Stato, Kerry avrebbe trasmesso loro il messaggio che "ci sono pochissimi dubbi sull'uso di armi chimiche da parte del regime siriano".
A rafforzare la convinzione di Washington che Damasco ha fatto ricorso a queste armi di distruzione di massa, sempre secondo i diplomatici, ci sarebbe soprattutto il fatto che ormai le prove di un attacco con agenti chimici sono state certamente alterate dal tempo trascorso rispetto a mercoledì 21 agosto, quando si diffusero le prime immagini su un massacro di oltre 1000 persone - fra cui molti bambini - nella zona di Ghuta. "Se il regime siriano avesse voluto provare al mondo di non aver fatto ricorso ad armi chimiche, avrebbe sospeso i bombardamenti e offerto accesso immediato all'Onu già cinque giorni fa", avrebbe detto Kerry ai suoi colleghi, secondo quanto riferito da fonti del dipartimento di Stato.
Intanto, gli esperti dell'Onu che indagano sul presunto utilizzo di armi chimiche in Siria hanno raccolto dei campioni nei pressi di uno dei siti in cui avrebbe avuto luogo un attacco con armi chimiche: lo hanno reso noto fonti del Palazzo di Vetro. Gli ispettori avevano inizialmente dovuto rinunciare alla missione dopo che il convoglio sul quale viaggiano era finito sotto il fuoco di alcuni cecchini; successivamente si sono recati in un ospedale da campo dove sono ricoverate alcune vittime dei presunti attacchi e hanno potuto raccogliere dei campioni utili alle indagini.
A Roma, la valutazione del governo è che il regime di Assad abbia "oltrepassato il punto di non ritorno", ma l'auspicio è che per la crisi siriana si trovi "una soluzione in ambito multilaterale". E' quanto emerso nel tavolo a quattro tra il premier Enrico Letta, il vice Angelino Alfano, il ministro degli Esteri Emma Boniono e quello della Difesa Mario Mauro, secondo quanto riferito da fonti di palazzo Chigi.
Nel corso dell'incontro terminato da poco nella sede del governo si è fatto il punto della situazione e sono stati valutati tutti gli elementi sul tavolo. La prima decisione, riferiscono le stesse fonti, è "una sorta di convocazione permanente del tavolo a quattro per seguire quotidinamente l'evoluzione della vicenda". Nel merito, il governo ha espresso una "condanna totale del comportamento del regime di Assad: riteniamo si sia oltrepassato il punto di non ritorno". Ma la risposta non può essere affidata a fughe in avanti: "Abbiamo avuto e avremo contatti con gli alleati europei e con gli Usa e auspichiamo una soluzione in ambito multilaterale".
Inanto gli ispettori dell'Onu incaricati di far luce sull'impiego di armi chimiche in Siria hanno visitato l'oasi di Ghouta, alla periferia est di Damasco, bersaglio del presunto attacco al gas nervino denunciato dall'opposizione mercoledi' scorso. L'ispezione e' stata preceduta da un incidente, quando alcuni cecchini "hanno deliberatamente aperto il fuoco a piu' riprese all'indirizzo del primo veicolo dei sei veicoli del convoglio, "nell'area della zona-cuscinetto" alle porte della capitale.
A denunciare gli spari e' stato un portavoce del Palazzo di Vetro, Martin Nesirky, che ha aggiunto che non ci sono stati feriti anche se il convoglio e' dovuto rientrare per sostituire il veicoli colpito che era stato messo "fuori uso". Gli ispettori sono comunque "tornati indietro incolumi fino al posto di blocco governativo", ha sottolineato Nesirky: una volta rimpiazzata l'auto" danneggiata, hanno ripreso il loro percorso.
"Va messo ancora una volta in evidenza", ha ammonito il portavoce, "che tutte le parti in causa debbono offrire la propria collaborazione, in modo che la Squadra sia in grado di svolgere in suo importante lavoro in condizioni di sicurezza".
Il regime di Bashar al-Assad ha accusato i ribelli per l'attacco. Il ministero per l'Informazione, ha attribuito l'agguato a non meglio precisati "terroristi" mentre per i ribelli l'agguato e' opera delle forze lealiste. Gli ispettori, che indossavano caschi e giubbotti antiproiettile, sono poi entrati nella citta' di Moadamiyet al-Sham, scortati da civili e da alcune guardie di sicurezza.
Li' "hanno visitato la sede della Croce Rossa, dove hanno incontrato alcuni medici", ha comunicato via skype Abu Nadim, un attivista della provincia di Damasco. Dopo la visita ad alcuni luoghi e edifici colpiti, gli ispettori hanno parlato con alcuni feriti a cui hanno prelevato campioni di sangue e di capelli. Poi sono tornati verso l'hotel dove alloggiano a Damasco...
(WALL STREET ITALIA)

Invece centomila morti con armi non chimiche sulla morale del grand'uomo pesano meno di una piuma di colibrì.
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